Un’importante collezione di vini di Bordeaux: una vera e propria enciclopedia delle migliori annate

Nel catalogo d'asta troverete 600 bottiglie con quelle che a oggi vengono definite le annate di produzione eccellenti tra il 1990 e il 2000

La collezione che proporremo in asta il 20 giugno è una vera e propria enciclopedia dei vini di Bordeaux in oltre 100 lotti e si concentra in prevalenza su annate di produzione definite eccellenti, come la 1995, o addirittura leggendarie come la 1996 e la 2000. Nella grande varietà delle etichette, vale la pena metterne in evidenza alcune, partendo dalle etichette mitiche, tre fra le quattro definite Premier Cru dalla classificazione del 1855, e quelle che hanno raggiunto la celebrità in tempi relativamente recenti.

Chateau Lafite Rothschild

CHATEAU LAFITE ROTHSCHILD 1996
Francia – Bordeaux

Chateau Lafite Rothschild, Pauillac, uno dei vini più ricercati al mondo, è in prevalenza Cabernet Sauvignon; l’azienda fu fondata alla fine del 1600 e a metà del ‘700 il vino era conosciuto come “il vino del Re” e nel 1787 Thomas Jefferson, uno dei padri fondatori degli Stati Uniti lo includeva nella propria lista dei migliori vini del Medoc insieme a Margaux, La Tour Segur e Haut-Brion; proprietà della famiglia Rotschild dal 1868, dalla metà degli anni ’90 è spesso considerato il migliore interprete nella regione in ogni singola annata; le annate proposte in asta sono l’ottima 1998 e le leggendarie 1995 e 1996; la 1996 è stata ampiamente celebrata dalla critica, che le ha attribuito da più parti il punteggio pieno di 100 centesimi;

Chateau Latour

CHATEAU LATOUR 1996
Francia – Bordeaux

Chateau Latour, Pauillac, è fra i più famosi produttori al mondo; l’azienda, fondata nel 1670, è attualmente proprietà di uno degli uomini più ricchi al mondo, François Pinault ed è una delle gemme più preziose del gruppo Artemis, che comprende straordinarie cantine in tutto il mondo. Il vino, a prevalenza Cabernet Sauvignon, viene prodotto dalle vigne più vecchie, con un’età media di 60 anni; in asta in diversi formati abbiamo la straordinaria annata 1996, oggi nel pieno della sua espressività;

Chateau Margaux, Margaux, considerato il più elegante tra i grandi vini di Bordeaux, viene prodotto in una proprietà che risale al dodicesimo secolo; la London Gazette pubblicizza nel 1705 l’asta di 230 botti di “Margose” e Thomas Jefferson individua nel 1787 Margaux come uno dei quattro vigneti di prima qualità; questa storica tradizione di eccellenza fa di Chateau Margaux uno dei vini da sempre più ricercati al mondo; in asta viene proposta la mitica annata 1996, nei formati classico e Magnum;

Chateau Mouton Rothschild, Pauillac, è il vino più ricercato al mondo; la famiglia Rotschild acquisì la proprietà nel 1853, ne determinò la crescita fino ad ottenerne la promozione a Premier Cru Classé  dal 1973; l’etichetta è affidata ogni anno ad un artista diverso, in asta vengono presentate l’eccellente annata 1995 in un lotto di 4 bottiglie e in un secondo lotto in combinazione con la 1994;

Le Pin

LE PIN 1996
Francia – Bordeaux

Le Pin, Pomerol, da una proprietà di meno di tre ettari creata nel 1979, è un Merlot in purezza che in breve tempo si è inserito nel Gotha dei vini più cari del mondo; ricco ed estremamente concentrato, ha ottenuto regolarmente recensioni di assoluta eccellenza dalla stampa internazionale; proponiamo in asta una bottiglia della spettacolare annata 1996;

Petrus, Pomerol, il più costoso dei vini di Bordeaux, Merlot in purezza, è protagonista nelle collezioni di vini più importanti e regolarmente battuto alle aste; in questa asta siamo orgogliosi di proporre due superbe Magnum dell’annata 1995, che ha riportato valutazioni della critica straordinarie, fra le quali i 96/100 di Parker, e un lotto del 1993.

La collezione prosegue poi con una selezione molto attenta di etichette di assoluta eccellenza, eccole in ordine di apparizione: Chateau Angelus, etichetta considerata dalla critica fra le migliori del territorio di Saint Emilion, viene proposto in Magnum e formato standard nell’annata 1994 e in una prestigiosa cassa originale nella leggendaria annata 2000;

Chateau Ausone, ancora Saint Emilion, è un vino prodotto in quantità limitate e regolarmente oggetto di altissime valutazioni della critica, con il picco dei 100/100 di Parker nell’annata 2000;di grande interesse il lotto della mitica annata 2000 che affianca Chateau Beychevelle, prestigioso rappresentante dell’appellazione Saint Julien a prevalenza Cabernet Sauvignon, e  Sociando-Mallet, dell’Haut-Medoc, a base Merlot e Cabernet Sauvignon;

Chateau Branaire-Ducru, Saint Julien, 1996 e 2000, al punto di maturazione ideale per apprezzare la massima espressività di due annate mitiche;

Chateau Calon-Segur, fra le tre etichette con le migliori valutazioni del territorio di Saint-Estephe, in una delle annate migliori degli ultimi trent’anni;

Chateau Canon La Gaffeliere, Saint Emilion, in prevalenza da uve Merlot e Cabernet Franc, noto per la sua eleganza e proposto in una grande annata;

Château La Fleur-Pétrus, Pomerol, a prevalenza Merlot, è noto per la sua raffinatezza ed eleganza e capacità di affrontare lunghissimi invecchiamenti conservando la propria vitalità; sempre oggetto di valutazioni altissime, l’annata 1995 non fa eccezioni;

Cos d’Estournel, Saint Estephe, vino principale di un’azienda dalla tradizione centenaria, a prevalenza Cabernet Sauvignon, viene proposto in tre lotti, due della leggendaria annata 1996 e un terzo con una interessante combinazione 1995-1996;

Château Ducru-Beaucaillou rappresenta la quintessenza dell’appellazione Saint-Julien, con il suo colore profondo, la sua potente maturazione e la grandissima longevità; viene presentato in modo articolato, con lotti in formato Magnum, nelle straordinarie annate 1995 e 1996;

CHATEAU DUCRU BEAUCAILLOU 1996 (6 BT)
Francia – Bordeaux

Chateau Gazin, dell’appellazione  Pomerol, si basa prevalentemente sul Merlot e viene proposto nella grande annata 1995 e nelle mitiche 1989 e 1990, pronte ad esprimere ora nel modo migliore le proprie caratteristiche;

Chateau Grand-Puy-Lacoste, Pauillac, a prevalenza Cabernet Sauvignon, si distingue per il palato vellutato e gli aromi di sigaro e cassis e ancora una volta presentato in un’annata straordinaria, la 1996;

Château Gruaud Larose, Saint Julien, un classico nato a metà del 1700, a prevalenza Cabernet Sauvignon, proposto in due lotti dalle bottiglie bellissime, nelle annate 1996 e 2000, memorabili;

Chateau Haut-Bailly, Pessac-Leognan, da una casa fondata nel 1600 è fra i più antichi di Bordeaux, a prevalenza Cabernet Sauvignon, viene sempre ben accolto dalla critica: l’annata 1995 ha ricevuto molti giudizi lusinghieri e voti sempre superiori ai 90/100;

Chateau La Mission Haut-Brion, Pessac-Leognan, è noto per l’intensità del suo frutto, la rotondità al palato e i tannini di seta; ha sempre ottenuto valutazioni eccellenti da parte di Robert Parker che ha attribuito 95/100 all’annata 1995;

Château du Tertre, Margaux, viene prodotto da una delle aziende più antiche di Bordeaux, con oltre 1000 anni di storia; prevalentemente a base Cabernet Sauvignon viene prodotto da vecchie vigne dalle radici molto profonde, è proposto in asta i tre differenti annate: 1995, 1996 e 1998;

Chateau L’Eglise-Clinet, Pomerol, Merlot dalle più vecchie vigne dell’appellazione, ha conquistato i favori della critica ottenendo punteggi straordinari, il 96/100 di Parker per l’annata 1998, proposta in asta insieme alla 1993;

Chateau Leoville Barton, Saint-Julien, a prevalenza Cabernet Sauvignon, si trova sempre più spesso ai vertici delle valutazioni dei Bordeaux; in asta una cassa sigillata di 3 Magnum della spettacolare 2000 e diverse configurazioni delle annate mitiche 1995, 1996 e 2000;

Chateau Leoville Poyferre, Saint-Julien, a prevalenza Cabernet Sauvignon nella mitica annata 1996;Chateau Leoville-Las Cases ‘Grand Vin de Leoville’, Saint-Julien, a prevalenza Cabernet Sauvignon dalla più grande delle tre Leoville, ha valutazioni altissime, in particolare le annate in asta hanno ottenuto 96/100 e 95/100 da Parker rispettivamente per le annate 1996 e 1995;

Chateau L’Evangile, Pomerol, si ritrova spesso fra i migliori dell’appellazione, in asta è proposto nell’annata 1994 e nella leggendaria 1995;

Chateau Monbousquet, Saint-Emilion, Merlot e Cabernet Franc presentato in asta nell’annata 1999 e nella spettacolare 1996;

Chateau Montrose, Saint-Estephe, a prevalenza Cabernet Sauvignon e Merlot, ha acquistato una grande reputazione e viene proposto in asta in annate straordinarie, 1995, 1996 e 2000 e anche in formato Magnum;

Chateau Pavie, Saint-Emilion, dalla tenuta più estesa delle tre Pavie, è un vino a prevalenza Merlot presentato in diversi lotti dell’annata 1999;

Chateau Pavie Macquin, Saint-Emilion, anch’esso a prevalenza Merlot, proposto in Magnum della splendida annata 1998 e in una cassa da 12 del 1999;

Chateau Peby Faugeres, Saint-Emilion, ricco Merlot che ha raggiunto valutazioni altissime, addirittura 100/100 da Parker, proposto in asta nella prima annata, la 1998, realizzata con una selezione delle migliori vecchie vigne della tenuta;

Chateau Pichon-Longueville au Baron de Pichon-Longueville, Pauillac, combinazione di potenza ed eleganza viene proposto nell’annata mitica 1996;

Chateau Pichon Longueville Comtesse de Lalande, Pauillac, situato fra l’altro Pichon-Longueville e Chateau Latour, viene proposto in asta in annate con punteggi straordinari, in particolare 96/100 per la 1995 e 97/100 per la 1996;

Chateau Pontet-Canet, Pauillac, di grande eleganza e ottimo riscontro della critica, viene proposto nelle annate 1994, 1995 e 1996, con valutazioni sempre alte e crescenti;

Chateau Sociando-Mallet, Haut-Medoc, vino strutturato dalle grandi potenzialità di invecchiamento, proposto in formato classico e Magnum nelle straordinarie annate 1995 e 1996;

Chateau Troplong Mondot, Saint-Emilion, è un vino molto concetrato e longevo e in asta viene proposto nell’annata 1994;

Chateau Trotanoy, Pomerol, è uno dei vini più costosi  di Bordeaux, ha uno stile ricco e grandi potenzialità di invecchiamento, viene proposto in asta nell’annata 1995 e 1998, eccellenti;

Vieux Chateau Certan, Pomerol, è un vino a base Merlot dal colore intenso e alte valutazioni della critica, viene proposto nell’annata 1998, che ha meritato 95/100 da Parker

Scopri il catalogo completo dell’asta che si terrà a Milano il 19 e 20 giugno

La bellezza nascosta nei paesaggi dei nudi artistici

Dietro i corpi ritratti si cela l’attenzione del fotografo all'ambientazione. Centosessanta figure svelate e centosessanta paesaggi da scoprire

In una fotografia di nudo lo sguardo dello spettatore è naturalmente e necessariamente attirato dal corpo maschile o femminile ritratto e dalla sua posa. A una prima riflessione questa sembra essere la conseguenza logica di una tipologia di immagine per sua natura “spoglia”, nata per esaltare la semplice bellezza delle forme dei corpi. Ma, proprio per la “povertà” del numero dei suoi elementi compositivi, a un secondo livello di lettura ci si rende ben presto conto dell’attenzione riservata dal fotografo ai restanti elementi della composizione, in primis l’ambientazione e il paesaggio circostante. Sono rare le occasioni in cui poter studiare così tante fotografie di nudo di autori di epoche e nazionalità diverse come quella offerta da Finarte con l’asta Unveiled BeautyGrazie a essa possiamo scoprire e approfondire alcune delle diverse tipologie di paesaggi in cui i corpi denudati sono stati ritratti e carpire, forse, le motivazioni degli autori per la scelta fatta.

Uno dei paesaggi più usati dai fotografi è sicuramente quello naturale re-interpretato da ognuno nel suo stile e a rappresentazione delle sue ricerche.

GAETANO D’AGATA Caino, anni 1910/1920

Se analizziamo per esempio la produzione di alcuni autori di inizio del Novecento, come i tedeschi Baron Wilhelm von Gloeden e Wilhelm von Pluschow o l’italiano Gaetano d’Agata, i ragazzi raffigurati sono immersi in un ambiente chiaramente mediterraneo: si intravede il mare in lontananza, forse delle radure, delle palme e delle agave. Tutto l’ambiente circostante deve contribuire a rendere quel ricordo di Eden perduto che per gli autori era la classicità,  accentuato dalle pose dei modelli ispirati alla statuaria greca e romana.

Più minimalisti, i set naturali di altri autori come l’americano Nick Nordwood, il francese Claude Faville o l’italiano Roberto Salbitani, in cui per esaltare la fragilità e la morbidezza dei corpi i soggetti vengono colti adagiati e sdraiati su pietre e scogli scomodi, duri e sfaccettati, quasi inospitali, che al contrario sprigionano una immagine di forza ed eternità. 

Una delle principali componenti del corpo umano è l’acqua e proprio per questo è uno degli elementi che ritorna di più nelle fotografie di nudo, alla ricerca di una forma di assonanza. Sono un esempio le opere di John Rutter, Sally Gall o Jock Sturgess, in cui le modelle sono totalmente rilassate e comunicano un profondo senso di serenità e pace.

JOCK STURGES Maia and Minna, Montalivet, France, 1994

Se le fotografie di nudo ambientate in esterno sono una rappresentazione di innocenza e coesione con una natura incontaminata, al contrario le composizioni di nudo in interno spesso hanno un lato più complice e sexy legato al proibito. Maestro indiscusso di questa tipologia di immagini l’artista, designer e intellettuale poliedrico Carlo Mollino che ha fotografato centinaia di ragazze in pose osé nel suo appartamento torinese per poi tenere nascoste le immagini. Dove è un susseguirsi di lingerie, ammiccamenti, pelli di animali e naturalmente oggetti di design. 

Anche le prostitute di un bordello in Spagna ritratte da Henri Cartier-Bresson nel 1933 sembrano invitare lo spettatore a entrare nella fotografia, con un gioco di sguardi intenso e sottolineato dal bellissimo bianco nero e dalla composizione.

Al chiuso di quattro mura tutto o quasi è concesso, sembrano dirci due autori ammirati proprio per gli eccessi delle loro ricerche più famose: il giapponese Araki e il ceco Jan Saudek

NOBUYOSHI ARAKI Senza titolo (Bondage), anni 1990

Il primo in stanze totalmente anonime e prive di qualsiasi elemento connotativo ama legare con delle corde e sospendere in aria le sue modelle secondo i dettami del bondage. Una pratica feticista divenuta suo marchio di fabbrica.

Il secondo inscena in stanze fatiscenti e macabre raffigurazioni con personaggi che sembrano derivati dal mondo del circo o del Grand Guignol: contorsioniste e mangia fuoco compiono le loro azioni ignorandoci, abitanti di un mondo “altro”.

Laddove Jan Saudek apre le porte agli incubi vi sono altri autori che decidono di posizionare i protagonisti delle proprie immagini in mondi onirici e inventati.

Tra loro Occhiomagico, nome d’arte di Giancarlo Maiocchi. Ne La camera chiara di Narciso una ragazza sembra essere sospesa nel vuoto in una stanza con le pareti fatte di terra e delle strane caffettiere alle pareti, mentre un altro corpo nudo di donna si intravede nell’uscio della porta.

OCCHIOMAGICO La camera chiara di Narciso, 1982

Ne Le grandi labbrain una strana stanza illuminata da un neon una ragazza sembra pronta a cominciare una danza sfrenata. Fotografie/collage in cui l’artista sembra rappresentare le sue fantasie.

Anche un salotto di casa può divenire un luogo da sogno, lo sa bene l’americana Leslie Krims, se si gioca con gli oggetti presenti o si riempie con stampe raffiguranti Gesù Cristo.

L’italiano Toni Meneguzzo preferisce invece trasformare direttamente la propria modella in una figura mitologica facendola inglobare man mano, grazie a una sequenza di scatti, dallo scoglio su cui posava.  D’altronde cosa non è il corpo umano se non esso stesso un paesaggio?

LUCIEN CLERGUE Les Geantes, Camargue, 1978

E lo si può comprendere benissimo osservando alcuni scatti di Franco Fontana, Lucien Clergue, Mario Giacomelli o Augusto De Luca, tutti autori che giocando sapientemente con inquadrature e tagli sono riusciti a trasformare i dettagli delle forme delle modelle in skyline di montagne, rocce, nuvole o coste. Immagini e giochi di sicuro effetto perché rapiscono gli occhi e la mente di chi li guarda.

Centosessanta figure svelate e centosessanta paesaggi da scoprire nel catalogo dell’asta Fotografia: Unveiled Beauty del prossimo 14 marzo.

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Bozzetti cinematografici: dietro le quinte dell’immaginario collettivo

I più importanti "pittori di cinema" sono i protagonisti di una fantastica asta che farà sognare ogni appassionato di cinema e non solo

Agli albori del cinema, parallelamente alle professioni più strettamente legate alla produzione cinematografica vera e propria, ne nacque un’altra, anch’essa fondamentale: l’ideatore di manifesti. Tra la fine dei XIX e l’inizio del XX secolo la comunicazione pubblicitaria passava esclusivamente per le affissioni, che dovevano essere quindi di grande efficacia comunicativa e immediato impatto visivo. Dal teatro al cinema il passo fu per molti illustratori naturale, e a fianco ad anonimi maestri si cimentarono in questo genere anche grandi artisti. L’evoluzione fu poi quella che trasformò gli autori di manifesti in veri artisti, riconosciuti per il loro talento in grado di trasformare una semplice comunicazione promozionale in immagine iconica riproducibile all’infinito.

In Italia uno dei pionieri di questo genere è stato Anselmo Ballester, nato a Barcellona nel 1897. La sua carriera inizia nei primi anni del cinema muto, e successivamente diventa noto per i suoi bozzetti, collaborando con registi come Federico Fellini e Vittorio De Sica. Con il suo talento Ballester ha portato l’arte del bozzetto cinematografico a nuove vette, creando immagini suggestive che hanno contribuito a definire l’immaginario visivo del cinema italiano.

ANSELMO BALLESTER Adorazione, 1937

Renato Casaro è un altro nome di rilievo nell’ambito della grafica cinematografica italiana. La sua carriera si estende per oltre cinque decenni durante i quali ha lavorato con alcuni dei più grandi registi italiani, come Franco Zeffirelli, Bernardo Bertolucci e Sergio Leone, oltre ad essere amato e ricercato anche all’estero. Casaro ha contribuito a creare poster indimenticabili, capaci di condensare l’essenza dei film in una sola immagine iconica, tanto da essere stato scelto da Quentin Tarantino per firmare i manifesti di film immaginari per C’era una volta a… Hollywood.

Più descrittivi e pop sono invece i manifesti firmati da Bruno Napoli, altro talento italiano che ha lasciato un segno indelebile in questo settore. La sua carriera inizia da giovanissimo negli anni ’60 e continua fino alla morte nel 2003, ed è stato per anni l’unico cartellonista della Disney in Italia, apprezzato al punto che i suoi manifesti verranno usati anche per le edizioni estere.

BRUNO NAPOLI Red e Toby – Nemiciamici, 1981

Angelo Cesselon completa questo straordinario gruppo di “pittori di cinema” italiani. La sua carriera ha attraversato diverse epoche del cinema italiano e internazionale, contribuendo con il suo talento alla creazione di poster iconici per film di grandi registi come Roberto Rossellini, Mario Monicelli, Luchino Visconti ed Ettore Scola. Le sue opere sono caratterizzate da una straordinaria capacità di resa dei volti degli attori, di grande espressività e magnetismo, e dai colori vibranti.

ANGELO CESSELON La conquista del West, anni ’50

Un altro gigante nel mondo dei bozzetti cinematografici, rappresentante della tradizione statunitense, è Drew Struzan, artista americano noto per il suo stile distintivo, fatto di dettagli meticolosi, cromie raffinate e composizioni dinamiche. Specializzato nel cinema d’azione e fantastico, Struzan ha firmato i manifesti della maggior parte dei film di Steven Spielberg e di tutte le grandi saghe, da Star Wars a Ritorno al Futuro e Indiana Jones. I suoi bozzetti sono dei veri capolavori, immagini ormai iconiche.

DREW STRUZAN Star Trek – Next Generation, 1999

Che siano italiani o hollywoodiani i manifesti cinematografici sono insomma opere d’arte a tutti gli effetti, e i loro bozzetti originali ancora di più, in quanto testimonianze di un processo artistico fatto di studio, prove, combinazioni differenti e spesso dialogo con i registi e le case di produzione. Un dietro le quinte nella costruzione dell’immaginario collettivo.

Tutti questi bozzetti (e tanti altri) verranno battuti in asta il 9 e 10 febbraio e li trovate all’interno dei cataloghi Bozzetti Cinematografici Parte I e Parte II.