The Burgundy Chapter: un viaggio attraverso i 15 produttori protagonisti dell’asta del 17 settembre

In catalogo 98 lotti di 15 prestigiosi produttori, selezionati dal dipartimento Vini e Distillati. L’appuntamento è il 17 settembre nella storica sede milanese di Via dei Bossi

Dal lotto 1 al lotto 18 troviamo la storica cantina di Meursault, fondata da Jean-François Coche e Odile Dury: Coche-Dury, considerata da molti il più grande produttore di vini bianchi al mondo. Jean-François iniziò a lavorare con il padre nei primi anni Settanta e nel 1975 sposò Odile, che aggiunse alla tenuta alcune proprietà personali, dando così vita al nome che oggi fa sognare i collezionisti. Oggi è il figlio Raphaël, insieme alla moglie Charline, a condurre i quasi 9 ettari di vigneti, da cui nascono Bourgogne, Puligny-Montrachet, Auxey-Duresses, Monthélie, Volnay e soprattutto i due cru più iconici: Corton-Charlemagne, sempre fra i 50 vini più cari al mondo, e Meursault, con i bianchi più ricercati in assoluto. In asta arriva una collezione affinata con attenzione maniacale: Bourgogne Chardonnay, Meursault di diverse annate e i rarissimi cru Meursault Les Rougeots e Puligny-Montrachet Les Enseigneres.

Selezione Coche-Dury in asta il 17 settembre

L’asta prosegue con il lotto 19, dedicato al Domaine Philippe Charlopin-Parizot, con sede a Gevrey-Chambertin, nel cuore della Côte de Nuits. Fondato nel 1977 da Philippe Charlopin con appena 1,5 ettari, il domaine è cresciuto fino a contare oggi circa 25 ettari, distribuiti fra Côte de Nuits, Côte de Beaune e perfino Chablis. Discepolo prediletto di Henri Jayer, Charlopin ha saputo unire tradizione e innovazione, conquistando una reputazione internazionale. In asta viene presentato un lotto con tre dei suoi Gran Cru nell’annata 2003: Clos Saint Denis, Echezeaux e Clos de Vougeot.

Lotto 19. Selezione Domaine Philippe Charlopin-Parizot, 2003. Base d’asta € 500

Dal lotto 20 al lotto 24 è la volta del leggendario Domaine Marc Colin, fondato nel 1970 a Saint-Aubin, nella Côte de Beaune. Oggi copre circa 19 ettari distribuiti su una trentina di appellazioni, con una prevalenza di Chardonnay che ha consacrato il domaine fra i grandi interpreti dei bianchi di Borgogna. I vertici della produzione si trovano nei Gran Cru in catalogo: Corton-Charlemagne (lotti 20 e 21) e Montrachet (lotti 22-24).

Selezione Marc Colin in asta il 17 settembre

Con il lotto 25 arriva il prestigioso Domaine du Comte Liger-Belair, rifondato e riportato alla ribalta da Louis-Michel Liger-Belair a partire dal 2000. La famiglia ha una storia vinicola secolare, ma molte vigne erano state affittate per decenni. Louis-Michel ha ricostituito e ampliato la tenuta, riportandola agli antichi fasti. Celebre per alcuni dei Pinot Noir più rari e costosi al mondo, come il Monopole Grand Cru La Romanée, in asta è presentata una bottiglia del 1996 affinata con cura maniacale.

Lotto 25. Domaine du Comte Liger-Belair La Romanee Grand Cru, 1996. Base d’asta € 1.900

Dal lotto 26 al lotto 33 tocca a Domaine Dugat-Py, uno dei produttori più venerati della Borgogna, con sede a Gevrey-Chambertin. La cantina, guidata da Bernard Dugat e oggi affiancata dal figlio Loïc, è rinomata per i Pinot Noir di straordinaria concentrazione, purezza e longevità. Con circa 10 ettari di vigne in Côte de Nuits, Dugat-Py è diventato un nome di culto. In asta si presentano Charmes-Chambertin Grand Cru (lotti 26-29), Lavaux Saint-Jacques Gevrey-Chambertin Premier Cru (lotto 30), Mazoyères-Chambertin Grand Cru (lotto 31), Vosne-Romanée Très Vieilles Vignes (lotto 32) e Mazis-Chambertin Grand Cru (lotto 33).

Selezione Domaine Dugat-py in asta il 17 settembre

L’asta continua con i lotti 34 e 35, firmati Domaine Dujac, fondato nel 1968 da Jacques Seysses a Morey-Saint-Denis. Innovatore sin dagli inizi, Seysses introdusse pratiche come la fermentazione a grappolo intero e l’uso di botti nuove, all’epoca insolite in Borgogna. Con 17,5 ettari, Dujac è sinonimo di eleganza e complessità. In catalogo due rarissimi Bonnes-Mares Grand Cru.

Lotto 34. Domaine Dujac Bonnes-Mares Grand Cru, 2007. Base d’asta € 500

Dal lotto 36 al lotto 41 troviamo una selezione eccezionale del leggendario Domaine René Engel, fondato a Vosne-Romanée da René Engel, professore di enologia e co-fondatore della Confrérie des Chevaliers du Tastevin. Dopo la sua scomparsa, la gestione passò a figlio e nipote, fino a Philippe Engel, la cui morte prematura nel 2005 segnò la fine del domaine, poi acquisito da François Pinault e rinominato Domaine d’Eugénie. In asta una rarità assoluta: Clos de Vougeot Grand Cru (lotti 36-38), una Magnum di Vosne-Romanée (lotto 39) e Vosne-Romanée 1er Cru Les Brûlées (lotti 40 e 41).

Selezione René Engel in asta il 17 settembre

Con il lotto 42 arriva il rinomatissimo Domaine Fourrier, di Gevrey-Chambertin, guidato da Jean-Marie Fourrier dal 1994. Allievo di Henri Jayer e del Domaine Drouhin in Oregon, Fourrier ha unito tradizione e modernità per dare vita a Pinot Noir di straordinaria purezza e trasparenza. In asta è presentato il ricercatissimo Griotte-Chambertin Grand Cru Vieille Vigne.

Lotto 42. Domaine Fourrier Griotte-Chambertin Grand Cru Vieille Vigne, 2016. Base d’asta € 400

Il lotto 43 porta in scena il celebre Domaine des Lambrays, storica tenuta di Morey-Saint-Denis interamente dedicata al Clos des Lambrays, un Grand Cru murato dalla straordinaria varietà di terroir. In catalogo due bottiglie affinate con cura, annate 1998 e 2008.

Lotto 43. Domaine des Lambrays Clos des Lambrays Grand Cru (2 BT). Base d’asta € 380

Dal lotto 44 al lotto 79 è protagonista il prestigioso Domaine Georges Mugneret-Gibourg, con sede a Vosne-Romanée e una storia familiare che risale al 1933. Guidato oggi dalle sorelle Marie-Christine e Marie-Andrée e dalla nuova generazione, il domaine possiede 8 ettari in alcune delle denominazioni più iconiche della Côte de Nuits. L’asta propone una collezione ampia e perfettamente conservata: Bourgogne Rouge (lotti 44-47), Vosne-Romanée (lotti 48-55), Chambolle-Musigny Premier Cru “Les Feusselottes” (lotti 56-64), Nuits-Saint-Georges ‘Au Bas de Combe’ (lotto 65), oltre ai cru più celebri: Clos Vougeot Grand Cru (lotti 66-71), Echezeaux Grand Cru (lotti 72-76) e Ruchottes-Chambertin Grand Cru (lotti 77-79).

Selezione Domaine Georges Mugneret-Gibourg in asta il 17 settembre

Con il lotto 80 arriva Emmanuel Rouget, erede diretto della filosofia e delle vigne di suo zio Henri Jayer. Rouget, inizialmente ingegnere, iniziò a lavorare con lo zio nel 1976 e negli anni ha ereditato tutte le parcelle, incluse quelle di Georges Jayer. Oggi è custode dell’eredità di uno dei più grandi nomi della Borgogna moderna. In asta il suo Échezeaux Grand Cru.

Lotto 80. Emmanuel Rouget Echezeaux Grand Cru 2019. Base d’asta € 500

Dal lotto 81 al lotto 90 è il turno di Henri Jayer, il “Padre Nobile della Borgogna moderna”. Con rese bassissime, selezione rigorosa e tecniche innovative come la macerazione a freddo e l’affinamento in legno nuovo, Jayer ha creato vini leggendari, in quantità limitatissime. L’asta presenta Vosne-Romanée Cros Parantoux 1er Cru (lotti 81-85), Vosne-Romanée Cros Parantoux 1er Cru Magnum (lotti 86-88), Richebourg Grand Cru (lotto 89) e Vosne-Romanée Les Brûlées (lotto 90).

Lotto 88. Henri Jayer Cros Parantoux Magnum, 1996. Base d’asta € 20.000

Dal lotto 91 al lotto 94 la scena è per il mito assoluto: Domaine de la Romanée-Conti (DRC). Il produttore più prestigioso al mondo, custode dei monopoli Romanée-Conti e La Tâche, sinonimo di eccellenza e rarità. La selezione include Echezeaux Grand Cru (lotto 91), Romanée-Saint-Vivant Grand Cru (lotti 92 e 94) e Romanée-Conti Grand Cru (lotto 93), il vino più prezioso della Borgogna.

Lotto 93. Domaine de la Romanee-Conti, Romanee-Conti Grand Cru, 1996. Base d’asta € 14.000

Con il lotto 96 e 97 è la volta di Domaine Méo-Camuzet, storica cantina di Vosne-Romanée che per anni affidò le sue vigne in mezzadria a Henri Jayer. Oggi, sotto la guida di Jean-Nicolas Méo, è una delle realtà più acclamate della Borgogna. In catalogo Vosne-Romanée Aux Brûlées Premier Cru (lotto 96) e Richebourg Grand Cru (lotto 97).

Selezione Domaine Méo-Camuzet in asta il 17 settembre

Infine, con il lotto 98, chiude la rassegna il Domaine Comte Georges de Vogüé, storica tenuta di Chambolle-Musigny con radici nel XV secolo. Dominatore del leggendario Musigny Grand Cru, di cui possiede 7,2 ettari, il domaine propone in asta una rarissima verticale di tre annate di Musigny Blanc Grand Cru.

Lotto 98. Domaine Comte Georges de Vogue Musigny Blanc Grand Cru. Base d’asta € 1.500

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Richard-Ginori, Capodimonte e Fabris: capolavori in porcellana dal XVIII al XX secolo

Dalle origini alchemiche all’eccellenza manifatturiera italiana, una selezione di porcellane che raccontano tre secoli di storia

Per secoli il mistero della porcellana è sfuggito agli Europei, quasi fosse l’elusiva pietra filosofale, la cui formula alchemica appariva impossibile da replicare. Antica invenzione cinese, i cui primi esempi risalgono al 600-900 d. C., raggiunge in Oriente la perfezione e massima diffusione sotto la Dinastia Ming, a partire dalla seconda metà del Trecento. A differenza della semplice ceramica, richiede una cottura a temperature altissime (1300 gradi e più) e un impasto di due minerali, il petunzè e il caolino. Insieme essi garantiscono la plasticità, la durezza e l’aspetto traslucido della porcellana, con il caolino responsabile della sua bianchezza ipnotica.

Quando finalmente in Occidente si riesce a replicarne la formula per la prima volta, non a caso grazie a un alchimista, è l’inizio di una vera e propria febbre per quello che viene definito l’oro bianco. La riassume alla perfezione lo scrittore e artista Edmund De Waal nel suo magnifico La strada bianca. Storia di una passione (2016, edito in Italia da Bollati Boringhieri). Quando a inizio Settecento a Dresda quella che diventerà la manifattura di Meissen riesce finalmente a decifrare la formula della porcellana, essa diventa lo status symbol definitivo per i reali e per l’aristocrazia d’Europa. Nei secoli si imborghesisce, nascono nuove manifatture: come quella di Doccia, che dall’800 prenderà il nome di Richard-Ginori (lotti 384 e 385), e quella di Capodimonte che, seguendo le alterne vicende dei Borbone, avrà vita travagliata e sarà all’origine di varie manifatture nel napoletano.

Lotto 384. Parte di servizio in maiolica con decoro al tulipano, Manifattura Ginori secolo XIX. Stima € 1.000 – 2.000

Ne è un esempio la Fabbrica Migliuolo Giustiniani, attiva tra il 1808 e il 1818, specializzata nella produzione di terraglia, ovvero una ceramica alternativa alla porcellana, in cui l’impasto veniva ricoperto da uno smalto per imitare l’effetto della porcellana. La loro produzione è di estrema raffinatezza e grande varietà, dai modelli più semplici a quelli più decorativi e importanti, in linea con lo stile artistico in voga nella Napoli dell’epoca (lotti 541 e 542). Allo sciogliersi della Fabbrica alcuni suoi modelli passeranno per altre mani, come quelle della più tarda ma comunque rinomata Manifattura Colonnese (lotto 549).

Lotto Un piatto grande, un piatto piccolo ed un vassoio ovale in terraglia, Migliuolo Giustiniani, Napoli secondo decennio del secolo XIX. Stima € 150 – 300

Delle tante manifatture attive tra XVIII e XIX secolo sono poche a continuare l’attività ininterrottamente. In Italia è il caso della Richard-Ginori che, nella prestigiosa Enciclopedia delle Moderne Arti Decorative Italiane del 1927 è una delle due sole manifatture di porcellane a comparire. L’altra è la Manifattura Fabris, fondata solo un decennio prima dal bassanese Luigi Fabris. Grazie a continue sperimentazioni la sua manifattura riesce a realizzare pezzi di dimensioni importanti, una sfida non da poco per la porcellana, con colori innovativi e dettagli minuziosi (lotti 118 e 119). Accanto alla classica porcellana si specializza nella produzione di biscuit, un tipo di porcellana opaca visivamente simile al marmo apparso per la prima volta in Europa intorno a metà Settecento (lotti 111-115). L’antica tradizione della porcellana, i cui segreti vengono custoditi gelosamente, si arricchisce nei secoli di infinite varianti fino a venire traghettata nei tempi moderni, ma il suo fascino rimane immutato. Dopotutto, come nota De Waal, essa “è insieme il presente e un presente storico”, un fluire del tempo cristallizzato a 1300 gradi.

Lotto 112. Luigi Fabris (1883 – 1952). Nefertiti. Stima € 150 – 250

Testo di Marzia Flamini

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Finarte si conferma ai vertici del mercato italiano dell’Arte Moderna e Contemporanea con Warhol e de Chirico

Si è conclusa il 3 luglio, nella sede storica di Finarte, l’Asta di Arte Moderna e Contemporanea con un grande successo e una straordinaria partecipazione internazionale, di oltre 1.000 partecipanti da tutto il mondo, totalizzando un risultato complessivo di circa 2,2 milioni di euro.

Grandissimo successo ha riscosso la Collezione Lella e Fausto Bertinotti, che con 21 lotti venduti su 24 ha totalizzato oltre 300.000 euro, moltiplicando di ben quattro volte le stime iniziali. Di particolare rilievo le iconiche serigrafie Mao del 1972 di Andy Warhol (Lotti 40 e 41), partite entrambe da una stima di 20.000 – 30.000 euro: dopo una vivace partecipazione su tutti i canali – dalla sala alle offerte telefoniche, dalle piattaforme digitali alle offerte scritte – sono state aggiudicate rispettivamente a 133.000 euro e 101.000 euro.

Lotto 40. Andy Warhol – Mao, 1972. serigrafia a colori, es. 82/250. Lotto venduto a € 133.000

Accanto ai Warhol, la collezione si è distinta per una selezione di opere di grande interesse storico e artistico, tutte oggetto di vivace competizione tra gli offerenti: i due lavori di Piero Dorazio (Lotto 32, aggiudicato per 7.000 euro); la tela Camion, di Titina Maselli (Lotto 39, aggiudicato per 11.500 euro); la scultura La gabbia d’oro di Giosetta Fioroni (Lotto 44, aggiudicato per 16.500 euro).

Lotto 39. Titina Maselli – Camion, 1976. olio su tela. Lotto venduto a € 11.500

Straordinaria anche l’aggiudicazione dell’olio su tela I Bagni Misteriosi, del 1935 (Lotto 78) di Giorgio de Chirico, proveniente dalla Collezione di Monica Vitti, passato di mano per 468.000 euro e che ha segnato uno dei migliori risultati d’asta di sempre per l’artista in Italia.

Lotto 78. Giorgio de Chirico – I bagni misteriosi, 1935. olio su tela. Lotto venduto a € 468.000

Tra le vendite più significative spiccano tre opere diverse per linguaggio, ma accomunate dall’appartenenza a una stagione di intensa sperimentazione, tra astrazione e materia: Combustione, 1968, di Alberto Burri (Lotto 115, aggiudicato per 103.500 euro); Ritmo su fondo bianco, 1953, di Osvaldo Licini (Lotto 125, venduto per 48.000 euro) e Senza titolo, 1972, di Wifredo Lam (Lotto 94, aggiudicato per 51.000 euro).

Lotto 115. Alberto Burri – Combustione, 1968. plastica, acrilico, vinavil e combustione su carta. Lotto venduto a € 103.470

“Siamo contenti dei risultati ottenuti dall’asta e della grande attenzione ricevuta anche dai collezionisti esteri. Il grande successo della collezione Bertinotti e dei Bagni misteriosi di Giorgio de Chirico della collezione di Monica Vitti resterà a lungo impresso nella nostra memoria.” Georgia Bava, Responsabile Dipartimento di Arte Moderna e Contemporanea Roma

L’asta ha confermato l’interesse del mercato per l’arte italiana del Novecento storico e per gli artisti del secondo dopoguerra sia italiani che internazionali.

Lotto 94. Wifredo Lam – Senza titolo, 1972. Lotto venduto a € 50.550

“Questa vendita chiude idealmente un semestre particolare caratterizzato da una instabilità geopolitica non favorevole e il risultato dell’asta ci conferma che l’arte contemporanea è percepita come bene rifugio e come forma di investimento alternativo.” Alessandro Cuomo, Responsabile Dipartimento di Arte Moderna e Contemporanea Milano

“Per il successo della vendita è stato determinante il lavoro di promozione, svolto negli ultimi mesi con eventi e anteprime anche a Roma presso il Circolo Canottieri e a Napoli presso l’Hotel de Bonart, con cui Finarte ha finalizzato accordi di collaborazione. Questi momenti di incontro con i collezionisti hanno contribuito a rafforzare il dialogo con il pubblico e valorizzato le opere in catalogo.” Alessandro Guerrini, Amministratore Delegato Finarte

Informazioni

T. +39 02 3363801 – press@finarte.it
Maria Grazia Vernuccio – mariagrazia.vernuccio@mgvcommunication.it

Catalogo online

https://www.finarte.it/asta/arte-moderna-e-contemporanea-milano-2025-07-02

Finarte premiata ai Business International Finance Awards 2025

Finarte e il suo Chief Financial Officer di Gruppo, Alessandro Consoli, sono stati premiati ai Business International Finance Awards 2025 per le Best Practice nell’Area Amministrazione, Finanza e Controllo


Durante il CFO Summit 2025, tenutosi il 19 giugno e organizzato da Business International e Fiera Milano, abbiamo ricevuto il Business International Finance Award nella categoria PMI, per le Best Practice nell’Area Amministrazione, Finanza e Controllo.

Un premio che ci rende particolarmente orgogliosi e che valorizza il lavoro del nostro CFO, Alessandro Consoli, e del nostro team, così come il percorso di evoluzione che abbiamo intrapreso nei nostri processi amministrativi e finanziari.

Alessandro Consoli, CFO Gruppo Finarte

Grazie a Business International e Fiera Milano SpA per aver creato uno spazio di riflessione e confronto su un ruolo chiave per il progresso aziendale e per aver riconosciuto il lavoro di aziende come la nostra.

Questo traguardo è per noi un punto di partenza per continuare a migliorarci!

Team Amministrazione di Finarte. Da sinistra Andrea Cremascoli, Alessandro Consoli, Renisa Gorezi e Costanza Baserga

Grazie alla nostra solidità e a una crescente fiducia da parte dei collezionisti, stiamo attualmente raccogliendo intere collezioni private in vista delle prossime aste autunnali

Texas: l’opera che segna l’inizio di Alberto Burri

La genesi artistica di Burri tra i fili spinati di Hereford, lontano dai miti e dalle narrazioni romanzate

La nascita di un artista ha sempre un che di leggendario: da Giotto che disegna cerchi perfetti mentre sorveglia le pecore al pascolo al precoce e prolifico Pablo Picasso che a 7 anni già firmava il suo primo dipinto. Ci sono poi quelli che artisti lo son sempre stati, al livello più intimo e profondo, ma che hanno preso il pennello in mano tardivamente, da adulti. È il caso di Alberto Burri, uno dei maestri dell’arte italiana ed internazionale del dopoguerra, le cui prime opere vedono la luce alla soglia dei trent’anni.

La leggenda attorno al suo “risveglio” come artista è stata raccontata così tante volte, dai suoi amici scrittori e dagli storici dell’arte, che lo stesso Burri si è trovato a doverne smentire alcuni dei punti più poetici ma in qualche modo lontani dalla realtà. Prima di tutto i fatti: nel 1943 Burri, all’epoca medico dell’esercito italiano, viene catturato in Tunisia dagli Alleati e portato negli Stati Uniti, nel campo per prigionieri di guerra di Hereford, Texas. Nelle restrizioni della prigionia Burri si allontana dalla professione medica e rinasce come pittore. Un ritorno a una vecchia passione, l’arte, che aveva coltivato da adolescente sebbene senza troppo esercizio, ma soprattutto un modo per astrarsi dal presente e dall’andamento della guerra.

“I quadri fatti allora sono per me oggi validi come le mie ultime opere, né più né meno in termini di intensità pittorica. Ricordo che continuavo a cambiare soggetti, a dipingere nuovi quadri e a cambiarli ancora, un’infinità di volte. Questo è stato il mio vero inizio di pittore, e non c’entrano le garze medicali, il sangue e le bruciature della guerra. Tutte storie” (S. Zorzi, Parola di Burri, Torino 1995, p. 15).

Quelle “storie”, che costituiscono la genesi mitologica di un artista che avrebbe rivoluzionato l’arte moderna e contemporanea, sono quindi frutto delle letture critiche delle opere successive, dai Sacchi alle Combustioni, ma a sentire Burri sono in effetti lontane dal suo vissuto.

Lotto 115. Alberto Burri – Combustione, 1968. Stima € 20.000 – 30.000

Un vissuto fatto di giorni sempre uguali in cui la pittura rappresentava l’unica fuga e consolazione, un atto vitale di riappropriazione della propria umanità e personalità. Di quei dipinti ne sono sopravvissuti pochissimi: Burri se li fece spedire in Italia tramite la Croce Rossa, ma li distrusse “quasi tutti salvandone solo quattro o cinque, di cui il primo […] tanto per ricordare quegli inizi e dimostrare che sin dall’inizio la mia era una pittura di qualità”. (S. Zorzi, id., pp. 19-20).

Lotto 92 – Alberto Burri – Texas, 1945. Stima € 600.000 – 800.000

Texas, con quell’orizzonte schiacciato e i colori terragni e infuocati, è dunque una testimonianza biografica tanto dell’uomo quanto dell’artista, che con la maturità consapevole dell’età e dell’esperienza si approccia alla pittura con sicurezza e chiarezza d’intenti. La composizione decisa, fatta di vuoti e di segni verticali che ne scansionano la partitura, sancisce la nascita di Burri artista e al tempo stesso sembra contenere i semi delle future composizioni. Un’opera seminale seppur così diversa da quelle con le quali conquistò i musei di tutto il mondo.

Testo di Marzia Flamini

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I libri d’artista protagonisti in asta il 24 e 25 giugno

Dalle avanguardie storiche al design tipografico del Novecento, 36 volumi unici in cui si esprime tutta la varietà esecutiva propria dei libri d’artista, caratterizzati da splendide legature firmate, suite di tavole a diversi colori, aggiunte di disegni originali, dediche e inserti unici

La genesi del libro d’artista si trova nella tradizione francese dei cosiddetti “livres d’artiste” o “livre de peintre”, ossia libri illustrati che vedono la collaborazione fra scrittori e pittori. La prime proposte provengono dagli editori novecenteschi delle avanguardie storiche come Ambroise Vollard, Daniel-Henry Kahweiiler, Tériade, i quali promuovono collaborazioni fra letterati e artisti visivi, talvolta riservando a questi ultimi grande autonomia, come nel celebre caso di Jazz di Henri Matisse (edito da Tériade nel 1947). Questo genere di pubblicazioni è stato lungamente ricercato dai bibliofili e dai collezionisti d’arte e, anche quando il mercato dell’editoria d’arte ha accolto libri più sperimentali o i libri-oggetto, la denominazione di “livres d’artiste” è sopravvissuta divenendo un’abitudine lessicale, originando spesso alcuni fraintendimenti.

Lotto 471. Libro d’artista – Georges Braque, Erik Satie. Le Piege de Meduse, 1921. Stima € 15.000 – 17.000

In Italia questa tipologia è indissolubilmente legata al futurismo e al suo teorico Filippo Tommaso Marinetti. La critica del movimento è incentrata su due aspetti editoriali. Da una parte, critica le regole compositive dell’editoria tradizionale, alle quali Marinetti contrappone una nuova ortografia e tipografia espressiva. Si pensi ad esempio al celebre Zang Tumb Tuuum (Adrianopoli Ottobre 1912), del 1914, e a Les mots en liberté futuriste (1919). Dall’altra, punta a rivoluzionare la forma stessa del libro, come suggerisce Corrado Govoni in una lettera inviata a Marinetti: «[…] Perché non fare dei libri che aprano come organetti macchine fotografiche ombrellini ventagli?» (Salaris 1988, p. 17). In questa tensione innovativa verso una diversa forma del libro si riconosce un altro possibile atto di nascita del libro d’artista, inverato nei cosiddetti libri-oggetto. Inaugurati dal Libro imbullonato di Fortunato Depero del 1927 e dall’Anguria Lirica di Tullio D’Albisola e Bruno Munari del 1934 exempla per numerose sperimentazioni maturate nei decenni a seguire, sono caratterizzati dall’accentuazione della dimensione materica dell’oggetto e da una fruizione sinestetica.

Lotto 497. Tullio D’Albisola, Bruno Munari – L’Anguria Lirica (Lungo Poema passionale), 1934. Stima € 14.000 – 18.000

La sezione di libri d’artista che si presenta nel prossimo catalogo Finarte conta diversi esempi significativi di tale tipologia libraria. Si tratta di 36 raffinati volumi in cui si esprime tutta la varietà esecutiva propria dei libri d’artista, caratterizzati da splendide legature firmate, suite di tavole a diversi colori, aggiunte di disegni originali, dediche e inserti unici. Come nel caso de Le mamelles de Tiresias di Apollinaire (Lotto 468, stima € 2.500 – 3.000) dove compare nell’introduzione per la prima volta il termine Surrealista. Georges Braque dedica e illustra con uno splendido disegno il lotto 471, le Piege de Meduse (Stima € 15.000 – 17.00), uno dei primissimi libri con illustrazioni originali di Braque. Originalissime sono le legature dei lotti 472 e 483, realizzate in Pollopas, una resina particolarissima. Il lotto 479 vede la collaborazione tra Jean Fautrier e Georges Bataille nel realizzare con Madame Edwarda (Stima € 3.000 – 4.000) un raro testo erotico, in questo esemplare arricchito da una dedica di Fautrier a Ungaretti e da alcuni disegni originali. Unico è l’esemplare di Ballets-Minute di Pierre Lecuire, lotto 486 (Stima € 35.000 – 40.000), un testo che precorre il minimalismo. Questa copia, la numero 1, si configura come una sorta di esemplare di testa, contenente acqueforti tirate solo nella presente copia ma non accolte nell’edizione definitiva. Uno dei più celebri e iconici libri del Novecento è il famoso Dlia Golosa di Majakovskij e Lissitzky (Lotto 489, stima € 7.000 – 10.000) considerato il più sorprendente e innovativo esempio del design costruttivista. Altre splendide legature firmate coprono i lotti 493 (Stima € 8.500 – 10.000) e 496 (Stima € 22.000 – 24.000), volumi dalle tavole preziose, arricchiti da legature uniche. E per finire il lotto 497, la celebre Anguria Lirica di Bruno Munari e Tullio D’Albisola (Lotto 497, stima € 14.000 – 18.000), un esemplare quasi perfetto del più raro libro-oggetto futurista. La lito-latta futurista costituisce il più geniale e rivoluzionario esperimento futurista mai condotto sull’oggetto libro, un esperimento destinato a segnare la storia dell’editoria futurista e dello stesso movimento.

Lotto 489. Libro d’artista – Vladimir Majakovskij, Lazar Markovich LissitzkyDlia Golosa, 1923. Stima € 7.000 – 10.000

Testo di Fabio Massimo Bertolo

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Il primo dipinto di Alberto Burri, la collezione di Lella e Fausto Bertinotti e alcuni capolavori dalla collezione di Monica Vitti

Un’asta di Arte Moderna e Contemporanea, quella che Finarte batterà a Milano nella storica sede di Via dei Bossi il 2 luglio, con in catalogo circa 150 lotti di eccezionale valore storico e artistico

Una raccolta di opere di straordinario valore storico e artistico in cui spiccano il primo dipinto di Alberto Burri, Texas, del 1945, la collezione di Lella e Fausto Bertinotti con due iconiche serigrafie di Mao di Andy Warhol e tre significativi capolavori dalla collezione di Monica Vitti: due dipinti di Giorgio de Chirico ed una tempera di Giacomo Balla dal raro ciclo delle Compenetrazioni iridescenti.

Dalla collezione Monica Vitti.
GIACOMO BALLA – Compenetrazione iridescente-studio per Penetrazione + spazio, 1912. Tempera su carta, cm 19 x 26,5.
Stima € 65.000 – 80.000

Per la prima volta sul mercato e con grande privilegio, sarà presentato il primo dipinto di Alberto Burri, Texas, 1945, stimato € 600.000 – 800.000, eseguito durante l’internamento nel campo di concentramento di Hereford in Texas, dove da medico Burri divenne pittore. Come raccontò in una nota intervista del 1994: “dipingevo tutto il giorno, era un modo per non pensare a tutto quello che mi stava intorno e alla guerra. Non feci altro che dipingere fino alla liberazione. E in questi anni capii che io ‘dovevo’ fare il pittore. (…) I quadri fatti allora sono per me oggi validi come le mie ultime opere, né più né meno in termini di intensità pittorica”.

ALBERTO BURRI – Texas, 1945. Olio su tela, cm 47 x 60,5. Stima € 600.000 – 800.000

Dalla collezione Monica Vitti provengono tre importanti capolavori: il dipinto di Giorgio de Chirico, Bagni misteriosi, del 1935 olio su tela, cm 69,7 x 49,7, valutato € 400.000 – 600.000, traduzione pittorica dell’Ospite misterioso, una delle dieci litografie eseguite nel 1934, per il volume Mythologie di Jean Cocteau, in cui il personaggio ritratto che entra nella cabina è lo stesso de Chirico. Il dipinto di Giorgio de Chirico, Niobe, del 1921 tempera su tela, cm 53 x 42, ispirato dal soggiorno fiorentino del Maestro, che frequenta assiduamente la Galleria degli Uffizi e si infatua del gruppo scultoreo di epoca romana dei Niobidi ivi custodito, l’opera viene poi esposta nel 1921 dal Pictor Optimus alla personale milanese presso la Galleria Arte. E sempre dalla collezione dell’attrice giunge la raffinatissima opera di Giacomo Balla, Compenetrazione iridescente – studio per Penetrazione + spazio, del 1912, tempera su carta, cm 19×26,5, che presenta sul verso uno studio omonimo a grafite, in asta con stima € 65.000 80.000.

Dalla collezione Monica Vitti.
GIORGIO DE CHIRICO – Niobe, 1921. Tempera su tela, cm 53 x 42. Stima € 450.000 – 650.000
GIORGIO DE CHIRICO – I bagni misteriosi, 1935. Olio su tela, cm 69,7 x 49,7. Stima € 400.000 – 600.000

Spiccano, inoltre, dalla collezione Lella e Fausto Bertinotti due serigrafie di Andy Warhol della nota serie dedicata a Mao Tse Tung nel 1972, valutate € 20.000 – 30.000 ciascuna; diverse opere di Piero Dorazio, donate dall’artista umbro ai coniugi in occasione di varie ricorrenze; una scultura in ceramica policroma di grandi dimensioni di Giosetta Fioroni e un olio su tela di Titina Maselli, Camion, del 1976.

Dalla collezione Lella e Fausto Bertinotti.
ANDY WARHOL – Mao, 1972. Serigrafia a colori es. 63-250, cm 91,4×91,4. Stima € 20.000 – 30.000

Saranno poi proposti in asta molti degli artisti attualmente più ricercati dal mercato, tra cui si segnalano due coloratissime composizioni a olio di Salvo, Una torre sassone del 1992 e Ora di pranzo del 2007 e un ricamo di Alighiero Boetti, Le nuove autonomie del 1979, cm 23 x 24, stimato € 60.000 – 80.000.

ALIGHIERO BOETTI – Le nuove autonomie, 1979. Ricamo su tessuto, cm 23 x 24. Stima € 60.000 – 80.000

Informazioni
Asta: mercoledì 2 luglio
Esposizione: da venerdì 27 giugno a martedì 1 luglio ore 10.00 – 19.00
Sede: Finarte, Milano, Via dei Bossi, 2

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L’asta di Luxury Fashion ha registrato una partecipazione attiva e appassionata, coinvolgendo amatori e nuovi acquirenti

Curata da Margherita Manfredi, Capo Dipartimento Fashion, e battuta da Kimiko Bossi, Senior Advisor di Finarte, l’asta si è conclusa con l’85% dei lotti venduti e un valore totale pari al 93% del venduto complessivo. Un risultato che conferma il successo del format e il ruolo sempre più centrale del fashion nel panorama del collezionismo contemporaneo

La Kelly Panda Retourne 25 firmata Hermès si è confermata la regina indiscussa della giornata (Lotto 100) aggiudicata a € 16.530, seguita dalla Kelly Sellier Flag 35 (Lotto 84), venduta per € 11.490. Ottimi risultati anche per l’iconico modello Birkin: la Birkin 40 in pelle togo bleu de Malte (Lotto 106) e la Birkin 35 del 2012 in pelle clémence color Etoupe (Lotto 118), entrambe battute a € 10.230. 

Lotto 84 – Hermès, Borse Borsa Kelly Sellier Flag 35, 2014. Lotto venduto € 11.490

Da segnalare, in particolare, l’ottima performance delle borse in denim, protagoniste di vivaci rilanci e serrate competizioni tra offerenti. La Chanel Mini in denim fucsia (Lotto 43) ha confermato il suo appeal raggiungendo € 5.160, seguita dal modello in denim matelassé (Lotto 36) a € 4.515. 

 

Lotto 43 – Chanel. Borsa Mini , 2024. Lotto venduto a € 5.160

Venduti tutti i lotti firmati Christian Dior, con la Saddle Dior Oblique in jacquard denim (Lotto 146) aggiudicata a € 2.838 e la Dior Groove 25, anch’essa in jacquard denim, venduta a € 2.451. Risultati che riflettono l’interesse crescente per questo materiale, oggi reinterpretato in chiave couture dalle maison storiche e apprezzato per la sua versatilità e l’allure fresca e contemporanea.  

Lotto 146 – Christian Dior Borsa Saddle in tela Jacquard Denim Dior Oblique. Lotto venduto a € 2.838

Molto apprezzate anche le proposte Chanel, con la Patchwork multicolor al lotto 31 aggiudicata a € 5.805, e l’intramontabile modello classico declinato in pelle verde salvia al lotto 37, venduto a € 8.970. 

Lotto 31 – Chanel Borsa Patchwork, 2010 Lotto venduto a € 5.805

Catalogo online   
https://www.finarte.it/asta/luxury-fashion-milano-2025-05-29  

L’appuntamento primaverile dell’asta di Dipinti Antichi, tenutosi presso la sede di Roma il 28 maggio, si è concluso con risultati di eccezionale rilevanza

Con un catalogo di soli 134 lotti curato da Valentina Ciancio, la vendita ha sfiorato i € 900.000 di venduto e raggiunto il 100% delle riserve, testimoniando il grande interesse per il settore da parte dei collezionisti italiani ed internazionali 

Protagonista della vendita l’inedito Noli me tangere di Mattia Preti (Lotto 128) che, dopo un’entusiasmante gara, è stato venduto al telefono per € 235.590. 

Lotto 128 – Mattia Preti. Noli me tangere. Lotto venduto a € 235.590

Grande successo per la pittura barocca napoletana, ben rappresentata da alcuni dei suoi più significativi esponenti: da Andrea Vaccaro con un intenso David e Golia, venduto a € 75.750 (Lotto 124), a Luca Giordano, la cui Flagellazione – nuova aggiunta al suo catalogo – ha raggiunto i 35.500 euro; dal Loth e le figlie di Giovanni Battista Beinaschi, opera della sua attività napoletana venduta a € 35.500 (Lotto 122), al Perseo e Andromeda firmato da Giacomo del Po che, partendo da € 4.000, ha suscitato l’attenzione del pubblico, superando i € 15.000 (Lotto 16). 

Lotto 124 – Andrea Vaccaro. Davide con la testa di Golia. Lotto venduto a € 75.750

Significativi i risultati anche di alcune opere di maestri del Settecento italiano: in particolare due rare tele di Giovanni Battista Piazzetta, un Giovane mendicante (Lotto 129) e un Giovane che sfodera la spada (Lotto 130), che hanno ottenuto rispettivamente € 50.550 e € 48.030; ma anche una Natura morta di Crivellino di singolare qualità e impatto visivo (Lotto 37, € 10.860) e due Paesaggi attribuiti ad Antonio Francesco Peruzzini (Lotto 76, € 14.010). 

Lotto 76 – Attribuito ad Antonio Francesco Peruzzini. Due paesaggi boschivi con viandanti a riposo. Lotto venduto € 14.010

Si segnalano inoltre, tra le opere di alta epoca, la commovente Madonna con Bambino di Bernardino Zaganelli, venduta a € 50.550 (Lotto 114) e per la pittura fiamminga uno trionfo di Fiori in un vaso di Jan-Baptiste Bosschaert, venduto a più di € 19.000 (Lotto 93). 

Lotto 93 – Jan Baptist Bosschaert. Trionfo di fiori. Lotto venduto a € 19.050

Catalogo online  
https://www.finarte.it/asta/dipinti-e-disegni-antichi-roma-2025-05-28 

Risultato straordinario per Finarte, grazie al successo dell’asta di “Gioielli Importanti” tenutasi il 26 e 27 maggio a Milano 

L’asta - curata da Clara Arata, Responsabile del Dipartimento Gioielli di Milano - è stata animata da vivaci gare telefoniche e da una partecipazione attiva in sala da parte di clienti nazionali ed internazionali che hanno contribuito al successo della vendita, svoltasi presso il prestigioso salotto di Brera.  

La vendita – battuta da Kimiko Bossi, Senior Advisor di Finarte – ha superato i 2 milioni di euro, con una rivalutazione complessiva del 108% rispetto alle basi d’asta.  

Di grande interesse le perle naturali, senza tempo e oggi più che mai desiderate: top lot dell’asta è stato infatti una coppia di orecchini con perle naturali di acqua salata e diamanti (Lotto 415) passata di mano alla cifra di € 107.250.  

Lotto 415 – Orecchini pendenti con perle naturali in oro bianco 18k. Lotto venduto € 107.250

Protagoniste anche le pietre preziose certificate: un anello con diamante taglio ovale di ct 4,14 firmato Fasoli (Lotto 469) è stato venduto a € 46.770.  

Lotto 469 – Anello con diamanti in oro bianco. Lotto venduto a € 46.770

Splendidi i gioielli databili tra gli anni ’20 e ’30, in platino e diamanti: un’elegante pendente-spilla di Giacomo Ravasco (Lotto 412) con diamante taglio vecchio di ct 5,00 circa, copertina del catalogo, aggiudicato a € 27.870, una spilla in platino e diamante di ct 3,80 circa (Lotto 413), aggiudicato a € 14.640, e lanello in platino con diamante tagli vecchio di ct 4,80 circa (Lotto 414), venduto a € 30.390.  

Lotto 412 – Pendente-spilla con diamanti. Lotto venduto € 27.870

Le pietre di colore hanno brillato per la loro bellezza e rarità, come l’anello con smeraldo colombiano taglio cuscino di ct 4,56 (Lotto 468), aggiudicato a € 44.250.  

Apprezzati i gioielli firmati: di David Webb la parure in oro giallo e smalto nero con diamanti (Lotto 202), registra una vendita di € 48.030, e ancora firmata David Webb la collana sautoire in oro giallo e corniola (Lotto 485), aggiudicata a € 25.530, e la parure firmata Piaget in oro e diamanti (Lotto 207), venduta a € 25.350.  

Lotto 202 – David Webb. Parure con diamanti e smalto in oro bicolore. Lotto venduto € 48.030

Tra i risultati di rilievo si distinguono poi i gioielli firmati Mario Buccellati: dal bracciale con rubini e zaffiri (Lotto 435), aggiudicato a € 32.910, al bracciale in oro e diamanti (Lotto 154), battuto a € 27.870, fino all’anello con diamante taglio brillante di ct 2,50 circa (Lotto 159), venduto per € 19.050.  

Lotto 435 – Buccellati Bracciale in oro giallo 18k. Lotto venduto € 32.910

Del 1925 la preziosa borsetta da sera in oro e platino firmata Cartier, con autentica di Bernhard A. Berger (Lotto 472), aggiudicata a € 40.470.  

Lotto 472 – Cartier Borsetta da sera in oro giallo. Lotto venduto € 40.470

La purezza dell’oro chiude le sessioni d’asta con una coppia di bracciali alla schiava in oro puro firmati Marta Marzotto (Lotto 500) e aggiudicati a € 20.310.  

Catalogo online    
https://www.finarte.it/asta/gioielli-importanti-milano-2025-05-26