Simbologia, significati e rappresentazioni: l’arte del Sud Est Asiatico

Una raffinata selezione di sculture e oggetti cerimoniali andranno in asta il prossimo 8 marzo a Milano

Carica di simbologia, significati reconditi e innumerevoli rappresentazioni, l’arte del Sud Est Asiatico ha sempre trovato consenso nel gusto dei grandi connoisseur europei. 

Grazie ad un’affascinante dicotomia che, in particolare nell’arte votiva, ha visto mescolarsi i canoni induisti con quelli buddisti, si è arrivati ad una raffinatissima produzione di sculture e oggetti cerimoniali, che possiedono una forza intrinseca sia spirituale che decorativa.

Grande scultura in bronzo dorato raffigurante Vishnu-Rama. Thailandia, secolo XX
Lotto 6 / Grande scultura in bronzo dorato raffigurante Vishnu-Rama. Thailandia, secolo XX

Vishnu è considerato il protettore dell’universo nell’induismo: compie la sua missione assumendo varie incarnazioni o avatar, come Rama e Krishna, per ristabilire l’equilibrio e sconfiggere il male. Viene raffigurato con quattro braccia, tutte disposte al di sopra dei fianchi, la mano anteriore destra è alzata nel saluto regale, mentre nelle altre reca, come attributi, la mazza, la ruota e la conchiglia.

Lotto 22 / Grande Buddha in bronzo. Laos, inizio secolo XX – Lotto 74 / Testa di Buddha. Birmania, secolo XIX

Nelle prime sculture, Buddha non era rappresentato in forma umana ma attraverso simboli. Solo attorno al I secolo d.C., in India cominciarono a emergere immagini di Buddha con caratteristiche umane, fortemente influenzate dalle statue romane, conoscenze rese possibili dalle rotte commerciali che collegavano l’Oriente con l’Occidente.

Queste sculture si concentrarono su un’immagine ideale del Buddha, combinando tratti semplici, come i piccoli ricci dei capelli con forme più lussuose, come i drappeggi ispirati dalla scultura gandhariana

In tutte le regioni del sud est asiatico, le sculture del Buddha venivano utilizzate per ricordare episodi specifici dei suoi viaggi e insegnamenti. Come le sculture gandhiane e indiane, quelle del Laos e della Thailandia includono spesso un usnisa (protuberanza nella parte superiore del cranio), con un’espressione serena del viso. Sono comuni anche i lobi delle orecchie allungati, che richiamano l’attenzione sulla rinuncia del Buddha a una vita principesca e ai beni materiali.

Immagine: lotto 22, Grande Buddha in bronzo. Laos, inizio secolo XX / lotto 74, Testa di Buddha. Birmania, secolo XIX

Lotto 73 / Scatola “Hsun-ok” porta offerte. Birmania, secolo XIX

Gli hsun-ok sono dei contenitori tradizionali che venivano impiegati per le offerte al Buddha e alla comunità dei monaci: venivano collocati su un altare, ai lati dell’immagine del Buddha e in essi venivano depositati doni di fiori, frutta e incenso. Questi contenitori erano frequentemente realizzati in legno di bambù e lacca: la laccatura rappresentò infatti un’importante attività artigianale in Birmania per molti secoli. 

La lacca birmana è conosciuta per le superfici incise e per l’aggiunta di intarsi in vetro colorato (soprattutto vermiglio) e foglia d’oro. Un esemplare molto simile a questo offerto in asta è parte della collezione del British Museum.

L’asta dell’8 marzo propone sculture, bronzi, vasi e preziosi oggetti tradizionali della cultura orientale in un catalogo che raccoglie oltre 80 lotti per collezionisti e appassionati di Arte Asiatica.

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Orologi e andamento del mercato: è il momento di comprare o vendere? 

Orologi Vintage, Marchi Indipendenti e Hype Watches: vendere o comprare? I consigli di Alessio Coccioli, Senior Specialist del Dipartimento.


I micro trend del mercato

La questione è storicamente di difficile interpretazione per qualsiasi genere di bene, sia in ottica collezionistica che di investimento. Come sempre in questi casi, una risposta univoca non è mai la più intelligente, ma bisogna saper interpretare i micro trend del mercato per raccoglierne le migliori opportunità.

Per gli orologi da collezione, il 2022 ha segnato due “ere” molto distinte e per tantissimi versi opposte: una prima parte di anno segnata da una grande frenesia di acquisto e speculazione, una seconda parte segnata da una maggiore prudenza e contrazione. Questi due andamenti sono stati particolarmente evidenti per gli orologi moderni e contemporanei, mentre per quelli vintage le reazioni del mercato sono state più equilibrate e stabili.

Credo che con il passare del tempo questa evoluzione porterà ad una diminuzione dei player coinvolti nel settore, cosa che personalmente reputo positiva, in particolar modo riferendomi alle figure dei cosidetti “flippers”, ovvero commercianti di nuova generazione che attuano compravendite molto aggressive e veloci, per generare margini ridotti ma in brevissimo tempo. Andiamo ora a delineare qualche specifica prospettiva di mercato per tipologia di prodotto. Premetto che alcuni consigli potrebbero sembrare controcorrente, ma la storia del collezionismo di orologi ci ha sempre insegnato che quello che in un determinato momento storico appare trascurato, potrà un giorno essere molto richiesto, e che le migliori performance a livello di investimento sono state fatte comprando orologi fuori dai radar al momento giusto.

Orologi vintage di marchi da appassionati: è ora di comprare!

Andando contro le dinamiche di mercato più evidenti, credo che acquistare in questo momento brand come Longines, Universal Genève, Eberhard (…), sia un’ottima scelta: le quotazioni sono generalmente molto più contenute rispetto al recente passato, e si possono fare acquisti davvero furbi. Gli orologi rari lo saranno ancora di più in futuro, e il mercato non potrà che premiare questa variabile; chiaramente in quanto orologi d’epoca le condizioni e la coevitá sono elementi imprescindibili da valutare.

Universal Genève Compur, anni ‘40. Venduto a € 9.450, giugno 2022

Orologi di marchi indipendenti che hanno subito una grande rivalutazione negli ultimi mesi: è ora di vendere.

Se l’orologeria proposta dai brand indipendenti è sicuramente una delle strade future del collezionismo di orologi, con dinamiche di mercato per molti versi simili a quelle dell’arte contemporanea, ci sono delle maison come F.P. Journe, De Bethune, Voutilainen (…) che hanno visto le loro quotazioni arrivare a delle cifre davvero impensabili. In questo caso, puramente in un’ottica di investimento e non collezionistica, credo sia scelta opportuna pensare di mettere in vendita alcuni pezzi, volgendo la propria attenzione verso altri marchi -al momento- fuori dall’interesse del grande pubblico.

Orologi neo-vintage di marchi importanti storicamente sottostimati dal mercato:  è ora di comprare!

Ci sono delle maison a cui non manca davvero niente per far parte del gotha degli orologi più ricercati. Manifattura, storia, numeri di produzione ridotti… penso nello specifico a Breguet e Vacheron Constantin. Ci sono dei modelli, in particolar modo tra gli anni 90 e i 2000, che offrono delle opportunità di acquisto a mio avviso irripetibili, il cui valore in futuro non potrà che crescere. Da evidenziare in particolar modo gli orologi complicati (calendari, tourbillon, ripetizioni…).

“Hype” watches: è ora di vendere.

Come detto, nella prima parte di 2022 si è assistito a una grande frenesia di acquisto, dovuta al fatto che un numero elevatissimo di persone, spostando capitali da altri canali di investimento più rischiosi, si sono concentrate sull’acquisto di orologi. Non essendo in linea di massima esperte del settore, la loro attenzione si é rivolta a un numero molto ristretto di marchi e modelli (in particolar modo referenze sportive in acciaio Rolex, Patek Philippe e Audemars Piguet), provocandone un aumento esponenziale delle loro quotazioni; adesso, a fenomeno speculativo terminato, queste sono in deciso calo, e a mio bisognerebbe saper uscire da questo investimento nel momento opportuno.

Audemars Piguet Royal Oak Calendario Perpetuo 25654ST, anni ‘90
Venduto € 118.580, giugno 2021

Finarte acquires Czerny’s

A merge aiming to expand the auction house’s offer on the international market through the acquisition of one of the most important realities in Europe in the Antique Arms and Militaria field.

We are proud to inform you that Finarte and Czerny’s have consolidated a partnership that began a year ago through the acquisition of the Sarzana-based auction house, one of the most important realities in Europe in the Antique Arms and Militaria field.

A new significant acquisition for Finarte, after Minerva in 2017: the aim of our auction house is to expand and widen our offer approaching the needs of an increasingly connected, aware and international public.

Finarte, driven by the ambition to regain its historical leadership among Italian auction houses, has been able to maintain a very high growth rate since its renewal. Czerny’s entry into the Group consolidates this path and lays the foundations for a new development. We must look at the internationalization of our offer. Czerny’s is a real example of it – an excellence that we respect and want to protect and cultivate. This is the reason why Czerny’s will continue to work uninterruptedlyand autonomously. We do not underestimate the synergies between the two companies, in fact, the strategic goal of this union is the adoption of each other’s ‘best practices’.

Vincenzo Santelia
Finarte’s CEO

Since 1999, Czerny’s has been a benchmark for experts and collectors of Antique Arms, a niche that includes edged weapons and firearms, armour, helmets, documents and militaria. It is a unique reality in Italy, with a large public of loyal customers throughout Europe and all over the World. The auction house joins Finarte Group with optimism and confidence in expanding its business.

Micheal Czerny, CEO and founder, says:

We are very thrilled to inform all our clients and collaborators that Czerny’s joins the prestigious Finarte Group, a unique and rapidly-expanding reality both in the Italian and European market. Our loyal collectors will find the same devotion, passion and professionalism that has always distinguished Czerny’s also in all Finarte’s departments, and we will gladly assist and advise our clients in presenting their important lots or collections to the new departments.”

Czerny’s International Auction House will remain in its historic headquarters in Sarzana, a medieval town in the heart of Lunigiana; the staff will work closely with Finarte’s team, and will continue to operate and be available in Sarzana for those people who have relied on Czerny’s to sell or buy over the years. The purpose of this acquisition is to be always closer to the clients’ needs, in terms both of offerings and logistics: Sarzana, together with Milan and Rome, will become Finarte’s third institutional location, where collectors can bring their possessions for free and private estimations.

The forthcoming auctions will be in December, in Sarzana premises.

Thursday, December 15th: Antique Arms of the Malay Archipelago
Friday, December 16th: Important Antique Arms from all over the World

Il valore storico di un facsimile: la Bibbia di Borso d’Este

Il valore di un facsimile è legato alla sua storia e a ciò che racconta di un determinato momento storico e, nel caso della Bibbia di Borso d'Este, la vicenda è tutta da scoprire.

 

«La ricchezza ha un’alta funzione sociale da compiere; essa […] non deve essere considerata fine a se stessa […] ma mezzo per raggiungere nobili fini». 

Giovanni Treccani

 

Nel giugno 2021, un esemplare unico del facsimile della Bibbia di Borso d’Este, donato dal senatore Giovanni Treccani al Re Vittorio Emanuele III, è stato battuto in asta a Roma per 14.000 €.

BORSO D’ESTE, Facsimile fotografico della Bibbia di Borso d’Este, 1930. Venduto a 14.000 € nel giugno 2021, Asta di Libri, Autografi e Stampe

Il valore di un facsimile è legato alla sua storia e a ciò che racconta di un determinato momento storico e, nel caso della Bibbia di Borso d’Este – il codice miniato più celebre del Rinascimento, la cui versione originale del si trova alla Biblioteca Estense di Modena – è quello di aver celebrato la missione di un industriale nei confronti delle arti e dell’impegno civile: Giovanni Treccani acquistò il manoscritto per 3 milioni di franchi, l’equivalente di 4 milioni di euro di oggi, donandolo allo Stato Italiano.

La storia della Bibbia di Borso d’Este

Taddeo Crivelli, incipit dell’Ecclesiaste, Bibbia di Borso d’Este, vol. I, Lat. 422 = ms. V.G. 12, c. 280v

La Bibbia era passata dagli Este ai Borbone quando Maria Beatrice Ricciarda d’Este divenne moglie dell’arciduca Ferdinando d’Asburgo nel 1763. Nel 1918 l’ultimo proprietario, Carlo I, dopo la prima guerra mondiale lasciò l’Austria per andare in esilio in Svizzera, portando con sé la Bibbia. La vedova decise di mettere in vendita il codice, affidandolo a un libraio parigino, Gilbert Romeuf.

Nelle settimane nelle quali De Marinis e Gentile vengono a sapere della possibilità di acquistare la Bibbia, Treccani aveva proposto al Governo, e in particolare allo stesso Gentile, la costituzione di una fondazione che avrebbe dovuto essere dedita all’incremento degli studi scientifici.

Il Ministro della Pubblica Istruzione propone all’industriale di sfruttare i fondi destinati alla fondazione, per l’acquisto della Bibbia di Borso d’Este: nel corso di un’asta pubblica Giovanni Treccani acquista il codice per un valore di 3 milioni e 300.000 franchi francesi, oltre 4 milioni di euro attuali, impiegando una somma quasi doppia rispetto a quella prefissata per la fondazione scientifica. Quindi la dona allo Stato Italiano nel 1923 e la Bibbia di Borso d’Este torna a Modena, dove è tutt’oggi conservata alla Biblioteca Estense.

Lotto 92, La Bibbia di Borso D’este, 1937. Stima € 800 – 1.000

A distanza di 14 anni Treccani, nel 1937, commissionò la realizzazione di un facsimile in due volumi, edizione realizzata a Milano da Emilio Bestetti. Il lotto 92 dell’asta è una delle copie realizzate allora, una copia però speciale: quella destinata a Giuseppe Bottai, Ministro dell’Educazione Nazionale sotto il fascismo e intellettuale di primo ordine. Nel 1961 un nuovo facsimile venne realizzato, dalle Poligrafiche Bolis di Bergamo (il lotto 109). Rispetto alla precedente edizione, le tavole a colori aumentarono in modo cospicuo e l’edizione si presenta più ricca e raffinata della prima.

Lotto 109, La Bibbia di Borso d’Este, 1961. Stima € 800 – 1.200

Il valore del facsimile

 

L’arte del facsimile evolve col tempo, chi cerca queste opere lo fa per un duplice scopo: godere del piacere di bellissime opere, spesso sontuosamente illustrate, finemente riprodotte; avere la possibilità di studiare a fondo codici di difficile fruizione, perché gelosamente conservati in biblioteche. Sono libri ma prima di tutto begli oggetti in cui si esprime appieno l’arte tipografica ai più alti livelli: i facsimili hanno una natura democratica, offrono a tutti la possibilità di godere della bellezza di opere finemente miniate da sfogliare e ammirare, foglio per foglio, a costi decisamente accessibili.

Chiamarle semplici riproduzioni è davvero riduttivo, condividono con gli originali il fascino e l’aura del libro prezioso, eseguito per pochi ma destinato a molti.

 

L’asta del 7 ottobre propone una selezione di 129 lotti per oltre 150 volumi che delineano un percorso all’interno di questa raffinata produzione editoriale, a partire dagli anni Trenta del secolo scorso sino agli anni Ottanta circa. 

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Il dipinto di Maso torna a Firenze

L’Ascensione di Cristo di Maso da San Friano è stato presentato ieri alle Gallerie degli Uffizi. Il bozzetto del manierista fiorentino torna a Firenze, dopo l’acquisto in asta da parte dell’Associazione Amici degli Uffizi.

Siamo molto orgogliosi di comunicarvi che da ieri, 13 luglio 2022, l’opera di Maso da San Friano, “Ascensione di Cristo con la Vergine, gli Apostoli e le Sante Agnese ed Elena”, battuta in asta lo scorso 31 maggio a Roma, farà ufficialmente parte della collezione della Galleria degli Uffizi.

L’opera, definita da direttore degli Uffizi Eike Schmidt come “una meraviglia della pittura fiorentina del Cinquecento” torna quindi a Firenze, dopo essere stata conservata per lungo tempo in una collezione privata bergamasca: la tavola nasceva infatti come studio preparatorio per la pala d’altare della chiesa di Santa Maria del Carmine.

“Un ringraziamento particolare va al direttore, Eike Schmidt, vero e proprio deus ex machina di
questa bellissima operazione culturale, che ha deciso di partecipare all’asta grazie al sostegno fattivo dell’Associazione Amici degli Uffizi, gratificando il nostro lavoro di esperti e cacciatori di quadri alla ricerca del bello.” – Valentina Ciancio, Capo Dipartimento di Dipinti Antichi, Finarte



L’aggiudicazione

Un eccezionale ritrovamento del tardo Rinascimento fiorentino raffigurante l’Ascensione di Cristo di Tommaso Manzuoli, detto Maso da San Friano (Firenze 1531-1571), riemerso da una collezione privata del nord Italia, è stato presentato il 13 luglio 2022 alla stampa nell’Auditorium Vasari delle Gallerie degli Uffizi.

Il bozzetto del manierista fiorentino, sottoposto ad avvio di notifica da parte del Ministero dei Beni culturali poco prima della vendita all’incanto, è stato venduto in occasione dell’asta di Dipinti e Disegni Antichi il 31 maggio scorso a Roma.

L’Associazione degli Amici degli Uffizi, che ha partecipato alla gara contro un altro concorrente, ha voluto rendere noto l’acquisto solo dopo la donazione al Museo fiorentino. In occasione della presentazione dell’opera, il direttore Eike Schmidt ha raccontato divertito di come l’Associazione Amici degli Uffizi abbia “soffiato” l’opera all’altro offerente, Vittorio Sgarbi.

“Ho sofferto al telefono mentre Maso mi sfuggiva per una difficoltà di comunicazione: l’offerta sembrava non essere raccolta. E ho sofferto quando sono stato certo di averlo perduto. Per un altro motivo ho chiamato, il giorno dopo, Eike Schmidt, e gli ho raccontato il mio disappunto. L’ho sentito sorridere quando mi ha rivelato che, dall’altra parte, a un altro telefono, vigile cacciatore, c’era lui. E Maso ora era assicurato agli Uffizi. Sono stato felice, sollevato dalla malinconia, più che se la perduta “Ascensione” fosse a casa mia. ” – Vittorio Sgarbi



Il ritorno del Maso a Firenze

La tavola di Maso da San Friano, di piccole dimensioni ma di esecuzione impeccabile, è preparatoria per la pala d’altare destinata alla cappella della Confraternita di Santa Maria delle Laude e di Sant’Agnese nella chiesa fiorentina di Santa Maria del Carmine, lasciata incompiuta dal pittore morto precocemente. L’opera fu completata dal più giovane Giovanni Battista Naldini (1537-1591), altro valente pittore manierista, per andare poi distrutta in un incendio che devastò la chiesa nel 1771.

Tommaso Manzuoli, detto Maso da San Friano (Firenze 1531-1571), Ascensione di Cristo con la Vergine, gli Apostoli e le Sante Agnese ed Elena, olio e tempera su tavola, cm 62,3 x 36,5

Il direttore delle Gallerie degli Uffizi Eike Schmidt:

“Con il ritorno del modelletto di Maso da San Friano si compie una doppia restituzione a Firenze: non solo questo dipinto raffinatissimo, preparatorio per una grande pala per Santa Maria del Carmine (distrutta nell’incendio del 1771) d’ora in poi sarà esposto dall’altra parte dell’Arno, agli Uffizi, in una sala insieme ad altri gioielli del periodo controriformato. Ma anche perché l’opera è stata scoperta da Luciano Berti, direttore degli Uffizi dal 1969 al 1987, che infatti la pubblicò per la prima volta nel 1963, nel suo saggio monografico su Maso da San Friano. In quel testo, veniva messo a fuoco l’artista che tanto bene rappresenta l’atmosfera artistica ed intellettuale di un periodo di straordinario fervore, al quale Berti quattro anni più tardi dedicò il volume “Il principe dello Studiolo”: un vero monumento che ha gettato le basi per capire l’arte di corte fiorentina degli anni Settanta del Cinquecento. Ringraziando gli Amici degli Uffizi, con la sua presidente Maria Vittoria Rimbotti Colonna e il vicepresidente Manuel Guerra, ricordiamo con affetto il grande Luciano Berti: lo studioso che ci ha aperto gli occhi su un periodo della storia dell’arte prima troppo poco considerato”.



Da una collezione privata di Bergamo a Finarte

Nel ricostruire le vicende dell’opera ricomparsa sul mercato antiquario, Valentina Ciancio, responsabile del Dipartimento di Dipinti Antichi di Finarte, ha ricordato come l’opera fosse nota agli studiosi solo tramite una vecchia fotografia in bianco e nero pubblicata da Valentino Pace nel 1976 con l’indicazione “collezione privata, Genova (?)”. Il dipinto di Maso era in realtà a Bergamo, appeso nella camera da letto dei nonni materni del giovane venditore che, volendo sapere cosa avesse ereditato dal bisnonno -un facoltoso imprenditore della zona e appassionato d’arte – ha contattato in primavera la nostra casa d’aste.

Tommaso Manzuoli, detto Maso da San Friano (Firenze 1531-1571), Ascensione di Cristo con la Vergine, gli Apostoli e le Sante Agnese ed Elena, olio e tempera su tavola, cm 62,3 x 36,5 (dettaglio)

“Ci è bastata una buona immagine per capire la qualità eccezionale del dipinto, giunto a noi senza nome ma in eccellente stato conservativo, e prendere subito i contatti che hanno portato poi all’affidamento del bene in asta. Riconoscere l’autore della tavoletta e scoprire la sua storia avventurosa è stata una straordinaria sorpresa. Con il venditore siamo orgogliosi che l’opera possa tornare dopo secoli a Firenze ed in particolar modo agli Uffizi, dove potrà essere ammirata dai visitatori di tutto il mondo per il suo valore e la sua storia.” – Valentina Ciancio



Notizie sull’opera

Il modelletto dell’Ascensione, databile 1565, è un documento visivo unico del progetto di rinnovamento del Carmine, realizzato grazie ad un munifico lascito testamentario di Elena Ottonelli (1563). In deroga al rigore iconografico imposto dal Concilio di Trento, campeggiano in primo piano Sant’Agnese e Sant’Elena, sante eponime della committenza, presenti anche nei disegni preparatori di Maso conservati agli Uffizi e nei dipinti di Naldini, nella sua pala del 1576 e nel modelletto all’Ashmolean Museum di Oxford.

Un bozzetto “veramente divertentissimo” era stato definito da Luciano Berti nel suo studio pionieristico del 1963, citandolo per la prima volta e sottolineando assonanze con le invenzioni di Pontorno qui liberamente interpretate dal pittore.

L’opera di Maso da San Friano, Auditorium Vasari delle Gallerie degli Uffizi, 13 luglio 2022. Courtesy Le Gallerie degli Uffizi

Effetti stravaganti e a tratti perfino caricaturali emergono a partire dal putto, sospeso a metà tra cielo e terra, che fa da base all’ascesa del Salvatore. Il debito di Maso nei confronti del grande Pontormo è evidente anche nella struttura compositiva ricca di dinamismo e pathos e nella luce quasi visionaria che illumina figure e panneggi, creando cangiantismi appena nascosti dalla polvere del tempo.

Questo splendido dipinto esprime un’inquietudine religiosa che ancora oggi commuove ed emoziona mostrando una Vergine minuta ed avanti neglianni con Santa Agnese, che volge lo sguardo assorto verso il basso, rispecchiando così quel clima di devozione e di austerità proprio dell’autunno del Rinascimento di cui Maso è stato uno dei protagonisti. Originale interprete del tardo manierismo fiorentino Maso fu, secondo Vasari, allievo di Pier Francesco Foschi e realizzò nella sua breve vita –morì a soli trentanove anni –ritratti e opere per importanti chiese fiorentine, tra cui San Pier Maggiore, Santa Felicita e Ognissanti, partecipando anche alladecorazione del celebre Studiolo di Francesco I a Palazzo Pitti.



Foto di copertina: il direttore Eike Schmidt con la presidente degli Amici degli Uffizi Maria Vittoria Rimbotti Colonna (Courtesy Le Gallerie degli Uffizi)

Mario Giacomelli, ritratti, paesaggi e poetica

Il grande fotografo italiano Mario Giacomelli apre il catalogo dell'asta di Fotografia, con ben tredici lavori che ripercorrono gran parte della sua poetica.

Mario Giacomelli è fra i pochi fotografi italiani conosciuti in tutto il mondo e questo da molto tempo. I suoi netti contrasti, le sue sovrapposizioni, le composizioni insieme audaci e delicate si possono solo imitare, non usare come riferimento. Paradossalmente resta talvolta una conoscenza superficiale di questo straordinario autore di cui il grande pubblico conosce e apprezza “Io non ho mani che mi accarezzino il volto” (la serie ispirata alla poesia di David Maria Turoldo poi battezzata un po’ banalmente “I pretini”) e le molte serie che, come “Storie di terra”, sono dedicate al paesaggio rurale marchigiano.

Lotto 4, Mario Giacomelli, Io non ho mani che mi accarezzino il volto, 1961/1963. Stima € 3.000 – 4.000

L’ampio e ricco catalogo di opere proposte nel catalogo dell’asta del 17 marzo consente di fare il punto sulla sua poetica. Si va dalla ritrattistica con due saggi tratti da “Scanno” e “Il canto dei nuovi migranti” ai paesaggi misteriosi dominati da cieli nuvolosi attraversati dal volo leggero dei gabbiani, dallo straordinario omaggio a Giacomo Leopardi sintetizzato in “A Silvia” all’altrettanto poetico lavoro compiuto con incisiva dolcezza che è “Il pittore Bastari”.

Lotto 10, Mario Giacomelli, Il pittore Bastari, 1991/1993. Stima € 1.300 – 1.800

Analizziamo per ultimi due lavori considerati meno di quanto meritino: “Mattatoio” sa essere forte nella sua crudezza e non a caso Giacomelli stesso se ne ricordava con dolore mentre “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi” è stato oggetto fin da subito di molte critiche.

Lotto 13, Mario Giacomelli, Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, 1955/1957. Stima € 800 – 1.200

Considerandolo, invece, come il più intenso e coraggioso dei suoi lavori ed anzi uno dei più significativi della fotografia italiana, Ferdinando Scianna lo legge giustamente non come un memento mori ma come una testimonianza di quanto Giacomelli fosse attaccato alla vita. Un giudizio, a nostro avviso condivisibile, su cui riflettere.

Testo di Roberto Mutti 

 

Gli scatti di Mario Giacomelli illustrati nell’articolo fanno tutti parte del catalogo della prossima asta di Fotografia, che si terrà il 17 marzo a Milano. Con oltre 270 lotti dei grandi nomi italiani e internazionali, quello della Fotografia d’Autore si conferma uno degli appuntamenti più attesi del primo semestre del 2022.

 

Foto di copertina: Lotto 4, Mario Giacomelli, Io non ho mani che mi accarezzino il volto, 1961/1963. Stima € 3.000 – 4.000

Grafica e Multipli d’Autore: un mini glossario per iniziare a collezionare

Quello dedicato ai Multipli d'Autore è un mondo da esplorare e ricco di peculiarità: in occasione dell'asta del 16 giugno, dove verranno proposti oltre 300 lotti dei grandi nomi italiani e internazionali, ecco una piccola guida per orientarvi tra le diverse tipologie di stampa.

Quello dedicato alle Stampe e Multipli d’Autore è un mondo da esplorare, ricco di peculiarità e decisamente interessante, soprattutto se vi state avvicinando al collezionismo dell’Arte Moderna e Contemporanea.

La possibilità di acquistare un’opera di un artista rinomato ad ottimi prezzi, il mercato stabile e le potenzialità d’investimento rendono i multipli una categoria immancabile e sempre più apprezzata nel mondo delle aste.

Il multiplo d’autore è una stampa realizzata in tiratura limitata impiegando un processo di riproduzione in serie tramite una matrice incisa o trattata dall’artista stesso, che viene poi distrutta in modo tale da impedirne il riutilizzo e quindi la stampa non regolamentata. Il multiplo può essere eseguito con diversi processi di stampa (litografia, serigrafia, acquaforte, acquatinta, xilografia, ecc.) e generalmente reca firma dell’artista, data e numerazione in matita. Altre volte, la firma è unicamente sulla lastra e in alcuni casi la numerazione non è specificata: in questi casi è opportuno consultare il catalogo ragionato dell’artista per essere certi dell’autenticità.

Tiratura

La tiratura è il numero di esemplari stampati della stessa opera. Viene concordata dall’artista con l’editore e il numero di opere riprodotte influisce sul valore della stampa d’autore: più rara sarà l’edizione, più alto sarà il valore.

Lotto 103, GIORGIO DE CHIRICO, Il ritorno del figliuol prodigo I, 1929, litografia a colori, es. 41/100 – Stima € 1.500 – 1.600

Catalogo Ragionato

Il catalogo ragionato è un elenco completo delle opere autentiche di un artista, comprensivo di cronologia e storia dell’opera stessa (ad esempio tecnica, provenienza, esposizioni, letteratura critica, bibliografia, numero d’archivio…), che funge, in primo luogo, come testimonianza di autenticità dell’opera e come ricostruzione dell’intera produzione dell’artista.

Lotto 142, LUCIO FONTANA, Concetto spaziale n. 5, 1961, litografia a colori e buchi, es. P.A., In basso a destra timbro a secco dello stampatore Il Torchio, Milano, Editore Galleria del Grattacielo, Milano- Stima € 2.000 – 3.000

Litografia

La litografia una tecnica di stampa che prevede l’utilizzo di una pietra calcarea come base, sulla quale viene tracciato un disegno con un materiale grasso e un successivamente trattato con una sostanza chimica. Dopo un bagno in acqua viene passato un rullo intriso di inchiostro sulla pietra, che aderisce solo alle parti disegnate: con un torchio litografico il disegno viene fatto aderire alla carta. 

Lotto 72, ENRICO CASTELLANI, Compendio: Rilievo argento, 1974, litografia in argento e impressione a secco, es. P.A. (dalla tiratura complessiva di 90 ess.) – Stima € 1.500 – 1.800

Serigrafia

La serigrafia prevede l’utilizzo di un tessuto di seta (o poliestere, oggi) che viene teso su un telaio e trattato con una gelatina fotosensibile per rendere alcune parti permeabili all’inchiostro. Si procede a fissare la pellicola fotografica che riproduce il disegno e a questo punto viene proiettata, sulla pellicola fotosensibile, una fonte di luce e calore che indurisce solo alcune parti della gelatina, così quelle rimaste morbide vengono eliminate con un getto d’acqua, lasciando scoperte solo quelle dove l’inchiostro può passare attraverso le maglie del tessuto. Se la stampa prevede più colori, è necessario ricorrere a un numero di telai pari al numero delle tonalità del disegno da stampare.

Lotto 305, ANDY WARHOL, Ladies and Gentlemen, 1975, serigrafia a colori, es. 18/175 – Stima € 4.000 – 6.000

Acquaforte

A differenza delle prime due tecniche, l’Acquaforte prevede l’utilizzo dell’incisione. La lastra di base, in rame o zinco in metallo, viene ricoperta di una speciale vernice su cui verrà realizzata l’immagine con una punta d’acciaio di diverse dimensioni a seconda dell’intenzione dell’artista. A seguire verrà sottoposta ad un bagno d’acido, che inciderà la superficie della lastra solamente dove è scoperta la vernice, ovvero dove è stato eseguito il tratto dall’artista. Sarà quindi l’acido e non direttamente la punta di metallo, ad incidere la lastra.

Dopo la morsura, la lastra viene sciacquata ed asciugata con un panno carta, accuratamente pulita con un solvente e si può procedere con la prima prova di stampa.

Lotto 27, LUIGI BARTOLINI
La strada di Ancona, 1931, acquaforte es. 6/50 – Stima € 600 – 800

Acquatinta

L’acquatinta è un processo di incisione in cui il la tonalità è creata dal trattamento della lastra con piccole particelle resistenti all’acido. Si immerge la lastra in un bagno d’acido il quale corrode la lastra tra i Granelli della resina e, una volta stampata, l’insieme dei piccoli granelli produce una texture con effetti tonali simili all’acquerello.

Lotto 117, SONIA DELAUNAY, Gravure II – Composition rouge, vert, bleu, et noir, 1968, acquaforte acquatinta, es. 32/100, Stima € 800 – 1.200

Stampatore

Lo stampatore è una figura fondamentale nella grafica d’autore: non è un semplice tecnico di stampa ma un vero e proprio punto di riferimento per l’artista, con eccezionali doti manuali e piena conoscenza tecnica. La presenza del timbro a secco dello stampatore è la traccia tangibile della genesi di un’edizione.

L’asta dedicata alla Grafica Internazionale e Multipli d’autore si terrà il 16 giugno a Milano e online. Il catalogo propone oltre 300 stampe e multipli dei più importanti artisti italiani e internazionali, tra i quali Lucio FontanaEnrico CastellaniAlberto BurriGiorgio De ChiricoAndy Warhol e Pierre Soulages. Con stime di partenza adatte a diversi budget, la vendita offre una selezione di lotti imperdibili per i collezionisti esperti ma anche per tutti coloro che hanno appena iniziato ad avvicinarsi al mondo del collezionismo dell’Arte Moderna e Contemporanea.

Masenza e i gioielli d’artista: quando l’oreficeria è emozione

"Il gioiello è arte sul corpo". Lo sapeva bene Mario Masenza, celebre orafo che nel suo atelier romano di Via del Corso 410 diede vita, insieme a molti dei più promettenti artisti degli anni '40 e '50, alla storia del gioiello d'artista in Italia.

Negli anni Cinquanta, Roma era il centro di sperimentazione orafa a livello italiano. Consideriamo che solo pochi anni prima però, durante la Seconda guerra mondiale, tutta l’attività dedicata al gioiello si era fermata, così come molte altre produzioniIl gioielliere Mario Masenza raccontava, nel 1950, sulle pagine della rivista Italia

Durante l’ultima guerra i gioiellieri italiani furono costretti a sospendere ogni attività; si fermarono le vendite, si arrestò la produzione e il nostro lavoro si ridusse a quello di semplici sequestratori delle stesse aziende che ci appartenevano[…] non ci accorgevamo nemmeno più di essere diventati degli agenti di borsa e che a noi si rivolgeva solo chi voleva investire i propri risparmi in oro. Dove erano finite le tradizioni dell’antica arte orafa italiana? […] Bisognava tornare al passato, bisognava tentare un ravvicinamento fra gli artisti e il gioiello. Da principio non fu facile…” 

Lotto 611, FRANCHINA PER MASENZA-ROMA, Spilla con diamanti e rubini. Base d’asta € 2.000

Fu proprio Mario Masenza a guidare il rinnovamento della produzione orafa italiana nel dopoguerra: fino ad allora, il mondo della gioielleria aveva guardato alle produzioni viennesi e francesi del primo ‘900, adottandone gli stilemi estetici. Alcuni grandi nomi, come Mario Buccellati, Alfredo Ravasco e Fulco di Verdura erano stati capaci di portare la gioielleria italiana nel mondo, mantenendo comunque un approccio molto tradizionale e consono agli anni in cui crearono i loro capolavori orafi.

CANNILLA PER MASENZA-ROMA, Bracciale con smeraldi, ametiste e diamanti. Base d’asta € 3.500

Con l’arrivo dell’arte informale però, anche il mondo del gioiello contemporaneo cambiò. Quando parliamo di “mondo del gioiello” è opportuno fare la distinzione tra le realtà commerciali tradizionali e i laboratori orafi artigianali, apprezzati da una clientela che ricerca nel gioiello qualcosa di speciale e unico, legato ad un fattore artistico e creativo. Ed è proprio in questo contesto, a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta, che il gioiello d’artista arrivò alle sue massime potenzialità espressive.

Lotto 612, CANNILLA PER MASENZA-ROMA, Bracciale rigido con rubini. Base d’asta € 3.500

Mario Masenza fu il primo gioielliere italiano ad avere l’idea di convincere artisti d’avanguardia, pittori e scultori a lavorare per lui per creare ornamenti esclusivi e dai materiali preziosi. Originario di una famiglia torinese già dedita al commercio delle pietre preziose, negli anni Quaranta ereditò la gioielleria aperta dal padre nel 1924: Mario Masenza, che era un grande appassionato d’arte, aprì le porte del suo laboratorio-negozio in via del Corso ai promettenti artisti di allora, dando loro la possibilità di creare gioielli partendo dalle loro ricerche artistiche. Mirko Basaldella, Franco Cannilla, Giuseppe Uncini, Giulio Turcato, Giuseppe Capogrossi e Afro furono tra i molti scultori e pittori che frequentavano il laboratorio di Mario Masenza, creando i loro gioielli d’artista e nel contempo dando vita ad un ambiente culturale di discussione e confronto, anche con i collezionisti.

UNCINI PER MASENZA-ROMA, Bracciale con smeraldi. Base d’asta € 3.000

Se Masenza riteneva che i gioielli d’artista dovessero sempre rispettare il principio base dell’indossabilità, allo stesso tempo gli artisti scoprirono come le creazioni orafe potessero dare loro grande capacità espressiva nelle ricerche artistiche. Nel 1949 venne organizzata la prima mostra di gioielli d’artista alla Galleria del Milione di Milano in collaborazione con la Galleria dello Zodiaco di Roma, occasione in cui vennero presentati trentasei pezzi di gioielleria e sedici oggetti decorativi in argento realizzati, tra gli altri, da Afro, Cannilla, Lorenzo Guerrini e Leoncillo.

Mario Masenza amava il gioiello “di fusione o lavorato a mano dall’artista, caratterizzato dal colloquio dell’oro con il corallo, le pietre preziose, in un raffinato gioco cromatico”* e i pezzi creati dagli artisti nel suo atelier erano realizzati col famoso oro Masenza (chiamato anche “oro verde”), ottenuto da una lega particolare di oro e argento: non essendo lucidabile presenta spesso una colorazione più tenue rispetto all’oro giallo.

Lotto 616, UNCINI PER MASENZA-ROMA, Orecchini pendenti con smeraldi. Base d’asta € 2.000

Insieme a Mario Masenza, il mondo del gioiello d’artista in ambito romano era ben rappresentato anche dai fratelli Danilo e Massimo Fumanti – che, interessati alla fornitura di pietre preziose e gioielli, entrarono in contatto con Masenza e si avvicinarono al mondo dell’oreficeria artistica. Negli anni Sessanta però, l’esperienza informale era ormai superata e gli artisti che collaboravano con i Fumanti appartenevano ai movimenti dell’Arte Concreta, Optical e Pop – come Getulio Alviani, Mario Ceroli e Gino Marotta.

Lotto 619. CANNILLA PER MASENZA-ROMA, Bracciale in oro. Base d’asta € 5.000

Mario Masenza e i Fumanti collaborarono fino al 1975. Già dall’inizio degli anni Settanta, Masenza si dedicò meno ai gioielli d’artista e nel 1987, l’atelier chiuse definitamente a causa di un furto. Danilo e Massimo Fumanti avevano un approccio diverso da quello di Masenza: il loro obiettivo era quello di esportare il gioiello d’artista italiano nel mondo creando delle piccole serie di pezzi unici. La creazione del gioello consisteva in realtà più nell’ideazione, nel progetto e nel disegno, mentre l’oggetto veniva poi realizzato da artigiani – e in più esemplari – nel loro atelier. Anche la loro attività chiuse nel 1986, ma insieme a Mario Masenza i Fumanti rappresentano tutt’oggi un tassello fondamentale della storia del gioiello d’artista in Italia.

Lotto 621, CANNILLA PER MASENZA-ROMA, Bracciale con diamanti, smeraldi, rubini e zaffiri. Base d’asta € 3.500

Indossare uno dei gioielli di Masenza significa indossare un’opera d’arte, in comunicazione costante con la persona che lo porta e con chi viene a contatto. «Il gioiello è arte sul corpo» come affermò Klaus Wölfer, direttore artistico del Bundeskanzleramt di Vienna, in occasione di una mostra sul Gioiello Contemporaneo che si tenne a Padova quasi 20 anni fa.

“Il gioiello è arte sul corpo”

L’asta dedicata a Gioielli e Argenti che si terrà a Milano nei giorni di lunedì 17, martedì 18 e mercoledì 19 maggio, offre l’occasione per poter acquistare uno dei pregiati pezzi d’artista realizzati nel corso di quegli anni d’oro romani. In particolare, la sessione dedicata alle creazioni di Masenza sarà quella di mercoledì 19 maggio, con dieci lotti in oro 18 carati impreziosite da pietre e dettagli preziosi, nati dalle menti e dalle mani di Nino Franchina, Giuseppe Uncini e Franco Cannilla.

*(L. SOMAINI, L’oro del ferro e del bronzo. Il contributo degli scultori e altre esperienze, in L. SOMAINI e C. CERRITELLI (a cura di), Gioielli d’artista… cit., 1995)

Catalogo online

Gucci Gang, ma vintage: sei borse che amerete follemente

La prossima asta di Luxury Fashion, che ospiteremo a Milano giovedì 20 maggio propone oltre 40 lotti di Gucci, tra i quali alcune delle it-bag più amate in assoluto.

Che Gucci sia ormai uno status symbol ce l’ha ricordato Alessandro Michele in questi giorni, grazie all’evento di presentazione di “Gucci Aria”, la collezione che celebra i 100 anni del marchio fiorentino: era infatti il 1921 quando Guccio Gucci aprì il suo primo negozio di pelletteria a Firenze, in Via della Vigna Nuova 7 a Firenze. 

Un secolo di storia della moda, con tutte le evoluzioni che cento anni e diversi direttori creativi possono portare ad un marchio, mantenendo però i valori e i simboli con i quali la maison nacque: héritage italiano, eleganza, tradizione ma anche innovazione e contaminazione. La prossima asta di Luxury Fashion, che ospiteremo a Milano giovedì 20 maggio propone oltre 40 lotti di Gucci, tra i quali alcune delle it-bag più amate in assoluto. 

Gucci Jackie

La Jackie è nella wishlist di tutte, lo sappiamo. It-Bag di culto, ormai ovunque anche su Instagram, è stata creata negli anni ‘50 con il nome prima di “Hobo Bag” – un richiamo quelle sacche usate dai vagabondi per trasportare i loro averi – poi “Constance”, per diventare in seguito la borsa preferita di Jacqueline Kennedy Onassis e venire ribattezzata appunto “Jackie”. 

Lotto 31, Gucci, Borsa Jackie. Stima € 250 – 300

Nel tempo, il brand italiano oggi guidato da Alessandro Michele ha lanciato vari restyling, sempre fedeli all’originale: da portare sulla spalla, con gli angoli rinforzati e la caratteristica chiusura a pistone. Vestiaire Collective, una delle piattaforme di compravendita di usato di lusso più famose, ha affermato che la ricerca della Jackie è aumentata del 30% dopo la sfilata della FW 20/21. L’asta di Luxury Fashion propone un modello in tessuto color giallo limone, finiture e tracolla in pelle color nero, degli anni ’90, quando il direttore creativo di Gucci era Tom Ford.

 

Gucci Bamboo

Un altro grande classico, una borsa che ha segnato la storia della moda. La prima Bamboo Bag fa il suo esordio nel 1954, indossata prima da Ingrid Bergman nel film di Roberto Rossellini “Viaggio in Italia”, poi da Vanessa Redgrave in “Blow Up” di Michelangelo Antonioni, nel 1966. Nel frattempo era già diventata un’icona, soprattutto quando Liz Taylor fu immortalata in una foto con Paul Newman mentre indossava la sua amata Bamboo Bag. 

Lotto 19, Gucci, Borsa Flora in tessuto su fondo color bianco, dettagli in pelle, doppi manici in bamboo, cm 36. Stima € 300 – 350

Cosa la rende unica? Il bambù, ovviamente. L’idea fu di Guccio Gucci, che pensò ad un materiale (il bambù giapponese) che richiamasse l’esotico, quei mondi lontani sinonimo di speranza negli anni del dopoguerra. Era la prima volta che si usava un “dettaglio povero” in una borsa di lusso, che veniva proposta in diversi materiali, tessuti e colori. 

Lotto 148, Gucci, Borsa bamboo, in suède color tabacco, cm 27. Stima
€ 250 – 300

Nel 2010, quando Gucci era guidata da Frida Giannini, venne lanciato il restyling dalla Bamboo Bag, che venne rinominata New Bamboo, mantenendo però i tratti distintivi dell’originale. Vennero aggiunti la tracolla metallica, alcune parti in pelle e altri dettagli in bambù. 

Lotto 133, Gucci, Borsa Bamboo, in pelle di coccodrillo color bordeaux con manico in bamboo curvato, anni ’70, cm 26, con sacchetto, pre convenzione Cites. Stima
€ 1.200 – 1.300

Oggi, Alessandro Michele ne propone una rivisitazione storica nella sua ultima collezione “Aria” realizzata in collaborazione con Balenciaga per celebrare i 100 anni del grande marchio italiano. Già lo scorso anno, Michele aveva aggiunto un particolare fluo sul manico iconico del modello Tote, dando al bambù un taglio contemporaneo con l’aggiunta di un dettaglio fluo. L’asta del 20 maggio propone diversi modelli di Bamboo Bag: dalla Flora, con il caratteristico tessuto stampato, alla versione più piccola ma elegantissima, in camoscio o pelle, fino al bauletto beauty case.

 

Gucci Padlock GG

Meno ricca di storie epiche da raccontare ma comunque modello sempre ricercatissimo e attuale, che si trova anche in boutique. Padlock in realtà è il caratteristico lucchetto di chiusura, che si trova su varie borse con elementi e dimensioni diverse.

Lotto 11, Gucci, Borsa Padlock GG, in tessuto monogrammato, inserti in pelle bicolore, chiusura in metallo dorato, con tracolla staccabile, cm 28. Stima € 500 – 600

La tela stampata con lo storico marchio “GG” sta tornando particolarmente in voga da quando il trend del logo a vista ha fatto prepotentemente il suo ritorno sulle scene in grande stile. Il famoso simbolo della maison nasce nel 1944, quando il figlio di Guccio Gucci, Aldo, entra a far parte dell’azienda di famiglia: le due G interconnesse rappresentano le iniziali del nome del fondatore del marchio fiorentino.

Oggetti introvabili per veri estimatori

Poi ci sono quegli accessori vintage che i grandi estimatori del marchio cercano come il sacro graal: l’asta di Luxury Fashion propone un cestino da pique nique dei primi anni ’50, in paglia intrecciata con coperchio in tessuto stampato e interno rivestito in tessuto impermeabile color verde.

Lotto 146, Gucci (attrib.), Raro cesto da pique nique in paglia intrecciata con coperchio in tessuto stampato.Tracolla originale sostituita. Collezione Rinascimento, primi anni ’50, cm 33×28 (difetti e mancanze). Stima € 200 – 250

Si tratta di un pezzo della Collezione Rinascimento, di cui si trovano anche diversi oggetti al Museo Gucci (il Gucci Garden) di Firenze.

Troverete questi e molto altro ancora nel catalogo dell’asta di Luxury Fashion, che si terrà a Milano e online il prossimo 20 maggio alle ore 15. Il catalogo propone quasi 260 lotti tra borse, accessori, foulard e abiti dei migliori marchi del lusso italiani e internazionali, sinonimo di artigianalità e bellezza.

Catalogo online

Grafica e Multipli: 5 lotti consigliati dalla nostra Specialist

Silvia Possanza ha selezionato i suoi lotti preferiti dal catalogo di Grafica Internazionale e Multipli d'Autore.

Venerdì 20 maggio si terrà a Roma l’asta di Grafica Internazionale e Multipli d’Autore, che va a chiudere la Contemporary Week primaverile. Una maratona di 400 lotti tra incisioni, multipli e manifesti degli autori più influenti della Storia dell’Arte e quelli sulla cresta dell’onda che fanno parlare tutto il mondo.

 


 

Lotto 505
Giorgio Morandi
Paesaggio (Chiesanuova), 1924
STIMA € 7.000 – 10.000

 

“Maestro dell’incisione italiana, ogni catalogo di grafica internazionale dovrebbe avere un’opera di Giorgio Morandi. Pubblicata sul catalogo generale, ovviamente! Esistono tante riproduzioni ma una sola è ‘quella giusta’.”


 

Lotto 562
Giuseppe Spagnulo
Trittico, 1973
STIMA € 600 – 800

 

“Questa opera è paragonabile ad un’opera unica per la grande corposità dell’impressione. Materica ed intensa, lascia lo spettatore incredulo davanti a tanta perizia tecnica.”


 

Lotto 626
CHRISTO
Wrapped armchair, project 1977
STIMA € 2.500 – 3.000

 

“Iconico adesso più che mai, chi lo ama, chi non ne può più, non si può comunque sfuggire al fascino di uno dei grandi Autori del nostro tempo.”


 

Lotto 667
HENRI MATISSE
Le repos du modèle, 1922
STIMA € 4.000 – 6.000

 

“Personalmente il mio lavoro preferito di tutta la raccolta, una summa degli elementi più tipici di Matisse, dalla grande odalisca nuda in primo piano agli arabeschi sullo sfondo e quello sguardo un po’ languido e un insieme stanco che dice più di tante parole.”


 

Lotto 694
EDGAR PLANS
Juanin (rosa), 2021
STIMA € 2.200 – 2.500

 

“A seguito del grande successo riscontrato dai suoi ‘Heroes’ in resina tra cui questo Juanin rosa, Plans ha da poco lanciato la sua prima edizione di NFT che è già stata indicata come una delle migliori collezioni NFT del 2022.”


 

Informazioni

L’asta si terrà venerdì 20 maggio in due tornate, la prima alle ore 10:00, la seconda alle ore 16:00.
Vi ricordiamo che la nostra sede romana ha recentemente cambiato indirizzo: ci trovate in Via Quattro Novembre 114.