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Fotografia: ICONE ITALIANE

mercoledì 18 giugno 2025, ore 16:00 • Milano

78

Tazio Secchiaroli

(1925 - 1998)

Federico Fellini in "8½", 1962

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Informazioni

Stampa moderna alla gelatina ai sali d'argento
cm 39,4 x 29,6
Timbro Tazio Secchiaroli/David Secchiaroli al verso
Opera accompagnata da Certificato d'autenticità rilasciato da David Secchiaroli

Bibliografia

Tazio Secchiaroli, The Original paparazzo, Photology, Milano, 1996
D. Mormorio (a cura di), Tazio Secchiaroli, dalla dolce vita ai miti del set, Federico Motta Editore, Milano, 1998
Tazio Secchiaroli, Fellini 8 ½, Federico Motta Editore, Milano, 1999G. Bertelli (a cura di), Tazio Secchiaroli, Federico Fellini, Rizzoli, Milano, 2003
T. Secchiaroli, Storie di cinema, Contrasto, Milano, 2004G. Bertelli, (a cura di), Giornate particolari, Roma e il cinema nelle immagini mito di Tazio Secchiaroli, Ciak Mondadori, Milano, 2006
Tazio Secchiaroli (Roma 1925-1998) inizia la carriera appena ventenne come fotografo di strada, ma l’amico Sergio Strizzi lo introduce alle agenzie: da Adolfo Porry Pastorel impara così bene i segreti del mestiere da pubblicare su “Epoca”, “L’Espresso”, “Le Ore”. Prosegue alla Roma Press Photo, l’agenzia da lui fondata nel 1955, il suo lavoro di reporter capace di grandi scoop ed è documentando la vita notturna romana resa vivace dai protagonisti del mondo del cinema che incontra Federico Fellini. La sintonia che si crea – fu lui a suggerire al regista il nome di Paparazzo per uno dei protagonisti de “La Dolce Vita” – porta Secchiaroli a lavorare come fotografo di scena di grande successo e a diventare fotografo ufficiale di Sophia Loren. 

Doveva essere uno spettacolo nello spettacolo quel set di “8 e ½”, dove si provava la scena in cui Marcello Matroianni doveva impugnare e usare una frusta. Per spiegare ai suoi attori e perfino alle sue attrici come dovevano muoversi, Federico Fellini aveva spesso l’abitudine di indossane i panni e mimarne i gesti: sotto l’occhio vigile e l’obiettivo rapace di Tazio Secchiaroli, il regista si esibisce in un audace balzo creando una situazione sottilmente ironica dovuta al fatto che indossava una impeccabile camicia bianca con tanto di cravatta. Siamo nel 1966 e, per lanciare il film “Arabesque” che vedeva protagonisti Gregory Peck e Sophia Loren, la produzione chiese a Richard Avedon di fotografare l’attrice. Il set diventa un luogo di conflitto fra star: Avedon non vuole intrusi, Sophia non intende rinunciare alla presenza di Secchiaroli, suo fotografo ufficiale che l’aveva accompagnata, Tazio rimarrà fra l’incuriosito e l’indispettito. Se i ritratti del grande fotografo americano furono belli quanto prevedibili, quello italiano riuscì a realizzare un vero e proprio capolavoro di malizia catturando, attraverso la lente degli occhiali di Avedon, la composizione che stava cercando. Chapeau.

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