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Palazzo Bolognetti-Torlonia, lo scrigno di opere d’arte del bel mondo romano

Nell'800, Palazzo Bolognetti-Torlonia divenne uno dei luoghi più vivaci di Roma e furono numerosi i grandi artisti che ne decorarono le sale. Un significativo nucleo di affreschi provenienti dal palazzo andrà in asta il prossimo 23 febbraio in occasione di Incanti d'Arte.

Piazza Venezia, dominata dalla mole del Vittoriano, è senza dubbio uno dei luoghi rappresentativi di Roma. Liberata dall’ombra delle adunate di fronte al balcone di Palazzo Venezia il suo fulcro visivo è tornato l’Altare della Patria e l’antistante crocevia di ben cinque strade e tre rioni. È stata immortalata in innumerevoli pellicole italiane e internazionali, a partire da Vacanze Romane, forte di una prospettiva ariosa e monumentale che ne fa una delle piazze più ampie del centro storico.


 

Eppure, l’aspetto di questa piazza è relativamente recente e dovuto proprio all’erezione del Vittoriano, che con le sue proporzioni maestose richiese un adeguato spazio di rispetto. Così Giuseppe Sacconi, architetto dell’Altare della Patria, predispose un sostanziale ampliamento e rimaneggiamento della piazza preesistente. Un intervento che, come tanti altri realizzati a seguito della trasformazione di Roma in capitale del Regno d’Italia, mutò per sempre l’aspetto dell’area, cancellandone però purtroppo anche parte delle stratificazioni storiche. E proprio quest’anno, il 4 novembre prossimo, ricorrerà il Centenario del Milite Ignoto.

 

Uno scorcio da Piazza Venezia, guardando verso l'Altare della Patria da Nord-Ovest - via Wikipedia

Uno scorcio da Piazza Venezia, guardando verso l’Altare della Patria da Nord-Ovest – via Wikipedia

A fare le spese di questa revisione urbanistica furono diversi palazzi dalla lunga tradizione, come la Casa di Giulio Romano, principe dei discepoli di Raffaello, in via Macel de’ Corvi 88 o come quello dove visse e morì Michelangelo nell’adiacente e ormai scomparsa Piazza Macel de’ Corvi.

Ma la “vittima” forse più clamorosa fu il seicentesco Palazzo Bolognetti-Torlonia: acquistato da Giovanni Raimondo Torlonia nel 1807 era divenuto, proprio sotto la nobile famiglia, uno dei luoghi più vivaci del bel mondo romano nonché scrigno di opere d’arte e decorazioni eseguite dai migliori nomi. Gioiello della corona nella collezione dei principi di origine francese era l’Ercole e Lica di Canova, capolavoro dello scultore oggi custodito presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Esposta in una galleria al primo piano progettata dal Canova stesso, che predispose anche le illuminazioni più adatte, la scultura rappresentava un primo, eccezionale assaggio alla collezione.

Facciata di Palazzo Torlonia

Facciata di Palazzo Torlonia

Giovanni Torlonia e il figlio Alessandro che ereditò il palazzo nel 1829 vollero infatti che la loro residenza fosse arredata e decorata con uno sfarzo e un lusso pari solo a quello dispiegato nelle loro invidiate e frequentatissime feste. Stendhal, in visita a Roma, celebrò entrambe nel suo Promenades dans Rome del 1829:

I balli del Principe Torlonia in Roma sono superiori a quelli che dava Napoleone I. […] I quattro lati del cortile del suo palazzo sono occupati da magnifiche gallerie che comunicano con più saloni vastissimi nei quali si balla. I migliori pittori viventi, come Palagi, Camuccini, Landi, li hanno dipinti. […] Le feste dei Torlonia sono più belle di tutte quelle dei sovrani d’Europa.

Agli artisti citati da Stendhal ne vanno aggiunti tanti altri, tra cui Bartolomeo Pinelli, Bertel Thorvaldsen, Francesco Coghetti, Filippo Bigioli… Le decorazioni da loro realizzate per la prestigiosa committenza finirono purtroppo in parte con l’essere distrutte assieme al Palazzo e, qualora salvate appena in tempo dalle demolizioni, disperse.

Interni di Palazzo Torlonia

Interni di Palazzo Torlonia

Appare quindi particolarmente interessante e significativo il nucleo consistente di affreschi staccati provenienti da Palazzo Bolognetti-Torlonia che Finarte offrirà all’interno dell’asta Incanti d’Arte il 23 febbraio. Affreschi opera fra gli altri di Coghetti e Bigioli che nei primi del ‘900 entrarono a far parte della collezione della contessa Amalia Canonica, che fu amica e fidata collaboratrice di Laetitia di Savoia Bonaparte, duchessa di Aosta.

Francesco Coghetti "Mercurio trasporta in cielo Psiche", affresco riportato su tela, senza cornice cm 294,5 x 163

Lotto 12, Francesco COoghetti, Mercurio trasporta Psiche sull’Olimpo. Stima € 5.000 – 8.000

Non a caso nella Capitale all’aristocrazia romana, strettamente legata al papato, si sostituì proprio a inizio XX secolo quella legata al Regno d’Italia e ai Savoia, come testimoniano appunto le vicende di Piazza Venezia. Gli affreschi staccati dalle pareti del Palazzo si affiancano così ad arredi e dipinti acquistati direttamente dalla contessa, come le opere di Paolo Gaidano, pittore che di donna Amalia condivideva le origini piemontesi. Gaidano realizzò per la contessa degli affreschi per il santuario del Sacro Cuore a Bussana, vicino Sanremo, di cui verranno presentati in asta alcuni cartoni.

Lotto 38, Paolo Gaidano, Angelo con la Veronica; Angelo con grappolo d’uva; Angelo con la Croce; e Angelo con spighe. Stima € 500 – 1.000

L’asta di Incanti d’Arte si viene così a configurare, grazie alla collezione Canonica, come testimonianza di questa ideale continuità di gusto e amore del bello, di vicende private e Storia, tradizione sabauda e romana.

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