“The Swatch Collection”: in asta la più importante collezione privata italiana

Un evento speciale dedicato al "second watch" che ha vestito il polso di milioni di persone.

"Swatch Art Special Edition" Keith Haring - Esemplari in asta

Dietro ogni grande storia di successo c’è una sfida e una scommessa, che spesso e volentieri nasce da una crisi. Siamo verso la fine degli anni Settanta e l’industria orologiera svizzera assisteva ad un rapido declino determinato dall’invasione del mercato giapponese; orologi creati attorno al movimento al quarzo, paradossalmente di invenzione svizzera, in grado di passare dallo 0% al 42% del mercato mondiale nel giro di pochi anni!

Il prototipo che anticipa l’invenzione dello Swatch si chiamava Popularius, nome spartano ma che già indicava chiaramente la destinazione popolare (pop) del prodotto:

“a low-cost, high-tech, artistic and emotional «second watch»”

…lo Swatch appunto.

Gli Swiss watches (S’watches) destinati al mercato americano escono nel novembre 1982, un test che non sfonda. In Svizzera l’intera prima produzione, 25 orologi, viene lanciata ufficialmente nel marzo 1983, quindi distribuita negli Stati Uniti, in Inghilterra e successivamente in Germania.

Dietro tutto il progetto un genio del marketing, dell’ingegneria applicata, della strategia aziendale: Nicolas G. Hayek, all’epoca Chief Executive Officer di Hayek Engineering. Oltre ad alcune fusioni societarie strategiche, Hayek si lanciò nell’impresa impossibile: realizzare un orologio al quarzo quasi perfetto e contemporaneamente di costo estremamente contenuto, funzionante con la metà dei componenti solitamente necessari (da 90-150 a 51 appena). Ma il progetto tecnico da solo non bastava, e questo Hayek lo sapeva bene, serviva uno scatto in altra direzione.

Due dei modelli in asta, GB 101 (a sinistra) e il GB 700 (a destra)

Due dei modelli in asta, GB 101 (a sinistra) e il GB 700 (a destra)

Il tocco geniale fu un progetto marketing avanzato e fantasioso. Da un lato, Hayek chiese ad alcuni amici artisti di utilizzare quell’orologio di plastica nera (erano così i primi prototipi Swatch) per “dipingerlo” come fosse una tela; dall’altro, si rivolse alle banche per finanziare un progetto sul quale prevedeva di raggiungere il pareggio una volta venduti i primi due milioni di pezzi.

In poco più di un anno si raggiunse il pareggio, nell’autunno del 1984 si raggiunsero i dieci milioni di esemplari e, nel 1988, si arrivò a 50 milioni. Nell’autunno del 1992, ossia dopo dieci anni dal lancio sul mercato del brand, la cifra salì a 100 milioni, per raggiungere i 200 milioni nel 1996. Una crescita impressionante, una case history da manuale, dichiarava Hayek: “Il sistema realizzativo messo a punto dai nostri ingegneri ci portò, all’inizio, a pianificare un quantitativo di 5 milioni di orologi all’anno, tanto che venimmo ritenuti pazzi dagli operatori di mercato. Ebbene, gli ottimi risultati di vendita c’indussero, per l’anno successivo a prevederne 12 milioni. A divenir pazzi, a quel punto, furono tutti coloro che si trovarono schiacciati dal fenomeno Swatch, e che dovettero rivedere tutte le strategie”.

Orologi svizzeri di qualità, fatti di plastica ma non solo; la sperimentazione costante ha nel tempo introdotto nuovi materiali, dalla plastica all’acciaio e all’alluminio, fino ai tessuti sintetici, alla gomma e al silicone. Ma è nello sviluppo innovativo del design che la Swatch ha raggiunto l’apice della sperimentazione e della fantasia: “Hayek ha voluto intendere Swatch, non solo come contenitore di qualità e tecnologia accessibile a tutti, ma come modo di comunicare, un ‘pezzo parlante’ studiato per permettere a chi lo indossava di mostrare chi era e come si sentiva.” Ed ecco che vennero creati – nei quasi quattro decenni di vita del marchio – modelli iconici ed “emozionali” che hanno fatto la storia della moderna orologeria, intesa anche come sfida continua al mercato dell’arte e del design.

"Swatch Swiss" - Limited Edition

“Swatch Swiss” – Limited Edition

Gli Swatch possono a ragione considerarsi eredi della Pop Art degli anni Sessanta, fonte continua di ispirazione per artisti di almeno due generazioni, diventando loro stessi materiale artistico. Pittori, scultori, musicisti, registi si sono cimentati con questi oggetti di design, a cominciare da Christian Chapiron col suo Kiki Picasso del 1984, per passare al pittore americano Keith Haring, che creò tutta una serie di prototipi a metà degli anni Ottanta e quattro Swatch con i suoi disegni, tra i quali il Mille Pattes (1986), prodotti e lanciati negli Stati Uniti. Da allora, moltissime furono le collaborazioni creative, tra le più significative quelle di Alfred Hofkunst, Jean-Michel Folon, Sam Francis, Mimmo Paladino, Mimmo Rotella, Nam June Paik, Not Vital, Akira Kurosawa, Spike Lee, Renzo Piano e Moby. Parte integrante di ciascuna Swatch Art Special Edition è la confezione, spesso divertente e originale quanto gli orologi stessi.

La collezione che qui si presenta in asta contiene 1.241 esemplari dall’inizio della produzione (1983) sino a tutto il 1996. Quattordici anni di orologi Swatch, tutti nelle loro confezioni originali, MAI USATI. Probabilmente la più importante collezione italiana in mano privata, molti dei quali con certificati di garanzia incorporati nella confezione, con la relativa numerazione del lotto prodotto e messo in commercio.

Catalogo online

Nell’insieme spiccano per rarità e preziosità soprattutto gli “Special Art”.

Il Kiki Picasso è l’esemplare n° 82/120 a 5 colori. Opera del pittore/grafico Christian Chapiron, primo artista a firmare uno Swatch. Il cinturino porta la sua firma, la cassa, senza numeri e codici sul retro, è quella iniziale del 1983. In un ricevimento dell’IRCAM di Parigi (Centre National des Arts et de la Culture) presso il centro Pompidou, vennero distribuiti i 120 esemplari ad alcune personalità.

"Swatch Art Special Edition" Kiki Picasso - Esemplare n° 82/120 a 5 colori

“Swatch Art Special Edition” Kiki Picasso – Esemplare n° 82/120 a 5 colori

Il Davos Simposium del 1985 (soli 200 esemplari) venne distribuito ai partecipanti economisti riunitisi per l’annuale Forum, tra cui Henry Kissinger. Il presente esemplare è la prima edizione col testo sul quadrante.

L’introvabile Jelly Fish opera di Andrew Logan venne distribuito a Londra il 31/05/1985 in soli 50 esemplari destinati a premiare i vincitori dell’Alternative Miss World, sponsorizzato quell’anno dalla Swatch. La spilla-scultura firmata da Logan presentava sul cinturino del materiale scultoreo simile a un pesce con pietre preziose, brillantini e perle. Sul retro, accanto alla spilla da balia, Logan incise il suo nome e l’acronimo A.M.W. (Alternative Miss World).

"Swatch Art Special Edition" Jelly-Fish

“Swatch Art Special Edition” Jelly-Fish

L’Oigol Oro del 1985 è opera di Mimmo Paladino, qui conservato nell’originale confezione nera opaca con garanzia e certificato di autenticità. L’esemplare fa parte della prima di due serie, con numerazione araba, limitata a 100 esemplari. Questo è il n° 27/100, destinato – nella documentazione tenuta dalla casa madre – alla cantante Madonna in occasione della festa Vip alla terrazza Martini a Milano. Con garanzia e certificato di autenticità.

"Swatch Art Special Edition" Oigol Oro di Mimmo Paladino - Esemplare n° 27/100

“Swatch Art Special Edition” Oigol Oro di Mimmo Paladino – Esemplare n° 27/100

I quattro orologi firmati da Keith Haring nel 1985-’86 hanno una tiratura di 9.999 esemplari e sono tra i più ricercati e rari del mercato: la serie completa venne venduta nel 1991 dalla Christie’s di Londra per circa 12 milioni di Lire.

Di estrema rarità è anche il Rorrim 5 opera di Tadanori Yokoo, realizzato nel 1987 in soli 5000 esemplari. Venne inizialmente distribuito solo in Giappone, per poi arrivare sul mercato europeo. Ha quotazioni superiori ai € 2000.

RORRIM 5 GZ107 - Opera di Tadanori Yokoo

RORRIM 5 GZ107 – Opera di Tadanori Yokoo

Affascinante anche la storia dei 6 Black Puff destinati al mercato americano (1988). Il nome della collezione, Blow your time away, richiama la peculiare caratteristica di questi orologi: la presenza di un nugolo di peli d’angora (puff) in sei diversi colori fissati ad un anello di ottone sul vetro, il termine “puff” si può tradurre in soffio e l’idea è quella di soffiare via il tempo…un invito dunque a liberarsi della schiavitù delle lancette. Per leggere l’ora, bisogna soffiare via i peli dal quadrante dell’orologio.

I 6 Black Puff in asta

I 6 Black Puff in asta

Dal primo Swatch uscito nella primavera del 1983, dal codice GB101, sino all’ultima serie Swatch X 007 dedicata a James Bond e ai suoi eterni movies (uscita a febbraio 2020), questi iconici oggetti utili a misurare il tempo hanno sempre rappresentato qualcos’altro: l’evoluzione del gusto, le passioni di almeno due generazioni di appassionati collezionisti, le trasformazioni impetuose di oggetti che nel misurare il tempo ci danno anche la misura di quanto e come siamo cambiati, da allora.

E questa straordinaria collezione – che condensa e rappresenta ampiamente i primi 14 anni della Swatch – è la testimonianza viva e vitale di quanto un orologio semplice e popolare possa rappresentare, nelle sue multiforme sfaccettature, un’intera società.

 

Catalogo online

 

Finarte conferma il suo periodo positivo con l’ottimo risultato dell’asta di Arte Moderna e Contemporanea

L’asta che si è tenuta a Roma lo scorso 28 maggio ha superato i 930.000 euro di venduto con oltre il 70% di lotti aggiudicati.

ALIGHIERO BOETTI, "Talvolta sole, talvolta luna" (dettaglio), 1988 - Venduto € 36.219,00

Finarte è stata tra le prime a sapersi riorganizzare in questa particolare situazione per continuare ad attirare i suoi collezionisti comodamente seduti sulla poltrona di casa. Concentrando le forze nell’organizzate aste interamente online e i risultati ci stanno dando ragione (come avevano già dimostrato i risultati delle aste di Fotografia e di Grafica Internazionale e Multipli d’Artista).

Tra le priorità del Dipartimento di Arte Moderna e Contemporanea quella di presentare ogni volta delle primizie della Storia dell’Arte cosa che è stata giustamente riconosciuta e premiata dai partecipanti all’asta con delle serrate trattative fatte di offerte e contro-offerte.

Tra tutti i lotti contesi da citare, sicuramente, il lotto 53, Flowers, un disegno degli anni sessanta di Cy Twombly. Un delicatissimo vaso di fiori che, come le grafie più famose dell’artista americano, è fatto di segni tanto rapidi quanto essenziali e con solamente degli accenni di colori a renderne la vividezza. Dei fiori di pura forza. Ebbene questa composizione floreale da una base d’asta di € 7.000 vola fino a superare € 62.000. Fortunato/a chi si ritroverà in casa uno dei mazzi di fiori più costosi della storia.

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CY TWOMBLY, “Flowers”, 1960/’70 – Venduto € 62.259,00

Lotto molto poetico l’Alighiero Boetti (170), Talvolta sole talvolta luna, un arazzo, del 1980, nei toni dell’arancio, del viola e del verde aggiudicato a più di  € 36.200 con un raddoppio della stima iniziale di € 18.000.

Ottimo risultato per un’altra opera dell’artista torinese, una copia del suo mitico volume Classifyng the thousand long est rivers in the world, del 1978, passa di mano infatti per € 37.459 (lotto 133).

Star dell’incanto il dolcissimo sguardo di una madre verso la figlia china sulle sue gambe. Scena che giunge a noi filtrata dagli occhi di un padre come Giacomo Balla che nel 1910 realizza uno dei suoi capolavori il trittico Affetti conservato alla Galleria d’Arte Moderna di Roma.

Siamo contenti che il bozzetto principale incentrato sui volti delle due donne, battuto per € 99.059, vada con tutte le sue emozioni a riscaldare la casa di un appassionato (lotto 150).

GIACOMO BALLA, Affetti (bozzetto), 1910 - Stima € 80.000 - 100.000

GIACOMO BALLA, “Affetti (bozzetto)”, 1910 – Venduto a 99.059 €

Tra le tendenze da registrare il rinnovato interesse dei collezionisti all’arte figurativa, genere in cui l’arte italiana può vantare dei maestri assoluti come Fausto Pirandello. La sua Donna dietro il vetro, (lotto 146), un olio su tavola, del 1936, in cui l’artista mostra tutta la sua bravura pittorica dando l’idea della trasparenza delle superfici giocando su pochissime tonalità viene venduto a € 23.819.

Uno dei temi classici è la natura morta e tra gli artisti contemporanei che più si sono dedicati al tema Giorgio De Chirico, la sua Natura morta con frutta (Frutta con pesche, pere e uva bianca), olio del 1952, è venduto per € 37.459.

Tra le opere che confermano di essere più bramate dai collezionisti le pitture di Mario Schifano. L’artista romano ha superato il genere pop creandone uno tutto suo in cui è bellissimo perdersi.

Opere come: Senza Titolo (Paesaggio anemico) (lotto 108, € 6.359), Gigli d’acqua (lotto 154, € 15.139) e Paesaggio Anemico (lotto 183, € 12.029) testimoniano la sua capacità di sintetizzare e rappresentare una veduta in opere paragonabili alla produzione di uno dei più bravi paesaggisti di tutti i tempi, l’inglese William Turner.

La volontà di essere fuori dal tempo con una pittura che omaggi tutte le epoche, soprattutto quelle classicheggianti, sia nei soggetti e composizioni e nelle tecniche elaborate e raffinatissime ha unito un gruppo di artisti, negli anni ’80, dando vita al così detto Anacronismo.

Un movimento che ha goduto di alterne fortune ma che ora sta giustamente richiamando l’attenzione su di sé come dimostrano gli ottimi risultati di autori come: Carlo Bertocci (L’attesa, lotto 109, € 6.359), Lino Frongia (Trio, Lotto 110, € 5.351) e Franco Piruca (Giochi fanciulleschi, lotto 112, € 7.115).

Finarte è sinonimo anche di grande arte internazionale come dimostra l’aggiudicazione di alcuni lotti.

Il lotto 159, un’opera storica dell’artista cinese Hsiao Chin, Pittura –Bi, un olio su tela, del 1935, testimonianza delle sue prime ricerche sull’astazione “simbolica” è venduta per € 34.979. Al lotto 162 una delle classiche compressioni dell’artista francese César è aggiudicata a € 17.619.

La pittura mantiene il suo ruolo di regina delle aste. Ne è un esempio perfetto S’Excluse, un olio su tela, del 1972, del maestro cileno Roberto Sebastian Matta (lotto 163) la sua composizione di personaggi astratti viene, infatti, battuta a € 54.819.

Finarte vuole ringraziare tutti gli appassionati e collezionisti che partecipando, asta dopo asta, sempre in numero crescente testimoniano l’impegno e la bravura di tutti i suoi dipartimenti nel rendere reali i loro sogni.

Grazie a tutti voi.

Risultati completi

 

Arte Moderna e Contemporanea: sei capolavori da provare ad aggiudicarsi in asta

Tra i lotti in asta domai giovedì 28 maggio ci sono alcune opere da non farsi sfuggire perché nate dalle mani di artisti unici e insuperabili come lo sono De Chirico, Lai, Chagall, Turcato, Birolli e Ventrone.

Partecipare a un’asta è emozionante. Paragonabile a uno scambio tra schermidori in cui la vittoria è assicurata dal giusto mix di forza, velocità e strategia.

Di certo, ancora più forte è l’emozione se come premio finale vi è uno dei capolavori in asta il 28 maggio a Roma.

Vediamone alcuni.

Lotto 50
RENATO BIROLLI, Rocce e mare

Rocce e mare è un olio su carta intelata, del 1952, di Renato Birolli. L’artista, di origini veronesi ma trasferitosi giovanissimo a Milano, fu tra i membri del gruppo Corrente, fondato nel 1938 da Ernesto Treccani, di cui facevano parte anche Carlo Carrà e Giacomo Manzù. Spinta del gruppo una rivolta artistica al formalismo e alla retorica del Novecento con risultati più espressionistici.
Una pittura che, pur partendo da rappresentazioni “naturali”, non ne è una mera copia ma una libera interpretazione. Le opere di Birolli sono manifesti del suo impegno sociale e politico sempre spinto nell’intento di

“..scorrere con l’occhio cognito, con lo sguardo sapiente d’umanità, sull’umanità altrui e coglierne il meglio… perché i nostri colori sono il padre e la madre del senso della storia.”

Con lui anche un paesaggio di una semplice località di mare acquista forza. La forza di un albero adagiato sulla battigia. L’eternità di una roccia erosa dalle onde e la caparbietà delle piante che, come alcuni esseri umani, riescono a sopravvivere anche nelle condizioni più estreme… sopra la sabbia. “Vale più un occhio di un buon pittore di tutti gli oratori dei passati regimi”. Birolli fu un artista intellettuale votato agli altri.

Scheda completa dell’opera

STIMA € 13.000 – 18.000


Lotto 130
MARIA LAI, Spartito

Lotto 130, MARIA LAI, Spartito, 1993, Stima € 15.000 - 20.000

Altra artisti votata agli altri fu la sarda Maria Lai, con le sue azioni che coinvolgevano per intero il suo paese natale Ulassai, nell’entroterra isolano.

Maria Lai fu una vera e propria cantastorie. Un personaggio unico che riportava in vita le antiche leggende locali e i loro insegnamenti millenari grazie all’utilizzo di pratiche tradizionali come la filatura o la lavorazione della paglia. Una delle usanze più diffuse nell’isola è il canto a cappella, ogni paesino ha i suoi cantori e canzoni con peculiarità e specifiche tecniche differenti. L’opera Spartito (lotto 50, € 15.000-20.000), un ricamo su carta, potrebbe benissimo essere un omaggio della Lai a questa pratica. Fili neri si dispiegano a formare le linee di un pentagramma con dei nodi a fare da note, un’opera tanto delicata quanto potente per le potenzialità narrative in essa racchiuse.

Un perfetto esempio della produzione artistica di una delle protagoniste femminili dell’arte italiana del ‘900 che amava affermare:  “L’arte è fatta per essere lanciata nel mondo”. Chi riuscirà ad afferrare questo bellissimo lavoro?

Scheda completa dell’opera

STIMA € 15.000 – 20.000


Lotto 147
GIORGIO DE CHIRICO, Bagnante

 

Di pittori con le qualità di Giorgio De Chirico la storia dell’arte ne ha avuti pochi. Infatti pochissimi si sono dedicati, come lui, a un’analisi così continua e radicale della pittura e delle sue tecniche. De Chirico nel corso della sua carriera artistica ha proceduto ad analizzare in maniera metodica i differenti utilizzi dei colori a olio, le tecniche preparatorie della tela e i diversi soggetti: natura morta, nudo, composizioni con più figure, tanto da scrivere e pubblicare, nel 1928, Il Piccolo Trattato di Tecnica Pittorica.

Un interesse che si palesa totalmente in opere come la Bagnante del 1950 (lotto 147, € 70.000-100.000). Un mezzo busto femminile emerge dalle acque di un fiume, le sue membra sono morbide come quelle di un corpo dipinto da Rembrandt. La posa plastica con le braccia rialzate sopra la testa esalta la femminilità di un gioco di seduzione, sottolineata anche dal drappo rosso e dalla ricchezza dell’orecchino pendente. Un bellissimo “a solo” della sensuale ninfa che compare in primo piano nella composizione Naiadi al bagno, conservata presso la Casa-Museo Giorgio De Chirico a Roma. Un vero inno alla femminilità, un omaggio del maestro romano alla figura del desiderio e alla mitologia.

Scheda completa dell’opera

STIMA € 70.000 – 100.000


Lotto 149
LUCIANO VENTRONE, Dove l’ombra s’addensa

Dalla maestria tecnica di Giorgio De Chirico a quella, ancor maggiore, di Luciano Ventrone e del suo iperrealismo di cui al lotto 149 possiamo apprezzare un esempio con Dove l’ombra s’addensa, un olio su tela di 50 x 60 cm.

In quest’opera la sensualità è quella di un melograno spaccato a metà, custodito in una ceramica cinese dalle caratteristiche decorazioni blu su fondo bianco. Una natura morta curata nei minimi dettagli e ricca di simboli come lo stesso frutto, i suoi semi sparsi sulla tavola, il cormorano stilizzato della decorazione della ceramica di cui Ventrone ha saputo rendere perfino il craquelure del tempo. Oggetti, quelli ritratti da Ventrone, che sembrano trascendere la realtà, espressione del mondo interiore dell’artista fatto di una luce perfetta, trascendentale.

Scheda completa dell’opera

STIMA € 8.000 – 12.000


Lotto 160
MARC CHAGALL, Doppio profilo su fondo blu e verde

Mistico il personaggio rappresentato da Marc Chagall nel suo Doppio profilo su fondo blu e verde, al lotto 160 (€ 40.000-50.000). Perfetto esempio del mondo immaginifico e fiabesco dell’artista russo, ci riporta alle sue origini contadine, dove la cultura era orale e interpretata da personaggi dalle capacità straordinarie.

Qui il profilo di un uomo e quello di una donna nascono dal medesimo busto. Uno dei due avvicina, con un gesto elegante, dei fiori alle narici, possiamo quasi sentirne il profumo con lei. Immaginare che quei fiori siano un pegno d’amore fatto “dall’altra” metà. Chagall per tutta la sua lunga carriera è stato fedele al suo stile onirico e surreale. Le sue opere sono visualizzazioni di sogni in un continuo sottolineare l’importanza della nostra interiorità e delle sue emozioni. Chagall è la perfetta trasposizione del personaggio di Peter Pan nella Storia dell’arte, l’eterno fanciullo e gli siamo grati di essere rimasto tale riuscendo a farci sognare.

Scheda completa dell’opera

STIMA € 40.000 – 50.000


Lotto 177
GIULIO TURCATO, Superficie Lunare

 

È bellissima la capacità di riuscire a sognare a occhi aperti. Da sogno è anche la materia delle opere di Giulio Turcato, l’artista che sognava di andare sulla Luna. A testimonianza di questo suo desiderio troviamo, al lotto 177, Superficie lunare (€ 20.000-30.000). Tra i fondatori, negli anni Quaranta, del gruppo Forma 1, Turcato ha cercato per tutta la vita di innovare la pittura creando forme e tonalità di colori mai viste prima da occhio umano.

Colori al di là dello spettro visivo umano, fatti per scioccare e sospingere l’uomo verso un futuro tutto da scoprire, fatto di meravigliosi viaggi e scoperte interplanetarie come le avventure narrate nei romanzi di Jules Verne. La superficie su cui Turcato dipinge quest’opera non è una comune tela ma gommapiuma, usata per trasmettere allo spettatore quella tridimensionalità e caratteristiche di morbidezza che l’autore sognava per il suolo terrestre. Su di essa si adagiano pennellate arancioni: energia allo stato puro.

Scheda completa dell’opera

STIMA € 20.000 – 30.000


La stessa energia che dovrete impegnare per aggiudicarvi una di queste bellissime opere.

Tutti i lotti in asta

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La storia della cravatta e la sua commistione tra arte e stile

Da quella di Giacomo Balla a quelle della maison Hermès: breve storia della nascita dell'accessorio maschile da sempre simbolo di eleganza.

Molti movimenti artistici con le loro pratiche hanno aspirato a far coincidere l’arte con la vita. Tra i primi, in ordine cronologico, sicuramente il Futurismo. E quale tra i suoi componenti si è più impegnato per raggiungere questo obiettivo se non Giacomo Balla?

Giacomo Balla, artista torinese, per tutta la sua lunghissima carriera si è occupato indistintamente di pittura, tessitura, decorazione d’interni, scultura, scenografia e moda, equiparando le arti applicate alle cosiddette arti “maggiori”.

In particolare, il suo interesse per giacche e camicie è stato tale da portarlo a comporre e pubblicare nel 1914 il Manifesto del Vestito Antineutrale, dove vengono enunciate tutte le caratteristiche del perfetto abito futurista: aggressivo, agilizzante, dinamico, semplice e comodo, igienico, gioioso, illuminante, volitivo, asimmetrico, di breve durata e variabile. Testo approvato, entusiasticamente, anche da tutti gli altri membri del movimento, dato che tra le sue righe poteva leggersi un incitamento alla partecipazione dell’Italia all’imminente primo conflitto mondiale.

Prima pagina del "Manifesto del Vestito Antineutrale" di Giacomo Balla

Prima pagina del “Manifesto del Vestito Antineutrale” di Giacomo Balla

Giacomo Balla era il primo modello delle sue creazioni. Secondo il suo pensiero: “Si pensa e si agisce come si veste”, quindi libero spazio a giacche e pantaloni dai tagli asimmetrici e dai colori sgargianti nati per stupire, provocare e far riflettere, rappresentando il flusso continuo della vita nelle moderne città.

L’uomo, grazie ai completi disegnati da Balla, diventa un’opera d’arte al di fuori dei musei e, come tutti i capolavori, deve essere rifinito nei minimi dettagli. Da qui l’interesse dell’artista anche per quegli elementi “accessori” come la cravatta, lotto 134, (stima € 5.000-7.000) che sarà presente nella prossima asta del 28 maggio di Arte Moderna e Contemporanea.

Dipinta tra il 1930 e il 1932, riprende in piccolo le sue ricerche sulle linee di velocità e sulle forme rumore: linee azzurre si contrappongono su uno sfondo verde acido. Una cravatta elegante e “normale” (se contrapposta a un’altra dello stesso Balla: una teca in plexiglass con lampadina che l’artista si premuniva di accendere durante una conversazione intelligente, proprio come succederà decenni dopo al personaggio Disney, Archimede Pitagorico).

Lotto 134, GIACOMO BALLA, Cravatta futurista tessuta, 1930/’32, € 5.000 – 7.000

 

Ma quand’è che nasce questo “semplice” pezzo di stoffa che trasforma un uomo casual in uomo elegante? Esistono diverse ipotesi. Ad esempio, gli Egizi usavano ornare il collo dei defunti con nastri colorati in segno di protezione e i legionari romani si avvolgevano delle stoffe al collo per proteggersi dalla polvere durante le marce sulle strade sterrate.

La più avvalorata, però, fa risalire la nascita della cravatta alla Guerra dei Trent’anni (1618-1648), quando le truppe francesi notarono piccoli foulard annodati al collo dei mercenari croati nel loro vestito tradizionale e, invaghiti da quel vezzo, lo importarono a Parigi dando vita a una moda che si diffuse velocemente, avendo come testimonial personaggi del calibro di Luigi XIV.
La cravatta si è poi evoluta negli anni a seconda delle mode, assumendo la forma che oggi conosciamo.

Può essere in seta, lana, cotone o materiale sintetico, ha una lunghezza standard di circa 150 cm ed è composta da pala, codino, giuntura e passantino.

Logicamente ogni uomo deve scegliere questo capo accuratamente a seconda dell’abito che indossa o della situazione, ma se l’ampiezza dipende dalla sua stazza, la fantasia è totalmente a sua discrezione: a tinta unita, a righe, a pois o a composizioni estrose, come le cravatte a marchio Hermès che potrete aggiudicarvi il prossimo 11 giugno all’asta di Fashion Vintage.

Nella stessa asta potrete trovare molti esempi di quello che è il corrispettivo femminile della cravatta: il carré. Delle vere e proprie opere d’arte che ormai tutti i più grandi marchi di moda inseriscono nelle loro collezioni. Anche se, unanimemente, quando si parla di Carré si pensa a quelli di Hermès, il marchio che ha saputo rilanciarne l’utilizzo rendendolo tra i capi indispensabili nell’armadio di ogni donna.

Il primo modello risale al 1937 quando Robert Dumas, genero e socio di Emile Maurice Hermès, convince quest’ultimo della necessità di personalizzare le sciarpe fino ad allora prodotte dalla loro fabbrica. Chiave del successo, ancora oggi, la personalizzazione da parte di grandi disegnatori e tantissimi si sono succeduti ai primi: Philippe Ledoux e Hugo Grygkar, con totale carta bianca su quei quadrati di twill di seta di 90 x 90 cm per 70 gr di peso.

Cavalli, fuochi d’artificio, scene di caccia, velieri, funghi, bonsai, biciclette e moltissimi altri soggetti serigrafati dagli artigiani di Hermès in più di 75.000 tonalità di colore.

Vere e proprie opere d’arte.

Siamo sicuri che anche Giacomo Balla, se invitato, avrebbe più che volentieri disegnato un Carré per Hermes. Stupendoci.

Maria Lai: arte come pratica quotidiana e che dalla quotidianità trae i suoi materiali

Pane, terracotta, ago e filo sono alcune delle materie che le hanno permesso di dar vita all'immaginario e a quelle opere che ci hanno permesso di riconoscerla come una grandissima artista.

Lotto 130, MARIA LAI, Spartito, 1993, Stima € 15.000 - 20.000

Se pensiamo a Maria Lai, la immaginiamo come appare in tanti dei documentari e delle video interviste a lei dedicate: una vecchietta minuta, con un dolce sorriso e una voce fievole… fievole che cammina in punta di piedi per non disturbare il mondo.

Ma, si sa, l’apparenza inganna.

Maria Lai, nata nel 1919 a Ulassai, un paesino della provincia di Nuoro, entroterra della Sardegna, era dotata di un’enorme forza e spirito d’indipendenza. Suo padre, infatti, da bambina, la paragonava a una capretta ansiosa di precipizi e come tale si è dimostrata nella sua vita: sopravvivendo a una lunga malattia, decidendo di diventare artista in anni di per sé difficili per la condizione femminile e trasferendosi prima a Roma e poi a Venezia per perseguire questo sogno.

Maria Lai resta però indissolubilmente legata alla sua terra e, solo quando vi fa ritorno ormai adulta, riesce a comprendere e a mettere in pratica tutti gli insegnamenti avuti da Arturo Martini all’accademia d’arte veneziana e a dar vita a quell’immaginario e alle opere che ora ci permettono di riconoscerla come una grandissima artista.

“L’arte nasce per essere assorbita come l’aria che respiriamo e proprio come essa è necessaria”

affermava la Lai e quindi per lei non vi era nulla di più naturale che essere artista. Un atto istintivo da assecondare e da condividere con gli altri.

Per fare questo, usa come base ciò che nell’isola tutti conoscono: miti e leggende tramandate oralmente da secoli a cui dare nuova linfa vitale con performance collettive come Legarsi alla montagna. A legarsi tra loro sono tutti i cittadini di Ulassai. Amici, nemici, vicini e parenti vengono uniti tra loro da un lungo nastro azzurro la cui cima, poi, è trascinata fino al culmine della montagna che domina il paese. Uno sguardo al passato (le leggende) come indagine per il futuro (i rapporti umani).

Arte come pratica quotidiana e che dalla quotidianità trae i suoi materiali: il pane, la terracotta, la paglia, il telaio sono tra i materiali preferiti, o semplicemente, l’ago e filo con cui Maria Lai crea le sue opere più famose come Spartito, (lotto 130, stima € 15.000-20.000), presente in asta il 28 maggio.

Lotto 130, MARIA LAI, Spartito, 1993, Stima € 15.000 – 20.000

Lavori la cui genesi risale all’infanzia dell’artista: “Trascorrevo le giornate a osservare mia nonna cucire. Le dicevo che sembravano scritture, allora, lei mi chiedeva di leggergliele e io inventavo storie fantastiche”.

Le opere ricamate di Maria Lai sono come libri timidi e pudici che non vogliono svelare i loro meravigliosi racconti immediatamente. Bisogna ascoltarli in silenzio e conquistarne la fiducia. Ne è un esempio Pagina scritta del 1982 (stima € 20.000-30.000), anche quest’opera in asta il 28 maggio.

Lotto 131, MARIA LAI, Pagina scritta, 1982, Stima € 20.000 – 30.000

D’altronde, come diceva la loro creatrice:

“La pazienza è una qualità essenziale per la creatività” e chi ama e apprezza il bello dell’arte non può che apprezzare le creazioni nate dalla pazienza di una piccola grande donna: Maria Lai.”

La scultura come monumento dall’animo sociale

Monumento da piazza, da giardino, da collina, da lungomare, da salotto, la scultura ha un animo sociale e come una brava maestra trasmette a chi la guarda i propri insegnamenti e valori, senza distinzioni di generi e stili.

Lotto 175, ARNALDO POMODORO, Rotondo I (dettaglio), 1972, Stima € 8.000 - 15.000

La pittura e la scultura sono due importanti componenti della grande famiglia delle Arti, entrambe con le proprie peculiarità. La pittura, soprattutto nell’ultimo periodo, ha assunto sempre più un carattere intimo e di meditazione in un rapporto individuale tra opera e creatore e tra opera e spettatore.

La scultura, invece, mantiene ancora oggi un ruolo più “educativo”, legato alla sua natura intrinseca di monumento. Monumento da piazza, da giardino, da collina, da lungomare, da salotto, ha un animo sociale e come una brava maestra trasmette a chi la guarda i propri insegnamenti e valori, senza distinzioni di generi e stili.

L’Asta di Arte Moderna e Contemporanea del 28 maggio offre moltissimi esempi di questa sua attitudine.

Lotto 98, MARINO MAZZACURATI, Volto virile - Particolare del Monumento ai Martiri Libanesi, 1958, Stima € 2.000 - 3.000

Lotto 98, MARINO MAZZACURATI, Volto virile – Particolare del Monumento ai Martiri Libanesi, 1958, Stima € 2.000 – 3.000

Il Volto virile di Marino Mazzacurati, del 1958, (lotto 98, Stima € 2.000-3.000), nasce come studio per un’opera monumentale collocata, nel 1960, a Beirut in ricordo dei martiri libanesi caduti. All’epoca lo scultore di origine emiliane, ma di formazione veneziana, apprezzato ritrattista per la capacità di rendere non solo realisticamente i volti ma anche i loro dettagli psicologici, aveva già avuto molte commissioni importanti per la realizzazione di gruppi scultorei da “piazza”.

Opere che meglio rispondevano alla sua convinzione che le sculture dovessero essere innanzitutto pubbliche e rappresentare modelli da imitare. Accusato di mancanza di uniformità nella sua produzione, per un continuo passaggio dal realismo all’espressionismo fino all’astrattismo, ai detrattori rispondeva: “Qualche volta sono stato accusato di eclettismo, è un’accusa che non mi spaventa: la cultura può essere eclettica, l’ignoranza mai!”.

Tra le molte sue virtù extra artistiche quella di aver riconosciuto il talento del pittore naif Ligabue e di esserne diventato amico e mentore a conferma di quanto fosse, anche, umanamente speciale.

Come emerge da un ricordo di Carlo Levi:

Mazzacurati era un inventore e innovatore di forme dal carattere raro. Una forza naturale enorme e indifesa, di una grandezza esposta alle tempeste come un albero solitario

Lotto 100, EMILIO GRECO, Testa di uomo, 1947, Stima
€ 800 – 1.200

Dallo sguardo di un ragazzo a quello di un uomo, al lotto 100 (Stima € 800-1.200), troviamo un’opera in cemento di Emilio Greco. Scultore, illustratore e scrittore, siciliano di nascita, è riuscito a superare mille difficoltà: la povertà, le contrarietà di una famiglia e di una società, quella degli anni trenta, che vedeva gli artisti come dei perdigiorno, per portare a compimento il suo sogno.

Partendo come Mazzacurati da una componente realista, nel corso della sua carriera artistica, giunge a un equilibrio perfetto tra vigore plastico e introspezione dei personaggi ritratti grazie a una semplificazione e astrazione delle forme naturali. I visi divengono sempre più ovali, le braccia e le gambe si allungano, i corpi assumono torsioni innaturali. Disarmonie che conducono all’armonia e a uno stile apprezzato in Italia.

Sue sono la scultura principale di Pinocchio nel comune di Collodi e le porte del Duomo di Orvieto, perfetto esempio di come un’opera d’arte contemporanea possa integrarsi con un capolavoro dell’architettura del 1300. Le opere di Greco furono amate anche all’estero e in particolare in Giappone, dove negli anni Settanta ad Hakone nacque un museo all’aperto di ben 1.800 mq per ospitare le sue opere. Emilio Greco è passato dal rischio di non essere mai artista alla certezza di essere un grande scultore.

Lotto 180, MARIO CEROLI, Profilo di Giuseppe Catalano, Stima € 4.000 – 6.000

Se i volti di Mazzacurati e Greco sono plasticamente tridimensionali, il Ritratto di Giulio Catalano realizzato da Mario Ceroli, lotto 180 (Stima € 4.000-6.000), è sinteticamente bidimensionale. Un esempio perfetto delle ricerche condotte dall’artista di origini abruzzesi sull’uso delle sagome come rappresentazione essenziale del mondo.

Tra le sue mani corpi, macchine, cavalli, angeli, sedie, ecc. si appiattiscono per divenire come delle ombre di se stesse.

Una visione del mondo che prende forma nel legno, uno dei materiali preferiti dall’autore per la sua sensualità, come afferma l’artista:

“L’albero è vita e come tale assomiglia molto all’uomo”

Ceroli, uno dei maggiori esponenti del movimento pop italiano, si è impegnato a ridisegnare la vita e a condividere le sue opere perché “le idee sono di tutti”. Proprio per raggiungere il maggior numero di persone, decide di dedicare parte della sua attività alla scenografia. I teatri di tutto il mondo divengono, quindi, le piazze in cui mostrare i suoi monumenti. Le sue creazioni non sono mai dei semplici fondali per lo spettacolo rappresentato, ma delle riflessioni autonome che cercano di guidare lo spettatore verso la scoperta del mondo che lo circonda.

Lotto 175, ARNALDO POMODORO, Rotondo I, 1972, Stima € 8.000 – 15.000

Grande conoscitore di piazze è Arnaldo Pomodoro. Le sue opere nel corso della sua lunga carriera artistica si sono, infatti, diffuse in tutto il mondo. Dall’Italia all’America, dal Giappone all’Australia, ornando gli angoli d’incontro di città e metropoli perché, come dice lui stesso: “Quello che fa un artista gli può appartenere solo attraverso gli altri”.

Al lotto 175 troviamo una delle sue forme più amate, un Rotondo del 1972 in argento e acciaio (Stima € 8.000-15.000). Esempio di forma primaria, sottoposta all’azione dell’artista e del tempo per svelarne la natura più intrinseca.

Pomodoro nelle sue opere cerca di squarciare le forme perfette, sfere, dischi, piramidi, colonne, cubi, per svelarne gli ingranaggi che le guidano: l’anima.
Per fare questo crea alfabeti di segni che corrono lungo le superfici, tatuaggi tridimensionali. Sequenze di forme semplicissime e universalmente riconosciute e proprio per questo comprensibili e apprezzabili da tutti i popoli del globo. Opere che uniscono e sorprendono nel labirinto della vita.

Lotto 138, CARLO SCARPA, Crescita, 1968/’69, Stima € 28.000 – 38.000

Se Arnaldo Pomodoro nelle proprie sculture svela il caos primordiale della materia, un architetto, designer e artista non può che mettervi ordine come fa appunto Carlo Scarpa con Crescita, del 1968/69, al lotto 138 (Stima € 28.000-38.000).

Una progressione di cubi in acciaio e foglia oro si sovrappongono e uniscono tra loro, dando vita a una forma romboidale più complessa nello spazio. L’artista veneto, famoso per la cura e maniacalità dei suoi progetti – basti pensare al negozio Olivetti in piazza San Marco a Venezia – anche qui non si smentisce. In Crescita, come in tutti i suoi lavori, non sembra mai esserci nulla di superfluo pur non apparendo essenziale.

Un Barocco controllato delle forme, dovuto a una profonda conoscenza dei materiali e a un loro perfetto mix allo scopo di ottenere il massimo rendimento fisico e sensoriale. Superfici e tinte calde si accostano a elementi freddi in continue contrapposizioni che stimolano lo spettatore visivamente. Scarpa dimostra di essere un profondo conoscitore dell’uomo e delle sue dinamiche percettive. Infatti, entrare in un’architettura scarpiana non lascia indifferenti e lo stesso può dirsi dei suoi oggetti.

Lotto 162, CÉSAR, Compressione, 1989, Stima € 8.000 – 12.000

Le sensazioni, però, non dipendono necessariamente dalla preziosità dei materiali, anzi, e il massimo cantore dei materiali di riciclo nella storia dell’arte è stato sicuramente César.

L’artista marsigliese afferma: “Sono diventato uno scultore perché ero povero” e non potendo permettersi materiali pregiati come il marmo o il bronzo fa di necessità virtù, incominciando ad assemblare tra loro scarti. Materializzando animali e personaggi in opere solo apparentemente istintive, per la forza bruta dei materiali usati, ma molto meditate.

Punto nevralgico della sua carriera è il 1960 quando, per la sua partecipazione al Salon de Mai realizza, 3 Tonnes: la compressione unica di tre automobili, appunto del peso di 3 tonnellate. Un marchio di fabbrica, quello della compressione, che l’artista francese opererà per tutta la sua carriera artistica e di cui abbiamo un esempio al lotto 162, con delle lattine (Stima € 8.000-12.000).

Astrazioni tridimensionali in cui il volere dell’artista è limitato nella primaria disposizione degli oggetti nella pressa idraulica per lasciare poi spazio alla casualità: “è la materia che guida”. Opere forse più attuali che mai perché riflettono contemporaneamente sulla progressiva e continua automatizzazione dei processi del mondo umano e sul problema ambientale legato ai materiali di scarto e al loro riciclo.

Lotto 52, ENRICO BAJ, Cavaliere, Stima € 2.000 – 3.000

Se le opere di César ci fanno riflettere per la loro stessa natura, quelle di Enrico Baj lo fanno grazie alla loro carica di ironia e sarcasmo. L’artista varesino, ideatore del movimento della Patafisica, nell’arco di tutta la sua carriera ha cercato di combattere grazie alle sue opere qualsiasi forma di conformismo. Intendendo come tale qualsiasi abitudine che, portando l’essere umano a ripetere azioni e pensieri a livello individuale e sociale, ne determina anche un impoverimento intellettuale.

Quindi libero spazio a protagonisti degli Ultracorpi, i Grandi Mostri, i Generali, e alle parodie non troppo velate di personaggi e calamità che affliggono il mondo ancora oggi come la ceramica Cavaliere, realizzata a quattro mani con il figlio Andrea, lotto 52 (Stima € 2.000-3.000). Fantocci in vari materiali che, come statuette per riti voodoo, ci vogliono aiutare a esorcizzare le nostre paure più profonde, regalandoci un sorriso.

Lotto 173, PHOEBE WASHBURN, La città che sale, Stima € 4.000 – 5.000

Anche Enrico Baj come César non disdegnava l’utilizzo per le proprie creazioni di materiali di recupero e a loro può essere affiancata anche l’americana Phoebe Washburn.

Le sue monumentali installazioni fatte di carta, cartone, cartoncini, adesivi, plastiche, piante e qualsiasi altro oggetto riciclabile vogliono sensibilizzare lo spettatore rispetto alla bellezza intrinseca della materia. Secondo il suo credo, ogni materiale che usiamo nella nostra quotidianità è in potenza un elemento degno di un’opera d’arte e come tale va trattato e conservato.

Il lotto 173 (Stima € 4.000-5.000) è un omaggio da parte dell’artista a La città che sale di Umberto Boccioni. Le forme a volute e i colori accesi del dipinto sono rese dall’accostamento di tanti legni colorati e da una scala a pioli. Il movimento bidimensionale nel quadro diventa reale e un invito alla portata di tutti.

Perché non trasformare un angolo della vostra casa in una piazza, aggiudicandovi una di queste e delle tante altre sculture in asta?

Asta di Vini a Hong Kong: un trionfo italiano con un venduto del 94%

Il pubblico della prima asta ad Hong Kong di Finarte in collaborazione con Gelardini & Romani Wine Auction si è dimostrato affamato di vini italiani: un catalogo che ha portato uno strepitoso risultato con un venduto totale di 550.000 euro.

Tra i lotti più apprezzati Barbaresco Crichet Pajé 2010 di Roagna, la verticale di Brunello Biondi Santi e il Brunello con Case Basse 1983 di Soldera

La “prima” della collaborazione tra Finarte e Gelardini & Romani Wine Auctions è andata in scena domenica 17 maggio: wine lovers divisi da 6 ore di fuso orario si sono contesi oltre 750 lotti più decine di fuori catalogo a partire dalle 11:00 di mattina nella sala gremita del Ciak in the Kitchen di Hong Kong e dalle 5:00 di mattina in Italia sulla piattaforma online di Finarte.

Il risultato è stato un trionfo italiano, con le due case d’asta che insieme hanno dato un grande risalto all’Italia del Vino: nella top ten spettacolari rialzi per il Barbaresco Crichet Pajé 2010 di Roagna (+178%) e la verticale di Brunello Biondi Santi (+267%), poi i grandi Supertuscan Masseto e Sassicaia, ancora Langhe con Barolo Ca’ Morisso 2010 di Giuseppe Mascarello, Brunello con Case Basse 1983 di Soldera e infine Amarone della Valpolicella di Dal Forno.

Mentre alle 11 del mattino a Hong-Kong Flaviano Gelardini batteva i lotti a ritmo incalzante davanti a un pubblico scatenato, la piattaforma on-line di Finarte veniva aggiornata in tempo reale per permettere agli appassionati europei di partecipare gareggiando con la sala in un primo esperimento audace.

Flaviano Gelardini nella sala gremita del "Ciak in the Kitchen" di Hong Kong

Flaviano Gelardini nella sala gremita del “Ciak in the Kitchen” di Hong Kong

L’emergenza sanitaria ha colpito anche il mondo delle aste e l’ha incoraggiato a evolvere, a trovare nuovi modi d’esprimersi per non fermarsi. Poche settimane prima, sotto la mano esperta di Fabio Massimo Bertolo, si è tenuta l’asta Finarte di Grafica Internazionale e Multipli d’Artista battuta totalmente on-line. Il dipartimento di Vini e Distillati ha sperimentato, invece, l’abbattimento dei confini tra fisico e virtuale, e i pochi – frenetici – secondi che decidono il destino di un lotto hanno vissuto una moltiplicazione di momenti tra i diversi fusi mondiali.

La partnership tra le due case d’aste ha permesso di offrire 752 lotti a un pubblico che si è dimostrato affamato di vini italiani, facendo segnare la percentuale del 94% di venduto per valore: 550.000 euro di venduto. Il nucleo più sostanzioso dell’incanto è rappresentato da grandi vini italiani, sempre più apprezzati e conosciuti: “i lotti italiani – ha commentato Raimondo Romani – sono quelli andati meglio”.

Risultati completi

Modalità di accesso all’esposizione di Arte Moderna e Contemporanea a Roma

L'esposizione sarà aperta da sabato 23 a mercoledì 27 maggio ma solo su appuntamento.

Finarte, sede di Roma - Palazzo Odescalchi, Piazza SS. Apostoli 80

L’esposizione dell’asta di Arte Moderna e Contemporanea sarà aperta da sabato 23 a mercoledì 27 maggio dalle ore 11:30 alle 17:30.

A causa della situazione di emergenza sanitaria sarà possibile accedere all’esposizione solo su appuntamento contattando la nostra sede di Roma al numero 06 6791107 oppure usando il form che trovate qui sotto:



In alternativa potete sempre visitare la nostra esposizione virtuale:



I nostri esperti sono comunque disponibili per condition report e informazioni sulle varie opere. Per contattarli inviate un’email a modernoecontemporaneo.roma@finarte.it.

 

Il Masseto: un vino unico dal bouquet ampio e intenso, per veri intenditori

Un vino straordinario che Finarte è lieta di presentare in diversi lotti nella sua asta del 17 maggio con annate strepitose come quelle del 2015 e del 2016.

Un immagine del video The Aura of Masseto

Yuri Ancarani è un giovane artista e film maker italiano pluripremiato in alcuni festival cinematografici internazionali.

Il suo esordio Il Capo, incentrato su quella particolare figura che all’interno di una cava di marmo dirige l’intero processo lavorativo, dalla selezione della pietra, al taglio, fino alla movimentazione, è un perfetto esempio della sua poetica e dei soggetti della sua macchina da ripresa. Ancarani rivolge il suo sguardo a quelle situazioni particolari o eccellenze che rendono unico un territorio, per questo non ci stupisce che tra la sua filmografia compaia The aura of Masseto. Un cortometraggio incentrato sulla produzione di una delle perle più rare e apprezzate della produzione vinicola italiana: il Masseto.

Un vino modernissimo, vinificato per la prima volta nel 1986 e battezzato per il suo primo anno di età semplicemente Merlot, nascendo come un cru di uve merlot in purezza.

Un vino unico a cui la definizione di indicazione geografica tipica calza a pennello, essendo prodotto in una ristrettissima zona di sei ettari nella frazione Bolgheri del Comune di Castagneto Carducci in Toscana. Una collina a cui deve anche il proprio nome.

Un frame del video <em>The Aura of Masseto</em>

La collina del Masseto – Un’immagine del video The Aura of Masseto

Se, come afferma l’agronomo Remigio Bordini, “La piena espressione del terroir si ha quando non si distingue, nel vino, l’essenza genetica della varietà”, proprio a un terroir particolarissimo dato da un connubio perfetto tra il clima mite del Mar Tirreno, un terreno costituito in larga parte da argille blu plioceniche anch’esse di origine marine e ricche di fossili e conchiglie e vitigni selezionati, il vino Masseto deve le sue caratteristiche organolettiche.

La collina del Masseto presenta addirittura una distinzione in tre aree: Alto, Centrale, Junior, terreni di cui ciascuno ha le sue particolarità che vengono trasposte alle uve prodotte e successivamente miscelate tra loro per raggiungere un equilibrio perfetto di sentori. Tante rarità meritano un particolare trattamento.

I grappoli di uva vengono raccolti e selezionati esclusivamente a mano, con un invecchiamento in barrique di legno di rovere e successivamente in bottiglia di almeno tre anni. Il tutto in una cantina di vetro e cemento progettata dallo studio ZitoMori (Hiraku Mori, e Maurizio Zito) scavata al di sotto dei vigneti. Spazi interrati per la lavorazione e la conservazione che riportano le bottiglie di vino proprio là dove nascono le sue proprietà.

La cantina Masseto - Foto via <a href="http://www.zitomori.com/portfolio/masseto/" target="_blank">www.zitomori.com</a>

La cantina Masseto – Foto via www.zitomori.com

Dal 1986 a oggi, le annate che si sono susseguite sono molte, ma ognuna di loro unica per questo vino rosso rubino dal bouquet ampio e intenso che può variare dalle note di ciliegia e prugna fino al cioccolato fondente e funghi.

Proprio come un gioiello prezioso, dal 2013 la casa vinicola ha deciso di tracciare ogni bottiglia con un codice identificativo che ne attesti l’originalità e ogni singolo aspetto della sua storia. E si può ben comprendere la ragione, se nel 2012 una bottiglia da 15 litri di Masseto del 2007 è stata battuta all’asta da Sotheby’s per la cifra record di 49.000 dollari.

Lotto 475: MASSETO 2006-2015-2016 (3 bts 1,5 lt) - Base d'asta HK$ 30.000 (€ 3.570,30)

Lotto 475: MASSETO 2006-2015-2016 (3 bts 1,5 lt) – Base d’asta HK$ 30.000 (€ 3.570,30)

Un vino da veri intenditori che Finarte è lieta di presentare in diversi lotti nella sua asta del 17 maggio con annate mitiche come la 2015 e la 2016.

Lotto 475: MASSETO 2006-2015-2016 (3 bts 1,5 lt) – Base d’asta HK$ 30.000 (€ 3.570,30)

Lotto 476a: MASSETO 2004 (3 bts 0,75 lt) – Base d’asta HK$ 10.000 (€ 1.190,10)

Lotto 476b: MASSETO 2004 (3 bts 0,75 lt) – Base d’asta HK$ 10.000 (€ 1.190,10)

Lotto 478: MASSETO 2012 (3 bts 0,75 lt) – Base d’asta HK$ 8.000 (€ 952,08)

“Alcune viti crescono nel terreno sbagliato, altre si ammalano prima della vendemmia e altre ancora sono rovinate da un cattivo viticoltore. Non tutta l’uva fa il vino buono” scrive lo scrittore Wilbur Smith.

Il Masseto, invece, nascendo sul giusto terreno e con le cure di un bravo viticoltore, non può che essere un vino straordinario. Un vino da provare.

Prossima asta

From Balla to Chagall: a splendid selection of lots at auction on May 28th 2020

The catalogue includes works by Dorazio, Boetti Turcato, Fontana, Maria Lai, Arman, César and Matta. Finarte is maintaining its auctions calendar, and on May 28 our Roman headquarters will host the Modern & Contemporary Art auction as the absolute protagonist.

PIERO DORAZIO, Abdera (dettaglio), 1995 - € 20.000 - 30.000

Among the illustrious “guests”, Giacomo Balla stands out with his preparatory sketch for the central panel of the work Affetti, a triptych dated 1910, currently in the capital’s National Gallery of Modern Art. A fundamental painting in Balla’s production, especially because of its subject. The Maestro dedicates it to what matters the most in life: “affections”, by portraying his wife Elisa and their daughter Luce (the second daughter Elica was not born yet), in a moment of family intimacy.

The painting, oil on cardboard, cm 50×40, estimated € 80,000-100,000, acquired directly from Balla in the ’60s, was recently exhibited within the exhibition Balla at Villa Borghese, in the Carlo Bilotti Museum in Rome.

GIACOMO BALLA, Affetti (bozzetto), 1910 - Stima € 80.000 - 100.000

GIACOMO BALLA, Affetti (sketch), 1910, € 80.000 – 100.000

Two works of significant interest and quality by Giorgio de Chirico are also in our sale.

The Bather, painted in the ’50s, is a beautiful oil on canvas, cm 50×40, estimated € 70,000-90,000. A beautiful sensual nymph solo of the sensual nymph appearing in the foreground of the Naiadi al Bagno, a composition currently preserved at the la Casa-Museo Giorgio De Chirico in Rome. A true hymn to femininity, a tribute to the symbol of desire.

The second work is a Still life with fruits, oil on cardboard, cm 20×30, painted in 1952, estimated € 30,000-40,000. It demonstrates that, in art, size certainly does not matter, as it is one of the most beautiful Silent Lives ever painted by De Chirico, perfectly balanced both in composition and colour.

The focus of the auction are those artists having made manual practice and craftsmanship a component of their stylistic signature, such as Alighiero Boetti, represented by one of his best-known editorial projects: the book dedicated to the classification of the Thousand Longest Rivers of the world, together with its unmistakable embroidered cover and estimated € 30,000-40,000. The Turin artist is also in the catalogue with an extremely colourful tapestry, Sometimes sun sometimes the moon.

An extremely rare tapestry by Giulio Turcato, Composizione, cm 160×130, was created in the same historical period and estimated 15,000-20,000.

The discourse is still about threading in Maria Lai‘s Written page, 1982, made with thread sewn on paper, is estimated € 20,000-30,000.

The gentleman collector shouldn’t miss Giacomo Balla‘s early 30’s Futurist woven tie, estimated € 5,000-7,000.

Among other Italian masters, Giulio Turcato with a foam lunar surface dated 1973 and estimated € 20,000-30,000.

Piero Dorazio‘s highly colourful maze named Abdera, 1995, cm 130×160 will also be auctioned at the same price.

Lucio Fontana‘s iconic sculpture Spatial Concept, Natura, 1967, polished brass bed, 26 cm high, is estimated € 40,000-50,000.

Scaptia, 2008 and Steins, 2009 are two of the unmistakable Velasco Vitali‘s dogs made of iron and sheet metal, estimated € 6,000-8,000.

 

A sale of Italian artists’ important works and also a sale of international masters’ iconic pieces, as Marc Chagall 1950’s Double profile on a blue and green background, a pastel gouache and Indian ink on paper, cm 26 x 18.2. Two beings or one? Regardless, a dream character portrayed with all the delicacy distinguishing the Belarusian artist’ style, estimated € 40,000-50,000.

Also, Japanese artist and architect Shusaku Arakawa‘s study for The Error, graphite and pencil on paper, estimated € 10,000-15,000.

Two of the leading exponents of the Nouveau Réalisme are also at auction: Fernandez Arman and César, the latter with a Compression, 1989, estimated € 8,000-12,000 and a beautiful painting by Roberto Sebastian Matta S’Excluse, 1972, oil on canvas, cm 104 × 97, estimated € 30.000 / 40.000.

You can visit the exhibition by booking an appointment, otherwise, you can visit our virtual exhibition:


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