Il valore culturale ed economico di libri e manoscritti. Esperienze di un trentennio.

Cosa determina il valore di un libro? Ce lo spiega Fabio Massimo Bertolo, Senior Specialist di Libri, Autografi e Stampe

Di cosa parliamo quando ci riferiamo al valore di un oggetto? Da un lato vi è quello culturale, storico, ideale, dall’altro quello “venale”. Definizione Treccani di valore: “il pregio che un’opera, spec. d’arte o dell’ingegno, ha indipendentemente dal prezzo che può valere in base a considerazioni varie, sia materiali e concrete …, sia storiche, tecniche, estetiche etc. (antichità, importanza storica e documentaria, rarità, perfezione di fattura ed esecuzione etc.), ora oggettive, ora soggettive…”

In una casa d’aste si percepiscono e sperimentano diversi tipi di valore. Dietro ogni oggetto offerto in asta, a seconda delle sua categoria, vi possono essere differenti gradazioni: nel gioiello è estremo il valore concreto e materiale dell’oggetto, nel dipinto il valore artistico dell’ispirazione, nella macchina d’epoca il valore funzionale ed estetico, del documento antico il valore storico, nell’arte contemporanea il valore estetico unito alla capacità astrattiva dell’idea (il pensiero fattosi arte) ecc.

Emilio Gadda, Taccuini di Guerra, 1917, venduto a € 37.460 nel 2019

Scopo di una casa d’aste è tradurre tutti questi vari attributi del valore, in un prezzo: il valore commerciale dell’opera. In realtà si tratta inizialmente di una stima, la base di partenza della vendita all’asta, che poi a vendita completata si concretizza nel valore dell’opera, reale e concreto. Le aste hanno questo di peculiare, che pongono le opere d’arte in vendite pubbliche in grado di determinarne il loro reale valore economico e commerciale.

Ogni opera d’arte è un oggetto, dunque una merce che sottostà alle leggi di mercato. Molte opere d’arte sono nate per il mercato, altre no (pensiamo a lettere e documenti storici). Attribuire un valore commerciale, ovvero dare un prezzo a questi oggetti, è il delicato compito dell’esperto di una casa d’aste.

Come si crea questo valore, o meglio come si elabora la stima di un’opera d’arte?

Il valore si crea principalmente sul principio di analogia: ogni oggetto offerto in asta è analogo ad altri oggetti (opere d’arte) offerti in precedenza. Non esiste un valore economico assoluto di un un’opera d’arte, ma il valore è decretato dalla relazione che quell’oggetto instaura con altri oggetti analoghi.

Se dovessimo stimare un taglio di Fontana potremmo riferirci a innumerevoli vendite di opere analoghe, comparse sul mercato negli ultimi anni, per stabilire una plausibile base di partenza, ovvero stima. Non sempre ciò è possibile in ragione del fatto che alcune opere compaiono più raramente sul mercato, penso ad esempio ad autografi e manoscritti, ma anche in questi casi l’esperienza e la capacità dell’esperto riescono a determinare un valore di partenza, sicuri che il mercato poi faccia la sua parte.

Primo Levi, Pagina autografa firmata di “Se questo è un uomo” di Primo Levi, 1950, venduto a € 18.860 nel 2019

La stima di un libro di pregio, per tornare al nostro ambito d’attenzione, si basa sostanzialmente su tre criteri: l’indice di rarità, lo stato di conservazione e, determinante, la legge della domanda e dell’offerta.

Per indice di rarità intendo la sopravvivenza di un determinato numero di copie in relazione alla tiratura iniziale: al di sotto delle 10 copie sopravvissute, un’opera può definirsi decisamente rara. Come faccio a monitorare tale dato? Per gli incunaboli e le cinquecentine posso affidarmi ai repertori online esistenti (IISTC e Edit16), mentre per le edizioni dei secoli successivi vale soprattutto esperienza e conoscenza del mercato, oltre che della storia del libro.

Luca Pacioli, Suma de Arithmetica Geometria Proportioni & Proportionalita, 1494, venduto a € 524.460 nel 2019

Il secondo indicatore è lo stato di conservazione dell’esemplare, che può assumere differenti livelli di gradazione. Il livello massimo è quello in cui l’esemplare si sia conservato in tutto e per tutto (legatura inclusa) nelle sue condizioni originarie, ovvero come è uscito dal torchio e dalla bottega del legatore. I danni del tempo, anche se emendati da accurati restauri, deprezzano le copie a volte in modo molto consistenti, perché essendo i libri multipli è sempre possibile trovare una copia in condizioni decisamente migliori.

Terzo elemento da valutare è la legge di mercato, ovvero domanda/offerta. Anche l’oggetto d’arte, di pregio, da collezione, è una merce e dunque risponde alla legge base di ogni mercato. Domanda e offerta determinano il valore di un oggetto: se la domanda è alta e l’offerta scarna, il valore sale, viceversa se l’offerta è alta e la domanda bassa, il valore decresce.

Grazie Deledda, Manoscritti, carteggi, epistolario, dipinti, 1920, venduto a € 219.460 nel 2019

Vi sono oggetti indubbiamente rarissimi ma poco richiesti dal mercato, il loro valore sarà inconsistente. Vi sono oggetti non rari ma molto richiesti dal mercato, il loro valore sale considerevolmente. Influiscono su questa legge di mercato anche le mode, i gusti di un’epoca, gli interessi e le passioni non solo del singolo ma anche delle comunità. La legge della domanda e dell’offerta determina se un bene è richiesto o meno dal mercato, e da queste ne discende direttamente il suo valore commerciale (integrato dai due indicatori prima segnalati).

Il mercato dell’arte è attentamente monitorato da vari motori di ricerca e database in molte categorie del collezionismo. Nel settore dei libri e dei manoscritti, ad esempio, esiste un accurato e aggiornato database dal titolo Rare Book Hub (dove si accede per abbonamento) che registra tutte le vendite all’asta degli ultimi 50-60 anni, con un livello di precisione e attendibilità assoluto. Al suo interno si possono così trovare vendite analoghe di edizioni, da confrontare con le copie in proprio possesso.

Ardengo Soffici, Simultaneità e Chimismi lirici, 1915, venduto a € 13.900 nel 2021

Altro strumento valido ma da utilizzare con sapienza, sono i motori di ricerca specializzati in libri antichi e di pregio. I più famosi sono Vialibri, Maremagnum, Abebooks etc., tutti facilmente consultabili tramite una finestra di dialogo in cui inserire i dati essenziali per la ricerca. I risultati che si otterranno vanno però attentamente vagliati, perché il valore di un’edizione può differire enormemente da esemplare ad esemplare: bisogna saper leggere dentro la descrizione fornita dal libraio, per intuire il pregio o i difetti della copia. Rimangono comunque strumenti utili per comprendere la rarità di una determinata edizione e per farsi un’idea del valore medio della stessa.

INCUNABOLO – LACTANTIUS, LUCIUS COELIUS FIRMIANUS, Opera, 1468, venduto a € 77.100 nel 2022

Il mercato dei libri antichi e di pregio, nonché dei manoscritti, ha subito negli ultimi anni delle piccole rivoluzioni. La più rilevante, sembra ovvio dirlo, è conseguenza dell’avvento di Internet. La rete ha reso disponibile, in modo esponenziale, una serie di opere ed edizioni possedute e offerte sul mercato da librerie di tutto il mondo: il concetto di rarità di un’edizione si è così modificato col tempo, e quello che una volta appariva come “raro e introvabile” ora è diventato alle volte comune e di facile reperimento.

L’allargamento dei confini del mondo del collezionismo ha creato una comunità di appassionati diffusa in tutti i continenti, che naviga in rete e compra ed offre tutto a tutti. L’effetto più visibile sulle case d’asta è stato un ampliamento straordinario della platea di riferimento: la percentuale di clienti stranieri che ormai affollano la piattaforma online di Finarte (la più attiva nelle nostre vendite all’asta) cresce ogni anno a doppia cifra.

Francesco Colonna, Hypnerotomachia Poliphili, 1499, venduto € 99.060 nel 2022

Negli ultimi cinque anni, il numero di collezionisti stranieri che acquistano nel settore libri si è più che raddoppiato: questo comporta un’attenzione da parte della casa d’aste nel calibrare sempre meglio l’offerta, verso un mercato decisamente internazionale che cerca un certo tipo di opere e non altre. Ma l’offerta di libri rari e di pregio in Italia è quasi inesauribile, in ragione della sua lunga e autorevole storia, per cui soprattutto verso l’Italia si concentra l’attenzione dei mercati esteri.

Per richiedere una valutazione di un libro antico, di un manoscritto o di un’edizione moderna ai nostri esperti contattare il dipartimento: libriestampe@finarte.it

In asta la collezione Gavagnin di Villa Correr Pisani

Una raccolta unica e affascinante di vetri di Murano, ceramiche e altri oggetti di pregio di Gio Ponti, Fulvio Bianconi, Ercole Barovier, Tobia Scarpa, Ettore Sottsass Jr e molti altri

Villa Correr Pisani è una magnifica dimora veneta risalente al XVI secolo che ha ospitato per molti anni la Collezione del dott. Dionisio Gavagnin, custodendo tesori artistici di inestimabile bellezza e significato. La villa è situata nella regione pianeggiante tra i comuni di Roncade e Quarto d’Altino (TV), a pochi chilometri da Venezia, patria del vetro italiano. Non distante, inoltre, si trova uno dei capolavori di Carlo Scarpa, il Memoriale Brion, complesso funebre monumentale situato ad Altivole, in cui è sepolto, tra l’altro, lo stesso Scarpa. Il Memoriale è dedicato a Giuseppe Brion, l’industriale del piccolo paese trevigiano notissimo per il marchio Brionvega.

Villa Correr Pisani

Notizie storiche

La costruzione di ville nobiliari lungo le sponde del canale Musestre, fin dai primi del ‘500, rappresentò un fattore dinamico di trasformazione del territorio e di mutamento sociale oltre che paesaggistico-architettonico in senso stretto: l’insediamento diretto dei proprietari terrieri apportò nuovi metodi di conduzione agraria e dunque nuove risorse economiche e d’impiego per la popolazione di Roncade.

Villa Correr Pisani si presenta oggi ancora integra ed è uno fra gli esempi più interessanti dell’architettura del primo Cinquecento trevigiano, come citato dal Azzoni Avogadro.

Gli interni di Villa Correr Pisani

La costruzione si presenta a pianta quadrata e con facciata asimmetrica, sull’esempio dei palazzi veneziani. La villa appare documentata ed in modo indiretto solo nel 1570, in occasione della visita pastorale del 1610 la cui relazione informa che a Santa Fosca esistevano due ville Correr entrambe con oratorio privato. Anche nella visita del 1648 si riporta la notizia dell’esistenza di due oratori appartenenti ai Correr. La proprietà dei Correr viene confermata fino al 1726 poi dal 1754 erano proprietari i Pisani, fino al 1800 quando i proprietari diventarono i fratelli Gio Batta e Pietro Silvestrin.

Dionisio Gavagnin, un manager appassionato d’arte

Dionisio Gavagnin nasce a Venezia nel 1950. Laureatosi in Economia e Commercio presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia nel novembre del 1973, qualche mese dopo viene assunto dalla Olivetti di Ivrea dove inizia una brillante carriera professionale nel settore dell’Internal Auditing, viaggiando per missioni di lavoro in molti paesi europei ed extra-europei dove la Olivetti aveva proprie consociate.

Lotto 88, Ettore Sottsass Jr, Carlton, 1981
stima € 12.000 – 15.000

Il clima e le iniziative culturali della Olivetti di quegli anni (Soavi, Sottsass, Bellini, etc.) è per Gavagnin una occasione unica per approfondire i propri pre-esistenti interessi per le arti figurative e per il design. Incomincia allora a collezionare le prime opere d’arte e oggetti di design; passione per un “collezionismo mirato” che da allora in avanti proseguirà per oltre 40 anni. La carriera professionale di Gavagnin si svolge in ambito aziendale fino al 1986 con prestigiosi incarichi manageriali in alcune grandi aziende, fino al ruolo di amministratore delegato in una importante azienda multinazionale del settore ceramico di Sassuolo (MO).

Lotto 65, Fulvio Bianconi, Vaso, 1950 ca.
stima € 40.000 – 50.000

Dal 1986 e fino al 2017 Gavagnin proseguirà la propria attività lavorativa come imprenditore e libero professionista (Dottore Commercialista) nella consulenza manageriale, occupandosi soprattutto di ristrutturazioni aziendali, di pianificazione e controllo e di formazione (professore a contratto in Controllo di gestione presso l’Università degli Studi di Ancona). Rara figura di tempra illuministica, Gavagnin ha saputo far coesistere in tutti questi anni rigore e successo professionale con la passione per la storia dell’arte e per la poesia.

Heinz Oestergaard, lotti 83-85-86

Studioso di arte moderna e contemporanea e famelico lettore, Gavagnin ha pubblicato due libri sulla storia della fotografia: Homini & Domini. Il corpo nell’arte fotografica, 2011; Fini & Confini. Il territorio nell’arte fotografica, 2018; e tre raccolte poetiche: Colori della poesia, 2006; Antri son-ori, 2010; S-trame d(‘)a-nimo, 2013, tutti con l’Editore Campanotto di Udine. Negli ultimi anni ha progettato e curato per Musei e Fondazioni numerose mostre d’arte e di fotografia, tra cui: Paesaggi anomali (Treviso Ricerca Arte, Treviso, 2016); Fini & Confini. Dal Paesaggio al territorio (Museo del Paesaggio di Torre di Mosto, VE, 2019); Le donne e la Fotografia (Fondazione Luciana Matalon, Milano, 2021). La collezioni di Gavagnin, raccolte nella prestigiosa Villa Correr Pisani di Roncade, comprendono oggetti ed arredi di design, opere di arte moderna e contemporanea e di fotografia.

Carlo Scarpa, lotti vari

L’asta del 13 luglio, dedicata alla Collezione Gavagnin, presenterà un’importante selezione di vetri di Murano, ceramiche e altri oggetti di pregio di Gio Ponti, Fulvio Bianconi, Ercole Barovier, Tobia Scarpa, Ettore Sottsass Jr e molti altri. Un’occasione unica per gli appassionati d’arte di arricchire le proprie collezioni con pezzi di grande valore e raffinatezza.

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Ferrari 275 GTS, la rarissima spider Pininfarina degli anni ’60

Sfilò con Vettel a Monza nel 2019: una delle sette Ferrari 275 GTS, realizzate in versione 3 posti negli anni '60 è proposta in trattativa privata da Finarte e Automotive Masterpieces

La Ferrari 275 GTS è una spider carrozzata Pininfarina, presentata al Salone di Parigi del 1964. La 275 GTS si differenzia dalla berlinetta (275 GTB) per il disegno della carrozzeria più classico, con proporzioni meno aggressive; è stata assemblata a Torino dalla Pininfarina stessa. Gli interni erano lussuosi, rivestiti in pelle con cruscotto interamente in legno, volante in legno e dettagli in alluminio.

La 275 GTS montava cerchi in lega, ma poteva montare anche cerchi a raggi Borrani da 15”. La “Gran Turismo Spider” nasce come erede della spider realizzata su telaio della Ferrari 250 e ribadisce la posizione anteriore del suo motore 12 cilindri, come testimoniato dal suo imponente frontale; era un approccio conservativo, rispetto alle Ferrari sportive a motore centrale dell’epoca.

La versione 3 posti

Furono costruite in totale solo 200 Ferrari 275 GTS e di queste, pochissimi esemplari sono stati realizzati in versione 3 posti; una soluzione originale che forse Pininfarina utilizzò sperimentalmente. Altre fonti attribuiscono la soluzione 3 posti ad una richiesta dell’importatore svizzero Filippinetti. I sedili della 275 GTS 3 posti sono il tratto distintivo della vettura: oltre ad essere più comodi che avvolgenti, non sono uguali. Quello passeggeri è più ampio, per ospitare due persone, e passa in parte sopra il tunnel di trasmissione; non è regolabile ed è posizionato più arretrato, in modo da non intralciare il guidatore.

Non sappiamo perché ne siano stati realizzati solo pochi esemplari, gli appassionati dibattono: un plausibile veto del Drake, una scarsa risposta del mercato, le difficoltà di omologazione del modello. Attualmente sono noti sette esemplari “3 posti”, di cui la vettura sn 07531, proposta in questo lotto, che risulta essere l’ultimo numero di telaio con guida a sinistra assemblato nella versione in oggetto. Dopo il 1965 non furono costruite altre 275 GTS a 3 posti.

Dalla Francia all’Italia

La Ferrari 275 GTS, sn 07351 risulta assemblata con certificato d’origine del 2 Luglio 1965, consegnata quello stesso mese in Francia al primo proprietario, Georges De Braux, consulente finanziario; l’auto riceve prima le targhe 6747 RT 75 (Paris) e poi 4159 JB 78 (Yvelines-Versailles). Nel 1973 l’auto ha un secondo proprietario, sempre in Francia.

L’auto viene importata in Italia, tramite lo spedizioniere Gondrand nel 1982, in cattive condizioni. Viene acquistata dal Dr. Giuseppe Sala, terzo ed ultimo proprietario dell’auto, che la terrà per quasi quarant’anni. Imprenditore nel settore della produzione e distribuzione di prodotti farmaceutici e alimenti dietetici, Sala manterrà sempre stretti contatti con la casa di Maranello, per i restauri e la documentazione dell’auto. Viene restaurata completamente dalle officine G. Litrico, per la parte meccanica, e B&B per la carrozzeria; entrambe rilasciano dichiarazioni scritte di conformità e rigorosità del restauro. Il restauro termina nel 1987.

Nel 1987 intercorre una corrispondenza tra Giuseppe Sala e Giovanni Ferrari, in Ferrari SpA, per ottenere il rinnovo del certificato d’origine della casa madre di Maranello. La vettura è reimmatricolata il 31 luglio 1987 con targhe personalizzate MI 1F0275. Nel 1997 intercorre una corrispondenza tra Sala e Luca Matteoni, direttore marketing Ferrari e presidente sia del Ferrari Club Italia che del Ferrari orners club, in merito alla vettura. Nel 2004 l’auto è pubblicata nel libro monografico di Bruno Alfieri “Ferrari 275 GTB/GTS”, come esempio di GTS a tre posti. Nel 2006, Sala contatta l’esperto Ferrari Angelo Amadesi, per procedere ad un ulteriore restauro, nel rispetto dei parametri originali e con le informazioni corrette della casa madre.

Sebastian Vettel

Tra altri eventi, l’auto sfila nel 2019 sul circuito di Monza con Sebastian Vettel. Accompagna l’auto una completa documentazione, con i certificati d’origine Ferrari, corrispondenza e fatture. La vettura si presenta nella livrea originale Amaranto; gli interni, originariamente in pelle beige, sono ora in pelle crema. L’auto è matching numbers. Tra gli accessori, le ruote a raggi Borrani. La vettura è ora in perfette condizioni generali ed è certificata Ferrari Classiche.

Autodromo di Monza, 8 settembre 2019 / Sebastian Vettel saluta i tifosi dalla Ferrari 275 GTS. Foto: REUTERS

La Private Sale di Finarte, in collaborazione con Automotive Masterpieces, propongono importanti vetture in trattativa privata: oltre alla Ferrari 275 GTS, siamo felici di offrire ai collezionisti una Dino 246 GT del 1972, anch’esssa una perla rara; un trittico di Aston Martin Continuation per la prima volta proposte insieme in vendita e diverse vetture ex-Mille Miglia.

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Vini e Distillati: quattro bottiglie d’eccezione per veri “connaisseurs”

Da uno dei 12 vini migliori al mondo a un rarissimo cognac che risale agli inizi del 1800, quattro bottiglie imperidibili per veri appassionati di Vini e Distillati.

Il dipartimento di Vini ha selezionato quattro bottiglie assolutamente imperdibili dell’asta del 30 marzo: tra i 400 i lotti proposti infatti spiccano alcune proposte eccezionali: un Brunello Biondi Santi Riserva 1955, considerato uno dei 12 migliori vini del XX Secolo da Wine Spectator, uno degli champagne più ricercati degli ultimi anni, Jacques Selosse Millésime 2008, un rarissimo cognac Grande Vieille Reserve Premier Empire, e il Red Ribbon, Macallan che vanta oltre 40 anni di invecchiamento.

Biondi Santi Riserva 1955

Una Riserva mitica di Biondi Santi, l’inventore del Brunello di Montalcino. Il 1955 è stato giudicato da Wine Spectactor come uno dei 12 migliori vini del XX Secolo, tra l’altro unico vino italiano presente nella lista. Il rabbocco da parte del produttore – con certificato datato 2001 – rende questo esemplare ancora più interessante e in condizioni di conservazioni strepitose.

Biondi Santi Riserva 1955 – ricolmata nel 2001, base d’asta € 1.500

Jacques Selosse Millésime, 2008

La produzione di Selosse, in Champagne, si contraddistingue per la grande personalità e le metodologie fuori dagli schemi. La produzione è biodinamica (non certificata per mantenere una certa flessibilità), uso del legno per la fermentazione e una gamma produttiva eclettica sono alcune delle cifre di Selosse. Per citare un esempio iconico, il Substance è una cuvée che prevede l’utilizzo del metodo Solera.

Il Millésime ècprodotto solamente nelle migliori annate dalle uve provenienti dai vigneti di Le Mont de Cramant e Les Chantereines. Lo stile molto integro del produttore non ammette scale di grigi e di conseguenza gli Champagne Selosse dividono: o si amano, o si odiano. Una cosa è però evidente. Gli Champagne di Selosse sono sempre più ricercati e l’analisi dei prezzi di mercato parla chiaro: negli ultimi 5 anni il prezzo dei Selosse Millésime ha subito un incremento dei prezzi medi di mercato da circa 500 € a oltre 2.000 € a bottiglia.

Jacques Selosse Millesime, 2008, base d’asta € 1.800

Caves de l’Hotel de Paris Grande Vieille Reserve Premier Empire Cognac

Il “Premier Empire” veniva imbottigliato in particolari occasioni per i clienti dell’Hotel de Paris Monte Carlo. Prodotto nelle Caves dell’Hotel, prende il nome da una botte di cognac che originariamente sembra contenesse al suo interno parti di distillato prodotte proprio durante il periodo del primo impero (1804-1814). Seguendo un processo simile alla produzione del “Perpetuo” la botte non venne mai svuotata completamente dal suo contenuto, bensì rabboccata con nuovi parti di cognac a ogni imbottigliamento.

Ne consegue che parte del distillato contenuto in questa bottiglia risalirebbe ai primi 15 anni del 1800, periodo d’oro di Napoleone. Dal contenuto in centilitri, e data l’assenza di numerazione in etichetta (propria di imbottigliamenti più recenti), il periodo di imbottigliamento di questo esemplare è stimato intorno agli anni ’60 del XX secolo.

Caves de l’Hotel de Paris Grande Vieille Reserve Premier Empire Cognac, base d’asta € 500

Macallan 1940 Red Ribbon, 1940

Gli imbottigliamenti Macallan “Red Ribbon” sono considerati tra i più rari rilasciati dalla distilleria delle Highlands. Sono anche tra i primi imbottigliati direttamente dalla distilleria, che era solita appoggiarsi a imbottigliatori indipendenti (come Cambpell & Hope e Gordon & Machpail). Il nome di uso comune tra gli appassionati e collezionisti deriva dall’elegante nastro rosso che abbraccia la bottiglia, racchiuso da un sigillo in ceralacca. Distillato nel 1940 e imbottigliato nel 1981, oltre 40 anni di invecchiamento in botte: un lunghissimo riposo non comune per il mondo dei Whisky. Altra chiccha è l’etichetta scritta a mano, che insieme al nastro sottolineano la rarità dell’imbottigliamento. Bottiglie ovviamente limitate e numerate.

Macallan 1940 Red Ribbon, 1940, base d’asta € 5.000

L’asta in programma per il prossimo 30 marzo proporrà una selezione delle migliori etichette italiane e francesi, grandi champagne e distillati rari e prestigiosi: sfoglia il catalogo e registrati per partecipare.

Robert Frank, l’eccezionale semplicità della vita ordinaria

Frank è riuscito a dare vita a un nuovo modo di fare fotografia influenzando con i suoi “scatti rubati” qualsiasi fotografo arrivato dopo e dando un’impronta inconfondibile al suo stile, fatto della semplice e pura realtà.

Le vere difficoltà non risiedono nell’avere un ideale o una visione prima degli altri, ma nel perseverare nel loro raggiungimento e compimento tra mille difficoltà. Il fotografo Robert Frank (Zurigo 1924 – Inverness 2019), per esempio, ha avuto una visione: un reportage di sole fotografie a testimoniare la “vera” America. Nessun testo, nessuna immagine edulcorata, post-prodotta, simil pubblicitaria, solo la nuda verità in un bianco e nero contrastato, che potremmo definire nudo e crudo.

ROBERT FRANK, Look out for hope, Mabou, 1979, stima € 5.000 – 6.000

Per dare luce alla sua idea, Frank ottiene una borsa di studio dalla Guggenheim. In un anno, 1955-1956, attraversa quarantotto stati, non trovando in America un editore che riconosca la validità del progetto e torna quindi in Europa, dove finalmente riesce a stampare “Americans”. 

Frank è riuscito a dare vita a un nuovo modo di fare fotografia influenzando con il suo occhio e i suoi “scatti rubati” qualsiasi fotografo arrivato dopo e dando un’impronta inconfondibile al suo stile, fatto della semplice, dura e pura realtà.

Una cifra stilistica che il fotografo svizzero ripropone in tutti i suoi lavori successivi, anche quelli su commissione, per esempio per un marchio di moda come Aspesi. Da uomo che ama la spontaneità, la vita vera, rifugge la bellezza canonica e invita uomini e donne di qualsiasi età incontrati nei suoi viaggi a indossare i cappotti che Aspesi gli ha fornito per la campagna pubblicitaria

ROBERT FRANK, Aspesi, 1995, 30 polaroid montate in piccolo quaderno, stima € 15.000 – 20.000

Compone così non un semplice mock-up pubblicitario, ma un vero diario di viaggio e di ricordi, su cui prendere appunti o dipingere con lo stencil sulle fotografie le lettere che compongono il nome del marchio. 

La semplicità negli sguardi delle persone ritratte, a volte stupite, a volte divertite per l’essersi ritrovate “modelli per caso”, dà un valore unico a queste foto di “moda”. Sono foto che respirano perché reali, scatti che chiunque di noi avrebbe potuto scattare in occasione di una scampagnata tra amici o parenti, al nonno a riposo durante i lavori nell’orto, al vicino che ripara un tetto… situazioni semplici a noi vicine e per questo uniche come unica è la vita, bella di suo, senza necessità di orpelli, luci o make-up. 

Robert Frank si dimostra un testimone unico della vita ordinaria, ma speciale nella sua ordinarietà.

ROBERT FRANK, Aspesi, 1995, 30 polaroid montate in piccolo quaderno, stima € 15.000 – 20.000

L’asta del 16 marzo propone 250 scatti dei grandi nomi della fotografia del XX secolo: un catalogo eccezionale che raccoglie, tra le altre, anche opere di Luigi Ghirri, Franco Fontana, Gabriele Basilico, Irving Penn, Gregory Crewdson e Robert Frank.

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Gregory Crewdson: immagini in bilico tra giallo e thriller

Per colpire i potenziali lettori gli editori sono da sempre impegnati nella ricerca della copertina perfetta, e il binomio tra il fotografo americano e Joël Dicker sembra essere un best-seller in Italia

Il mondo dell’editoria in Italia è vivo. Il mondo dell’editoria in Italia è morto. Periodicamente queste due grida si alternano su quotidiani e tg del nostro Belpaese. Ciò che è certo è che basta entrare in una qualsiasi libreria e, a dispetto dei (presunti) pochi lettori in Italia, si continua a stampare e a pubblicare libri a ritmo serrato in un settore in cui la concorrenza è di conseguenza sempre più alta. 

Per colpire il potenziale lettore, gli editori e soprattutto i grafici sono impegnati nella ricerca della copertina giusta, dell’immagine perfetta quel connubio tra titolo e immagine che contribuisce a rendere un titolo un best-seller.

Sicuramente una delle accoppiate vincenti degli ultimi anni è stata quella, individuata dalla Bompiani, tra le fotografie dell’americano Gregory Crewdson e i romanzi dello svizzero Joël Dicker.

Le immagini di Crewdson, dal taglio cinematografico, catturano figure bloccate in una fermezza  innaturale, eccessiva, perennemente in attesa di un evento che le sblocchi permettendo loro di tornare a muoversi e di uscire da situazioni che sembrano alquanto paradossali. Donne e uomini circondati da sfere colorate o da fiori, immersi in salotti colmi d’acqua o semplicemente circonfusi di fasci di luce alieni, sono le perfette rappresentazioni delle narrazioni in bilico tra giallo e thriller di Dicker.

I personaggi dello scrittore sono descritti con una scrittura ricca e dettagliata, immersi in situazioni al limite in cui la rappresentazione psicologica e i dialoghi giocano un ruolo importantissimo per lo sviluppo delle narrazioni in cui il lettore , spesso, è invitato a cogliere anche il non detto.

GREGORY CREWDSON, Production Still, 2003 – Venduto per 5000€

Proprio come nelle immagini di Crewdson in cui quello che non compare nell’inquadratura ha la stessa importanza, se non di più, di quello che vi si vede. Per esempio ne Il caso di Alaska Sanders tutto sembra prendere avvio da un caso di omicidio velocemente risolto, ma è solo apparenza e la situazione si dimostra molto più complessa e articolata come lo scatto Production Still di Gregory Crewdson, del 2003, scelto per la copertina dell’edizione italiana. Una stazione di servizio, illuminatissima, una bicicletta abbandonata malamente ad un ingresso, due persone che si fronteggiano, un universo, una storia, un’immagine/romanzo. Crewdson/Dicker un binomio da best-seller in Italia

GREGORY CREWDSON, Production Still, 2003 – In asta il prossimo 16 marzo

L’asta del 16 marzo propone 250 scatti dei grandi nomi della fotografia del XX secolo: un catalogo eccezionale che raccoglie tra le altre anche opere di Luigi Ghirri, Franco Fontana, Gabriele Basilico, Irving Penn, Robert Frank (oltre a Gregory Crewdson ovviamente).

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Donne Fotografe: 5 scatti al femminile selezionati dal catalogo della prossima asta

Cinque donne che hanno contribuito all'evoluzione della storia della fotografia internazionale dagli anni Sessanta a oggi: da Lisetta Carmi a Shirin Neshat

Dopo essersi confermato leader in Italia nel 2022, il Dipartimento di Fotografia di Finarte presenta la prima vendita dell’anno, dedicata ai grandi nomi nazionali e internazionali.

Tra i lotti proposti, oltre 250, spiccano alcuni importanti nomi femminili che hanno contribuito con le loro opere all’evoluzione della fotografia dalla metà del XX secolo a oggi.

Karen Knorr

Lotto 25 / Karen Knorr, The Winds of Change, dalla serie “Metamorphoses”, 2014

Tedesca di nascita ma formatasi fra Londra e Parigi, la giovane fotografa Karen Knorr si è affermata per la sua capacità di coniugare realtà e fantasia, di ironizzare sulla seriosità delle tradizioni e alludere all’incanto che suscita la natura. Nell sua ricerca “Metamorphoses” l’apparizione improvvisa di animali all’interno di eleganti e spesso sfarzosi interni architettonici mette a confronto natura e cultura ma, a ben guardare, anche realtà e sogno, classicità e provocazione, fotografia analogica e tecnologia digitale.

Loretta Lux

Lotto 105 / Loretta Lux, Troll 1, 2000

Loretta Lux è celebre per le sue fotografie in cui ritrae bambini che appaiono imperscrutabili, in bilico tra consapevolezza e innocenza: spesso figli di amici e di età compresa tra i due e i nove anni, la Lux altera poi le immagini utilizzando Photoshop, per conferire loro un’apparenza quasi ultraterrena e ambientando il ritratto in atmosfere fiabesche.

Shirin Neshat

Lotto 149 / Shirin Neshat, “Rapture” series, 1999

Shirin Neshat utilizza la fotografia e il video per approfondire i temi del femminismo, della religione, dell’identità, dell’esilio e della storia culturale del suo paese d’origine, l’Iran. “Rapture” è un’indagine allegorica sugli effetti della legge islamica sulle politiche di genere: Neshat affronta gli stereotipi collocando gli uomini in una fortezza architettonica e strutturata e le donne in un deserto naturale e selvaggio, lasciando lo spettatore posizionato tra queste dicotomie.

 

Sabine Weiss

Lotto 170 / Sabine Weiss, Senza titolo, anni 1990

Sabine Weiss, la ragazza che si comprò la sua prima fotocamera con i soldi della paghetta e che dalla Svizzera giunse a Parigi per rimanerci, divenne in seguito una delle più eminenti rappresentanti della Photographie Humaniste grazie anche al suo personale stile lineare, pulito e antiretorico.

 

Lisetta Carmi

Lotto 217 / Lisetta Carmi, Dalla serie “I travestiti”, 1965/1971

Giovane donna della buona borghesia ebraica, Lisetta Carmi, impegnata nello studio del pianoforte, scappò da Genova a causa delle persecuzioni razziali. Si esibì poi in tutto il mondo e quando tornò in Italia scoprì la fotografia come strumento di conoscenza e di approfondimento sociale: celebri sono le sue serie dedicate a quella che oggi definiremmo la “scena LGBTQ” della sua città natale.

L’asta del 16 marzo propone 250 scatti dei grandi nomi della fotografia del XX secolo: un catalogo eccezionale che raccoglie opere anche di Luigi Ghirri, Franco Fontana, Gabriele Basilico, Gregory Crewdson, Irving Penn, Robert Frank e molti altri.

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Simbologia, significati e rappresentazioni: l’arte del Sud Est Asiatico

Una raffinata selezione di sculture e oggetti cerimoniali andranno in asta il prossimo 8 marzo a Milano

Carica di simbologia, significati reconditi e innumerevoli rappresentazioni, l’arte del Sud Est Asiatico ha sempre trovato consenso nel gusto dei grandi connoisseur europei. 

Grazie ad un’affascinante dicotomia che, in particolare nell’arte votiva, ha visto mescolarsi i canoni induisti con quelli buddisti, si è arrivati ad una raffinatissima produzione di sculture e oggetti cerimoniali, che possiedono una forza intrinseca sia spirituale che decorativa.

Grande scultura in bronzo dorato raffigurante Vishnu-Rama. Thailandia, secolo XX
Lotto 6 / Grande scultura in bronzo dorato raffigurante Vishnu-Rama. Thailandia, secolo XX

Vishnu è considerato il protettore dell’universo nell’induismo: compie la sua missione assumendo varie incarnazioni o avatar, come Rama e Krishna, per ristabilire l’equilibrio e sconfiggere il male. Viene raffigurato con quattro braccia, tutte disposte al di sopra dei fianchi, la mano anteriore destra è alzata nel saluto regale, mentre nelle altre reca, come attributi, la mazza, la ruota e la conchiglia.

Lotto 22 / Grande Buddha in bronzo. Laos, inizio secolo XX – Lotto 74 / Testa di Buddha. Birmania, secolo XIX

Nelle prime sculture, Buddha non era rappresentato in forma umana ma attraverso simboli. Solo attorno al I secolo d.C., in India cominciarono a emergere immagini di Buddha con caratteristiche umane, fortemente influenzate dalle statue romane, conoscenze rese possibili dalle rotte commerciali che collegavano l’Oriente con l’Occidente.

Queste sculture si concentrarono su un’immagine ideale del Buddha, combinando tratti semplici, come i piccoli ricci dei capelli con forme più lussuose, come i drappeggi ispirati dalla scultura gandhariana

In tutte le regioni del sud est asiatico, le sculture del Buddha venivano utilizzate per ricordare episodi specifici dei suoi viaggi e insegnamenti. Come le sculture gandhiane e indiane, quelle del Laos e della Thailandia includono spesso un usnisa (protuberanza nella parte superiore del cranio), con un’espressione serena del viso. Sono comuni anche i lobi delle orecchie allungati, che richiamano l’attenzione sulla rinuncia del Buddha a una vita principesca e ai beni materiali.

Immagine: lotto 22, Grande Buddha in bronzo. Laos, inizio secolo XX / lotto 74, Testa di Buddha. Birmania, secolo XIX

Lotto 73 / Scatola “Hsun-ok” porta offerte. Birmania, secolo XIX

Gli hsun-ok sono dei contenitori tradizionali che venivano impiegati per le offerte al Buddha e alla comunità dei monaci: venivano collocati su un altare, ai lati dell’immagine del Buddha e in essi venivano depositati doni di fiori, frutta e incenso. Questi contenitori erano frequentemente realizzati in legno di bambù e lacca: la laccatura rappresentò infatti un’importante attività artigianale in Birmania per molti secoli. 

La lacca birmana è conosciuta per le superfici incise e per l’aggiunta di intarsi in vetro colorato (soprattutto vermiglio) e foglia d’oro. Un esemplare molto simile a questo offerto in asta è parte della collezione del British Museum.

L’asta dell’8 marzo propone sculture, bronzi, vasi e preziosi oggetti tradizionali della cultura orientale in un catalogo che raccoglie oltre 80 lotti per collezionisti e appassionati di Arte Asiatica.

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Orologi e andamento del mercato: è il momento di comprare o vendere? 

Orologi Vintage, Marchi Indipendenti e Hype Watches: vendere o comprare? I consigli di Alessio Coccioli, Senior Specialist del Dipartimento.


I micro trend del mercato

La questione è storicamente di difficile interpretazione per qualsiasi genere di bene, sia in ottica collezionistica che di investimento. Come sempre in questi casi, una risposta univoca non è mai la più intelligente, ma bisogna saper interpretare i micro trend del mercato per raccoglierne le migliori opportunità.

Per gli orologi da collezione, il 2022 ha segnato due “ere” molto distinte e per tantissimi versi opposte: una prima parte di anno segnata da una grande frenesia di acquisto e speculazione, una seconda parte segnata da una maggiore prudenza e contrazione. Questi due andamenti sono stati particolarmente evidenti per gli orologi moderni e contemporanei, mentre per quelli vintage le reazioni del mercato sono state più equilibrate e stabili.

Credo che con il passare del tempo questa evoluzione porterà ad una diminuzione dei player coinvolti nel settore, cosa che personalmente reputo positiva, in particolar modo riferendomi alle figure dei cosidetti “flippers”, ovvero commercianti di nuova generazione che attuano compravendite molto aggressive e veloci, per generare margini ridotti ma in brevissimo tempo. Andiamo ora a delineare qualche specifica prospettiva di mercato per tipologia di prodotto. Premetto che alcuni consigli potrebbero sembrare controcorrente, ma la storia del collezionismo di orologi ci ha sempre insegnato che quello che in un determinato momento storico appare trascurato, potrà un giorno essere molto richiesto, e che le migliori performance a livello di investimento sono state fatte comprando orologi fuori dai radar al momento giusto.

Orologi vintage di marchi da appassionati: è ora di comprare!

Andando contro le dinamiche di mercato più evidenti, credo che acquistare in questo momento brand come Longines, Universal Genève, Eberhard (…), sia un’ottima scelta: le quotazioni sono generalmente molto più contenute rispetto al recente passato, e si possono fare acquisti davvero furbi. Gli orologi rari lo saranno ancora di più in futuro, e il mercato non potrà che premiare questa variabile; chiaramente in quanto orologi d’epoca le condizioni e la coevitá sono elementi imprescindibili da valutare.

Universal Genève Compur, anni ‘40. Venduto a € 9.450, giugno 2022

Orologi di marchi indipendenti che hanno subito una grande rivalutazione negli ultimi mesi: è ora di vendere.

Se l’orologeria proposta dai brand indipendenti è sicuramente una delle strade future del collezionismo di orologi, con dinamiche di mercato per molti versi simili a quelle dell’arte contemporanea, ci sono delle maison come F.P. Journe, De Bethune, Voutilainen (…) che hanno visto le loro quotazioni arrivare a delle cifre davvero impensabili. In questo caso, puramente in un’ottica di investimento e non collezionistica, credo sia scelta opportuna pensare di mettere in vendita alcuni pezzi, volgendo la propria attenzione verso altri marchi -al momento- fuori dall’interesse del grande pubblico.

Orologi neo-vintage di marchi importanti storicamente sottostimati dal mercato:  è ora di comprare!

Ci sono delle maison a cui non manca davvero niente per far parte del gotha degli orologi più ricercati. Manifattura, storia, numeri di produzione ridotti… penso nello specifico a Breguet e Vacheron Constantin. Ci sono dei modelli, in particolar modo tra gli anni 90 e i 2000, che offrono delle opportunità di acquisto a mio avviso irripetibili, il cui valore in futuro non potrà che crescere. Da evidenziare in particolar modo gli orologi complicati (calendari, tourbillon, ripetizioni…).

“Hype” watches: è ora di vendere.

Come detto, nella prima parte di 2022 si è assistito a una grande frenesia di acquisto, dovuta al fatto che un numero elevatissimo di persone, spostando capitali da altri canali di investimento più rischiosi, si sono concentrate sull’acquisto di orologi. Non essendo in linea di massima esperte del settore, la loro attenzione si é rivolta a un numero molto ristretto di marchi e modelli (in particolar modo referenze sportive in acciaio Rolex, Patek Philippe e Audemars Piguet), provocandone un aumento esponenziale delle loro quotazioni; adesso, a fenomeno speculativo terminato, queste sono in deciso calo, e a mio bisognerebbe saper uscire da questo investimento nel momento opportuno.

Audemars Piguet Royal Oak Calendario Perpetuo 25654ST, anni ‘90
Venduto € 118.580, giugno 2021

Finarte acquisisce Czerny’s

Si consolida una fusione che mira all’espansione dell’offerta della casa d’aste sul mercato internazionale attraverso l’acquisizione di una delle più importanti realtà in Europa nel settore delle Armi Antiche e della Militaria.

Siamo orgogliosi di comunicarvi che da oggi, Finarte e Czerny’s consolidano una partnership iniziata un anno fa, attraverso l’acquisizione della casa d’aste di Sarzana, una delle più importanti realtà in Europa nel settore delle Armi Antiche e della Militaria.

Una nuova rilevante acquisizione per Finarte, dopo Minerva nel 2017: la nostra casa d’aste punta ad espandersi ed ampliare l’offerta dedicata ai propri clienti, avvicinandosi alle esigenze di un pubblico sempre più connesso, consapevole e internazionale.

Finarte ha saputo dalla sua rinascita mantenere un tasso di crescita molto elevato, guidata dall’ambizione di riconquistare la leadership storica tra le case d’aste italiane. Ora, l’ingresso di Czerny’s nel Gruppo rafforza questo percorso e pone le basi per un nuovo ciclo di sviluppo. Guardiamo necessariamente all’internazionalizzazione di tutta la nostra offerta. Czerny’s è in questo un esempio assoluto, un’eccellenza che rispettiamo e intendiamo proteggere e coltivare. Per questo Czerny’s continuerà a operare in totale continuità e autonomia. Non sottovalutiamo le sinergie tra le due aziende, ma è l’adozione delle reciproche ‘best practices’ l’obiettivo strategico di questa unione.

Vincenzo Santelia
Amministratore Delegato di Finarte

Czerny’s è dal 1999 un punto di riferimento per esperti e collezionisti di Armi Antiche, un ramo di nicchia che comprende armi bianche o da fuoco, armature, elmi, documenti e militaria. È un caso unico in Italia e una realtà con un nutrito pubblico di clienti affezionati in tutta Europa e nel mondo: la casa d’aste entra a far parte del Gruppo Finarte con grande ottimismo e fiducia nell’espansione del business.

Micheal Czerny, Presidente e fondatore, dichiara:

“Siamo molto lieti di comunicare a tutti i nostri clienti e collaboratori che Czerny’s entra a fare parte del prestigioso Gruppo Finarte, una realtà unica e in forte espansione nel mercato italiano ed europeo. I collezionisti affezionati alla nostra casa d’aste troveranno la stessa dedizione e professionalità che ha da sempre contraddistinto la Czerny’s anche in tutti i dipartimenti di Finarte, e sarà nostro piacere assistere e consigliare i nostri clienti nel presentare i loro importanti lotti o collezioni ai nuovi dipartimenti.”

La Czerny’s International Auction House rimarrà nella sede storica di Sarzana, cittadina medievale nel cuore della Lunigiana, il personale lavorerà a stretto contatto con il team di Finarte ma continuerà ad essere operativo e disponibile in sede per tutti coloro che negli anni si sono affidati a Czerny’s per vendere o comprare. Il proposito dell’acquisizione è quello di essere sempre più vicini alle esigenze della clientela, sia dal punto di vista dell’offerta che sul piano logistico: Sarzana, dopo Milano e Roma, diventerà una terza sede istituzionale anche per Finarte, dove i collezionisti potranno portare con facilità i loro beni per valutazioni gratuite e confidenziali.

Le prime aste in calendario si terranno a dicembre, nella sede di Sarzana.

Giovedì 15 dicembre – Armi Antiche del Sud Est Asiatico
Venerdì 16 dicembre – Importanti Armi Antiche da Tutto il Mondo