Un nuovo codice ritrovato della Commedia presentato da Finarte e Pineider in un evento esclusivo 

Milano, 4 novembre – Finarte e Pineider svelano un nuovo manoscritto di Dante: un omaggio all'eccellenza italiana senza tempo

Finarte, storica casa d’aste italiana fondata a Milano nel 1959, si dedica ad assistere collezionisti nel mercato dell’arte attraverso l’organizzazione di aste pubbliche di opere e beni preziosi, che spaziano dall’arte antica a quella moderna, dai gioielli agli orologi, fino alla moda. Oggi, siamo entusiasti di annunciare una collaborazione con Pineider, la rinomata maison fiorentina nota per la produzione di strumenti di scrittura. 


Il nuovo codice ritrovato con Caterina Scardillo durante l’evento del 4 novembre. Via dei Bossi, 2. Milano

La giornata è iniziata presso la Boutique Pineider di via Manzoni 12. Seguita da una presentazione nella sede di Finarte in via dei Bossi 2, dove era esposto il prezioso manoscritto della Divina Commedia, mai visto prima d’ora. Il manoscritto è stato presentato da Fabio Massimo Bertolo, esperto del Dipartimento di Libri, Autografi e Stampe di Finarte, con oltre trent’anni di esperienza nel settore dell’antiquariato librario. 

Nuovo codice della Commedia.

Questo manoscritto cartaceo della Commedia include il capitolo attribuito a Pietro Alighieri e il capitolo di Busone Raffaelli da Gubbio, per un totale di 93 carte su 94. La scrittura, disposta con rubriche in rosso, appare di una sola mano e risale alla fine del XIV secolo e ai primi due decenni del XV. Caratteristiche fiorentine lo identificano come parte della famiglia dei codici danteschi nota come “gruppo dei Cento”, distinta dai codici Strozziani e dai codici derivati dal Vaticano. 

Sede milanese di Finarte. Fabio Bertolo con nuovo manoscritto della Commedia.

Aggiungendo ulteriore valore all’evento, i partecipanti hanno avuto l’opportunità di imparare le tecniche di scrittura antica direttamente da una delle maggiori esperte del settore, Caterina Scardillo, esperta di manoscritti storici. Inoltre, la Boutique Pineider ha offerto una selezione di articoli esclusivi, come penne stilografiche, notebook e diari in pelle, ispirati al genio di Dante. 

 

Sede milanese di Finarte. Da sinistra Nicola Andreatta (AD Pineider) con Alessandro Guerrini (AD Finarte.

Questa collaborazione tra Finarte e Pineider rappresenta una legatura perfetta, unendo due eccellenze che condividono la passione per l’arte, la cultura e il Made in Italy. Per partecipare ad eventi futuri o per ulteriori informazioni, si invita a iscriversi tramite il sito di Finarte. 


 
Informazioni   
Via dei Bossi 2, Milano  / T. +39 02 3363801 – press@finarte.itwww.finarte.it  
 

Risultati al femminile: sold out per le fotografe donne

L'asta dello scorso 15 ottobre supera ogni aspettativa riguardo le vendite delle opere di Fotografe donne.

Se è vero, come emerge dal Women Artists Market Report redatto da Artsy per le vendite all’incanto del 2023, che solo il 25% delle opere di Fotografe donne vengono battute all’asta è altrettanto vero, come riscontrato nell’ultima vendita di Finarte dello scorso 15 ottobre, che l’interesse per i loro lavori è ben oltre questa percentuale registrando nella sala milanese un tutto venduto (o quasi) e numerosi rilanci.  

Star della vendita, conquistando il ruolo di top lot dell’asta, la fotografa americana Cindy Sherman con la sua opera pluripubblicata Untitled #119, del 1983, venduta per € 35.370. Podio nel record italiano al secondo posto e parimerito assieme all’opera venduta sempre da Finarte ad ottobre dello scorso anno, se non consideriamo vecchie aggiudicazioni del 2011 e e 2017, forse ormai lontane per il mercato. 

Cindy Sherman. Untitled #119, 1983. Lotto Venduto € 35.370

Ottimo risultato per un’altra fotografa americana ma con un bel legame con il Bel Paese e in particolar modo Roma, Francesca Woodman. La sua opera Untitled, del 1979/1980 (stampa realizzata da Igor Bakht  firmata e numerata a matita da Betty e George Woodman) è stata protagonista di una bella gara di rilanci, con una stima di € 4.000-6.000 e venduta ad € 16.470 ottenendo così il record per la vendita di una sua opera in Italia; al secondo posto figura sempre un’opera venduta 5 anni fa da Finarte ad € 10.140. 

Francesca Woodman. Untitled, 1979/1980. Lotto Venduto € 16.470

In asta a Milano anche Margaret Bourke-White, americana ma non solo, la prima fotografa donna a lavorare per una rivista, la celebre Life, e pioniera del fotogiornalismo, rare le sue opere nel mercato italiano, in totale dal 2001 ad oggi solamente 21. Proposta e venduta a solo € 2.070 la sua stampa alla gelatina ai sali d’argento Political Rally in small German town, del 1938 (stampa di poco successiva realizzata negli anni 1940/1950). 

Margaret Bourke-White. Political Rally in Small Georgetown, 1938

Artista/Fotografa iraniana molto amata negli Stati Uniti, Shirin Neshat vede ormai da anni un bel seguito anche nelle aste di Finarte. Nel catalogo dell’asta del 15 ottobre è stata presentata con una C-print (opera unica con interventi della fotografa) Game of Desire – Solo #1, del 2008, aggiudicata in sala ad € 9.540. 

Shirin Neshat. Game of Desire – Solo #1, 2008. Lotto Venduto € 9.540

Vanessa Beecroft, fotografa italiana ma che vede le sue opere inserite ormai in un mercato internazionale con magnifici risultati per le sue stampe di gran formato, è stata proposta in asta con un’opera dalle dimensioni “contenute” (cm 64 x 89 – cm 51 x 76 immagine), Schipper and Krome, del 1994/2000 ed aggiudicata ad € 5.640. 

Silvia Camporesi. Orologio (Ficarolo), 2014. Lotto Venduto € 1.677

Sempre italiana è la fotografa Silvia Camporesi che, nonostante la giovane età anagrafica (1973) e lavorativa, vede ormai le sue opere proposte nel mercato delle aste dal 2008, qua presente con Orologio (Ficarolo), del 2014, lavoro che conferma la sua stima e viene aggiudicato ad € 1.680. 

Meno favorite dalla sorte in questa vendita le fotografe Berenice Abbott e Beth Moon, mentre trovano un nuovo acquirente i due piccoli lavori del 1995 Sesto Continente dell’artista milanese, ancora legata solo al mercato italiano, Alessandra Spranzi, aggiudicati ciascuno ad € 774. 

Il “Rochers d’Ornans” di Gustave Courbet: tra luce e ombra, un capolavoro di realismo

Un dipinto del paesaggio natale di Courbet che esalta il contrasto cromatico e l'influenza del maestro francese sugli artisti del Novecento.

Acquistato a Parigi nel 1904 da Pietro Romanelli, il dipinto passò poi al mercante d’arte Bruno Lorenzelli, il quale fu il primo a ricondurlo correttamente alla mano del maestro di Ornans. Dopo vari passaggi, giunse agli eredi Finazzi, dove Jean-Jacques Fernier lo esaminò per la prima volta nel 2011.

Documenti ufficiali dell’Institut Gustave Courbet Ornans.

dettaglio di Rochers d’Ornans. olio su tela, cm 46 x 36. Gustave Courbet (1819-1877).

“L’opera rappresenta,” scrive proprio Fernier, “un ruscello tra due falesie, con la più lontana illuminata dai raggi del sole sotto un cielo blu, mentre il primo piano è in ombra.” Questo tema, ricorrente negli anni ’70 di Courbet, colpisce Fernier per il bagliore degli ultimi paesaggi del Jura, un’impressione finale del suo amato paesaggio natìo.

dettaglio di Rochers d’Ornans. olio su tela, cm 46 x 36. Gustave Courbet (1819-1877).

L’iconicità di “Rochers d’Ornans” risiede in una diagonale che divide il dipinto: da un lato l’ombra che avvolge la materia e dall’altro la luce che evidenzia una gamma cromatica di rosso, blu, viola e verde. 

Catturando la natura senza filtri, Courbet si conferma un genio del realismo e una figura di spicco capace di influenzare artisti del Novecento come Morandi e Morlotti. La sua assimilazione dei grandi fiamminghi e il contrasto luce-ombra del Seicento si intrecciano con i giovani impressionisti che lo veneravano. 

dettaglio di Rochers d’Ornans. olio su tela, cm 46 x 36. Gustave Courbet (1819-1877).

Troverete questo fantastico dipinto in asta il prossimo 11 dicembre a Milano all’interno del catalogo di Arte Figurativa tra XIX e XX Secolo.

Le città in USA: la bellezza dell’imperfezione

Dalla critica al successo: storie di un'America in continua evoluzione

Alla ricerca di un editore americano per il libro che voleva realizzare su New York, William Klein si sentì rispondere un po’ da tutti i suoi interlocutori editoriali che non si riconoscevano in quelle fotografie sgranate, quelle riprese ricche di riflessi, di luci abbaglianti, di carrozzerie troppo lucide. Qualcuno gli spiegò anche che le sue riprese erano spazzatura, anche se non fu precisamente quello il termine che si sentì ripetere. Fu così che uno dei più bei libri sulla città fu pubblicato con l’originalissimo titolo “New York. Life is good and good for you in New York” (oggi forse direbbero che con un titolo così il libro diventava invendibile…) in Europa.

William Klein. New York. Pagine di Life is good and good for you in New York , 1956. Stima € 1.000 – 1.500

Andò decisamente meglio al trentaseienne Richard Avedon che per il suo primo libro “Observations” aveva potuto contare sui testi di Truman Capote e soprattutto sullo straordinario impianto grafico di Alexey Brodovitch suo mentore ad Harper’s Bazaar, la rivista da cui provenivano i ritratti a piena pagina dei più importanti esponenti del mondo della cultura e dell’arte pubblicati nel volume su cui in copertina comparivano i classici caratteri Bodoni cari al grafico e art director di origine russa. 

Richard Avedon. Observations, 1959- Stima € 700 – 1.000

Che gli Stati Uniti siano sempre un luogo privilegiato della fotografia lo sappiamo bene tutti e bastano per sottolinearlo alcune immagini qui proposte realizzate da autori che hanno osservato l’America (così abitualmente gli Usa vengono chiamati) sia dall’interno, con lo sguardo di chi come Aaron Siskind è vicino a una visione artistica, sia di quanti usano il filtro della cultura europea.

Aaron Siskind. Harlem, 1935. Stima € 800 – 1.200

Ron Galella. Robert Redford, New York, 1974. Stima € 2.000 – 3.000

Quella respirata dall’italo americano Ron Galella che avendo fatto parte, unico non italiano, del gruppo eterogeneo dei “paparazzi” usa New York come fosse via Veneto per i suoi ritratti rubati, quella respirata prima da Riccardo Moncalvo e poi da Maurizio Galimberti che inseguono il fascino di una città seduttiva, quella infine di Olivo Barbieri che gioca da par suo con i grandi spazi che caratterizzano il Paese.     

Riccardo Moncalvo. Verso la luce, New York, 1966. Stima € 800 – 1.200. Maurizio Galimberti. “New York Studio Nik..”, 2012. Stima € 1.000 – 1.500

Testo di Roberto Mutti

Visualizza il catalogo completo dell’asta di Fotografia che si terrà il 15 ottobre a Milano

Diana Vreeland: un’icona della moda del XX secolo

In asta una coppa in argento creata su commissione da Tiffany & Co. per il matrimonio della stilista con Thomas Reed Vreeland

Photograph of Exhibit Developer Diana Vreeland Giving First Lady Betty Ford a Tour of the "American Women of Style" Exhibit at the Metropolitan Museum of Art - Courtesy Gerald R. Ford Presidential Library

La storia di Diana Dalziel Vreeland
Nata a Parigi nel 1903 da una madre americana e un padre britannico, Diana Dalziel Vreeland ha ereditato il fascino e il cosmopolitismo tipici dell’alta società europea dell’epoca. Non fu solo una semplice redattrice, ma una delle figure più influenti del XX secolo, capace di plasmare la moda e la cultura con un’energia ineguagliabile e una visione straordinaria.

Diana Dalziel Vreedland. Foto di This is Glamorous “Great Love Stories – Diana & Reed Vreeland.”

Dopo aver vissuto in vari ambienti élite, la famiglia Dalziel si trasferì negli Stati Uniti alla fine della Prima Guerra Mondiale. Nel 1924, Diana sposò il banchiere Thomas Reed Vreeland. Dopo il matrimonio, la coppia si trasferì a Londra, dove la Vreeland aprì una raffinata boutique per signore, tra i cui clienti vi era anche Wallis Simpson, futura Duchessa di Windsor. In questo periodo, Diana visitò spesso Parigi, dove nel 1926 incontrò Coco Chanel e la sua amica gioielliera Suzanne Belperron. Nel 1937, la Vreeland tornò a New York, dove iniziò la sua carriera come giornalista e redattrice per la rivista di moda Harper’s Bazaar, curando la rubrica Why Don’t You…?, che proponeva idee eccentriche e suggerimenti di stile. Importante firma di Harper’s Bazaar e Vogue, nel 1965 fu ammessa nella Hall of Fame come una delle donne più eleganti del mondo. Dal 1962 al 1972, fu capo redattrice della rivista Vogue America, dove ancora una volta si fece riconoscere per il suo occhio visionario, e l’incredibile influenza sulle tendenze di moda dell’epoca. Il suo famoso motto, “Il brutto è noioso”, riassume perfettamente il suo atteggiamento nei confronti della vita e della creatività.

Diana & Thomas Vreeland. Foto di This is Glamorous “Great Love Stories – Diana & Reed Vreeland.”

La coppa
Durante la celebrazione di matrimonio del 1924, i Vreeland ricevono come dono di nozze una coppa centrotavola di Tiffany & Co. in argento sterling realizzata su commissione.

Tiffany & Co. Coppa centrotavola di rappresentanza, USA, 1924. Base d’asta € 3.000

La coppa è un esempio di raffinatezza e maestria nell’artigianato caratterizzato da una base circolare, un crest inciso e linee essenziali elegantissime. La coppa reca anche un’incisione che celebra l’unione dei due sposi: “DIANA DALZIEL – THOMAS REED VREELAND – MARCH 1 1924”. Sul retro, è presente l’emblema della Scroll & Key, la prestigiosa società segreta dell’Università di Yale, a cui Thomas Reed Vreeland apparteneva. L’emblema “Scroll & Key” raffigura una pergamena e una chiave, accompagnato dalle iniziali “C.S.P.” e “C.C.J.”, sigle adottate dalla confraternita.

Tiffany & Co. Dettaglio di coppa centrotavola di rappresentanza, USA, 1924. Base d’asta € 3.000

Attorno alla base della coppa sono incisi quindici crest ad altorilievo, riportanti i nomi dei membri della delegazione di Vreeland della Scroll & Key. Tra i nomi spiccano quelli di personalità che avrebbero raggiunto successi straordinari, come Godfrey Stillman Rockefeller e Charles Shipman Payson.

Tiffany & Co. Dettaglio di coppa centrotavola di rappresentanza, USA, 1924. Base d’asta € 3.000

Fondata nel 1842, la confraternita di Scroll & Key si distinse per il suo spirito intellettuale e letterario, selezionando ogni anno quindici membri della classe junior per ricoprire ruoli di leadership. La coppa centrotavola è infatti anche un simbolo di un’unione tra due famiglie di grande prestigio e un legame con una delle più esclusive istituzioni universitarie d’America. Tiffany & Co. ha trasformato questo argento in un tributo che unisce arte, storia e tradizione.

Visualizza il catalogo completo dell’Asta di Argenti Antichi e del XX Secolo

Foto di copertina: Photograph of Exhibit Developer Diana Vreeland Giving First Lady Betty Ford a Tour of the “American Women of Style” Exhibit at the Metropolitan Museum of Art – Courtesy Gerald R. Ford Presidential Library

Fotografie che ci portano in viaggio tra paesaggi e cultura italiana

Scatti d'autore in asta il 15 ottobre di luoghi significativi che hanno caratterizzato la visione fotografica sull'Italia.

Ma l’Italia è davvero quello che convenzionalmente viene ancora chiamato il Bel Paese con buona pace dell’abate Stoppani e di Petrarca? Se lo è chiesto Luigi Ghirri nel 1984 progettando quella mostra corredata da un bel libro-catalogo diventata poi famosa proprio perché già nel titolo “Viaggio in Italia” promuoveva una visione diversa e contemporanea del paesaggio nostrano. Per questa e altre ragioni possiamo qui fare il punto con una riflessione che indaga sui luoghi più significativi che hanno caratterizzato la visione fotografica sull’Italia.  

MICHAEL MCKENNA. Ferro da Gondola, Venice, 2006. Stima € € 1.500 – 2.500

Ci sono città, e Venezia è una di quelle, che hanno stabilito con la fotografia un rapporto stretto e profondo. Si è arrivati al punto che alcune immagini sono diventate delle vere e proprie icone di quel luogo magico e unico. Questo ha riguardato autori locali come Fulvio Roiter (di cui qui si propongono alcune immagini a colori da lui stesso particolarmente amate – Lotto 11, 12 e 13) come anche altri che qui, pur non essendoci nati, sono stati a lungo di casa come Gianni Berengo Gardin e Paolo Monti (Lotto 17). Ma Venezia ha coinvolto anche fotografi come il paesaggista Michael Kenna (Lotto 16) e Franco Fontana, che l’ha a lungo frequentata realizzando sempre immagini non convenzionali e soffermandosi sugli aspetti più innovativi offerti dalla città (Lotto 18).  

FRANCO FONTANA. Venezia, 1979. Stima € 800 – 1.200. PAOLO MONTI. L’angelo della morte, Venezia, 1951. Stima € 600 – 800.

Alla silenziosa eleganza di Riccardo Moncalvo, Milano contrappone la sua austerità (Lotto 9). I fotografi, infatti, l’hanno sempre vista come lo spazio dove vivere la quotidianità di strade e scalinate colte da Luigi Ghirri (Lotto 5) e Riccardo Moncalvo stesso, ma anche dove sono ben presenti i segni di quella industriale che Gabriele Basilico, in una indagine ormai diventata famosissima, ha interpretato in “Ritratti di fabbriche”. Il leggendario dinamismo cittadino lo si ritrova perfino in una piazza del Duomo che ora si fa spettacolare nella ripresa della Galleria realizzata da Ugo Mulas (Lotto 8), ora sorprendente nella fila di passanti che cammina rapida sfidando l’ostacolo della Grande Nevicata del 1985 in una piacevolissima ripresa di Virgilio Carnisio (Lotto 7). 

GABRIELE BASILICO. Milano, Rubattino, anni 1980. Stima € 1.500 – 2.500

VIRGILIO CARNISIO. Piazza del Duomo, Milano, 1985. Stima € 600 – 800

Alla bellezza ben esibita di RomaLuigi Ghirri (Lotto 25) la sottolinea nei Castelli, Mario De Biasi la trova nelle architetture del centro – alle suggestive contraddizioni di Napoli dove possono convivere il ragazzino seduto per strada ripreso da Mario De Biasi (Lotto 27) e le splendide sculture cui Mimmo Jodice ha conferito una fortissima vitalità (Lotto 30).

MARIO DE BIASI. Napoli, 1954. Stima € 1.000 – 1.500

Al di là delle città, ci sono in Italia spazi regionali che sono stati oggetto di attente osservazioni che li hanno resi famosi in tutto il mondo. L’Emilia per la sua immagine ha così potuto contare su grandi fotografi, da Franco Fontana a Luigi Ghirri (Lotto 21), ma anche su Gianni Berengo Gardin che nel 1975 ritornò a Luzzara per riprendere il filo del discorso iniziato vent’anni prima da Paul Strand che quel luogo aveva trasformato nel simbolo della vitalità che animava i paesi di quell’area della Pianura Padana (Lotto 126). Il fotografo americano e quello italiano erano stati accompagnati da Cesare Zavattini e dall’editrice Einaudi che nel 1955 aveva pubblicato “Un paese” e nel 1975 “Un paese vent’anni dopo”.

FRANCO FONTANA. Correggio, 2004. Stima € 1.000 – 1.500

LUIGI GHIRRI. Modena, 1971. Stima € 2.000 – 3.000

Basta scendere di pochi km e ci si ritrova nelle Marche dove i segni della visione di Mario Giacomelli sono così forti da fare specchio: chi conosce le opere del fotografo di Senigallia le ritrova in quei paesaggi collinari, chi ha confidenza solo con questi ultimi si sorprende di come si sono trasporti in queste intense immagini.

MARIO GIACOMELLI. Presa di coscienza sulla natura, 1975/1985. Stima € 1.800 – 2.500

Altra grande terra di fotografi è la Sicilia: se chi la visita ne coglie i cromatismi abbaglianti come ha fatto un grande maestro del colore come Franco Fontana (Lotto 33 e 34), chi la conosce per esserci vissuto come Enzo Sellerio e Ferdinando Scianna preferisce i toni smorzati di un bianco e nero classico. 

ENZO SELLERIO. Palermo, uscita dai Cantieri Navali, 1962. Stima € 1.200 – 1.600

FERDINANDO SCIANNA. Moisseiev, Tarantella Siciliana, 1966. Stima € 600 – 800

di Roberto Mutti

Scopri il catalogo completo dell’Asta di Fotografia che si terrà a Milano il 15 ottobre

Erté: Il Maestro dell’Art Déco e dell’eleganza senza tempo

Dalle copertine di Harper’s Bazaar alla moda e al teatro, l'arte poliedrica di Romain De Tirtoff conquista il mondo.

Talentuoso artista di origine russa, conosciuto con lo pseudonimo Erté (la pronuncia francese delle sue iniziali R.T.), Romain De Tirtoff si trasferisce a Parigi all’inizio degli anni ’10.

Nel 1913 inizia a collaborare con lo stilista Paul Poiret; nel 1915 ottiene il suo primo contratto con Harper’s Bazaar, la prestigiosa rivista per la quale realizzerà più di 200 copertine fra il 1915 e il 1938.

Ladislaus Czettel. Éventail, anni 20. Stima € 500 – 900

Le illustrazioni di Erté vengono pubblicate su numerose altre testate, fra cui Illustrated London News, Ladies’ Home Journal e Vogue. Ma sono i suoi disegni di moda a renderlo celebre in tutto il mondo: le sue delicate e sofisticate figure, di uno stile immediatamente riconoscibile, costituiranno un’inesauribile fonte d’ispirazione per la moda successiva, rendendolo a tutti gli effetti uno dei padri dell’Art Déco.

Erté (Romain de Tirtoff). Tigre – Danceurs, anni 70. Stima € 1.200 – 2.500

Oltre all’illustrazione ed alla moda, Erté brilla in numerosi campi delle arti applicate: realizza gioielli, arredamenti d’interni, scenografie e costumi teatrali e cinematografici. Le sue opere sono esposte nelle più prestigiose collezioni museali di tutto il mondo, dal Metropolitan Museum of Art di New York al Victoria & Albert Museum di Londra.

Ladislaus Czettel. Folies Bergère – La grande folie, 1928. Stima € 550 – 900.

Con quasi 100 disegni originali tra costumi di moda, scenografie teatrali e illustrazioni editoriali, siamo orgogliosi di presentare la più grande asta mai dedicata al padre dell’Art Déco.

Il catalogo dell’asta presenta una selezione dei più importanti costumisti dei mitici Music Hall parigini, artisti che con le loro opere hanno rivoluzionato lo stile dei primi decenni del XX secolo, artisti come Charles GesmarLadislaus Czettel e Freddy Wittop che hanno dato vita a quella époque d’or rimasta nell’immaginario collettivo di intere generazioni.

Scopri il catalogo completo dell’asta di Erté e il Paris Music Hall che si svolgerà il 25 ottobre a Milano.Visita il nostro sito per il catalogo completo.

Ritratti di donne tra Otto e Novecento: modelle, ideali ed eroine

Donne al centro della raffigurazione nella prossima asta del 25 settembre di Arte Figurativa: modelle realmente esistite o frutto di un ideale femminile, dall’accento esotico o dal temperamento volitivo.

Dal magnifico ritratto di Luigi Trecourt, che Fernando Mazzocca così ci descrive: “Il bel volto della nostra signora, ritratta frontalmente e in una posa di grande effetto con la mano che viene in primo piano appoggiata sulla spalliera della seggiola, ricorda da vicino una delle due figure del quadro pavese – suo capolavoro – , quella che sta in piedi dietro all’altra invece seduta. Vi ritroviamo la stessa dolcezza di modellato e una ricerca espressiva improntata ad un pacato naturalismo caratteristico dei ritratti a noi noti del pittore” (lotto 83), alla mascolina schermitrice di Gaetano Previati al passo con la moda dell’epoca di una scherma al femminile (lotto 3), troviamo una pittrice che idealizza una donna orientale. Stiamo parlando di Sofia Grancini, figura attualmente refrattaria agli studi.

Luigi Trecourt. Ritratto femminile. Stima € 2.500 – 4.000. Gateano Previati. Schermitrice. Stima € 800 – 1.200

Impostata secondo i canoni della scuola braidense, allieva evidentemente del pittore Bertini e degli scapigliati ad esso collegati (Cremona, Ranzoni ma anche una certa sfrontatezza di Tallone), la figura dell’Odalisca dimostra una pittrice matura capace di mescolare con grande consapevolezza di mezzi le cromie anche più accese (lotto 45).

Sofia Grancini. Odalisca. Stima € 1.000 – 1.500

Singolari le due donne di Giovanni Battista Galizzi, pittore eminentemente frescante in spazi chiesastici, che qui si lascia andare a due piccanti declinazioni del femminile: una danzatrice dai lineamenti misteriosi e una modella, La Nigra, che qualche grattacapo coniugale gli procurò (lotti 138, 140).

Giovanni Battista Galizzi. Danzatrice del ventre. Stima € 1.200 – 1.500 e La nigra (la modella). Stima € 1.200 – 1.500.

Protagonista indiscusso della raffigurazione femminile è Giuseppe Amisani, che raccoglie l’eredità boldiniana e che si impone al grande pubblico proprio nel 1912 con il ritratto dell’attrice Lyda Borelli; stessa data del nostro sontuoso ritratto in costume (lotto 81).

Giuseppe Amisani. Ritratto di giovane elegante, 1912. Stima € 3.500 – 5.000

Chiude la rassegna il cremonese Antonio Rizzi il quale, a Firenze al culmine della sua maturità, tra simbolismo e realismo, dispone in un pacato paesaggio lombardo-veneto le sue monumentali matrone michelangiolesche (lotto 143).

Antonio Rizzi. Concerto, 1931. Stima € 5.000 – 7.000

Scopri il catalogo completo dell’asta di Arte Figurativa tra XIX e XX Secolo che si svolgerà il 25 settembre a Milano.

“Disegni Scomparsi” : il racconto di Francesco Altan

Disegni figli del tempo, prodotti tra il 1968 ed il 1970, che mostrano lo sviluppo creativo del più importante fumettista, vignettista e autore satirico italiano. Ed è stato proprio lui in prima persona a raccontarci la loro vera storia.

Questo gruppo di disegni risale agli anni 1968-70, periodo in cui ho vissuto a Roma nell’intervallo fra il mio primo e secondo viaggio in Brasile. All’epoca lavoravo per la rivista Playmen, pubblicando vignette e illustrazioni dei racconti, che firmavo con lo pseudonimo “Panzoust”. Per questi lavori usavo chine, nere e colorate, spesso utilizzando la “penna d’oca” che era fissata al tappo delle bottigliette d’inchiostro.

Parallelamente mi piaceva sperimentare diversi strumenti di disegno: matite, pastelli a cera e olio, in qualche caso tempera e acquerello. Molto spesso il tratto era suggerito dal tipo di strumento e dal supporto cartaceo.

Un buon numero di disegni sono fatti con la tecnica del monotipo, segnando con una punta un foglio di carta leggera posata su un vetro coperto con inchiostro da stampa, che produce un segno simile a un’incisione.

Cominciai anche ad usare, oltre al pennino, il Rapidograph, che diventerà in seguito il mio strumento di base per le vignette e i fumetti. Parlo di “Disegni scomparsi” perché effettivamente li ho persi di vista da quell’epoca fino a un paio d’anni fa, quando sono riapparsi dopo un percorso per lo meno tortuoso.

Disegni Scomparsi è anche il titolo dell’appuntamento per gli amanti del mondo dei fumetti e delle tavole originali del vignettista e autore satirico italiano Altan, un’asta che si terrà a Milano martedì 17 settembre presso la sede di Milano e che sarà preceduta da una fantastica esposizione.

> Scopri il Catalogo Completo dell’Asta

Record italiano per l’opera simbolo di Marcel Duchamp

L.H.O.O.Q, del 1964 dell’artista Francese raggiunge il Record Italiano affermando il successo del dipartimento di Arte Moderna e Contemporanea.

Henri-Robert-Marcel Duchamp rappresenta uno dei principali esponenti del dadaismo e dell’arte concettuale. L’opera mostra lo spirito avanguardista di Duchamp ed è considerata un punto di riferimento dell’arte del XX secolo.

Con una stima in catalogo di € 100.000 – € 150.000, il capo lavoro L.H.O.O.Q dell’artista francese, è stato battuto all’asta all’importante cifra di € 321.290 durante la giornata del 27 giugno 2024. L’aggiudicazione è record price per l’artista e uno dei miglior risultati per il Dipartimento di Arte Moderna e Contemporanea.

L.H.O.O.Q. di Duchamp sfida le visioni tradizionali e riconsidera un classico utilizzando uno schizzo a matita di baffi e pizzetto. Il titolo dell’opera usa un gioco di parole e, unito all’immagine rivisitata della Gioconda, mostra l’umorismo irriverente di Duchamp e la sua messa in discussione della sacralità dell’arte.

GIANFRANCO BARUCHELLO
Marcel Duchamp in 20 fotografie di Gianfranco Baruchello

L.H.O.O.Q. è anche ampiamente discusso nella letteratura critica. È presente in Marcel Duchamp. Proposte e ricordi (Milano, Ed. Galeria Schwarz, 1965) di Pierre de Massot, creato appositamente per il n. 13 della prima edizione di questo saggio. Arturo Schwarz parla di quest’opera anche nel suo catalogo ragionato The Complete Works of Marcel Duchamp (Londra, Ed. Thames & Hudson, 1969, n. 261e, pp. 476-477), e nella sua edizione rivista e ampliata (New York, Delano Greenidge Editions, 2000, n. 369f, pp. 670-671). Questa replica è stata realizzata per essere inserita nel libro di Pierre de Massot Marcel Duchamp.

MARCEL DUCHAMP
L.H.O.O.Q., 1964

Quest’opera d’arte non solo rappresenta un momento significativo del Dadaismo e Surrealismo, ma è stata anche un precursore dell’arte concettuale successiva.

Il Dipartimento di Arte Moderna e Contemporanea sta selezionando opere per le prossime aste. Se desiderate richiedere informazioni sulla possibilità di mettere in vendita uno dei vostri beni in una delle nostre aste potete contattare i nostri esperti per una prima valutazione gratuita e confidenziale:

Dipartimento di Arte Moderna e Contemporanea
modernoecontemporaneo@finarte.it