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Fotografia: ICONE ITALIANE

mercoledì 18 Giugno 2025, ore 16:00 • Milano

73

Dino Pedriali

(1950 - 2021)

Pier Paolo Pasolini, 1975

Diritto di seguito

Stima

€ 1.000 - 1.500

Lotto venduto

€ 7.080

I prezzi di vendita comprendono i diritti d'asta

Informazioni

Stampa successiva alla gelatina ai sali d'argento
cm 23,2 x 30,2 (cm 19,7 x 29 immagine)
Timbro del fotografo e impronta digitale rossa del fotografo al verso
Dino Pedriali (Roma 1950 - 2021) inizia giovanissimo la sua carriera e, lavorando alla galleria Il Fauno di Torino, frequenta il mondo dell’arte. Diventa così assistente di Man Ray di cui documenta la casa-studio parigina, collabora con Andy Warhol e ritrae con grande intensità personaggi come De Chirico, Moravia, Fellini come giovani anonimi con uno stile così intenso da essere definito caravaggesco dal critico Peter Weiermair. Nonostante i molti lavori e le mostre internazionali, Pedriali è passato alla storia della fotografia per il sodalizio con Pier Paolo Pasolini a cui scattò le ultime fotografie il giorno precedente la tragica morte. 

Queste due fotografie sono emblematiche del rapporto che Pedriali ha stabilito con Pasolini. Quella in cui il regista, osservato e ripreso da lontano come da sua espressa volontà, appare nudo nella sua camera da letto è stata scattata all’interno del buen ritiro della Torre di Chia nel viterbese (vero nome Castello di Corte Casale) composta da una casa con tetto di vetro che illuminava lo studio e una torre non abitabile. Qui Pasolini lavorava al suo romanzo “Petrolio” prevedendo di corredarlo con le fotografie di Pedriali che, nel suo quotidiano scrutarlo, ne aveva colto – spiegava il fotografo – la profonda solitudine. Diversa la storia del primo piano che Pedriali stesso ricorda: lo scrittore si era messo in quella bella posa con il primo piano del pugno e lo sguardo penetrante ma vi era rimasto per pochissimi secondi. Con prontezza, mentre modificava la posizione della macchina da verticale a orizzontale, il fotografo ebbe la prontezza di realizzare lo scatto che sarebbe diventato iconico anche per una strana ragione. Lo stampatore per errore graffiò con la pinzetta il negativo, così ogni stampa reca i segni del ritocco come una cicatrice sulla fronte di Pasolini.  

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