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Fotografia: ICONE ITALIANE

mercoledì 18 giugno 2025, ore 16:00 • Milano

59

Nino Migliori

(1926)

Il Tuffatore, 1951

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Informazioni

Stampa alla gelatina ai sali d'argento, stampata anni 1980
cm 30,3 x 40,2
Titolata, datata e firmata a matita al verso
Opera in cornice

Provenienza

Keith De Lellis Gallery, New York

Bibliografia

Segni: Nino Migliori, Damiani Editore, Bologna, 2004, p. 11
A. Mauro e D. Curti (a cura di), Nino Migliori, La materia dei sogni, Contrasto, Roma, 2012, pp. 64-65
MART.LA FOTOGRAFIA DELLA COLLEZIONE TREVISAN. Con gli occhi, con il cuore, con la testa, Silvana Editoriale, Milano 2012, p. 105
Nino Migliori (Bologna 1926) è un autore dotato di una straordinaria vitalità e di un desiderio di ricerca così’ intenso da averlo portato, fin dal 1948 quando ha iniziato la sua carriera professionale, a lavorare su due linee parallele. Da un lato si è espresso con immagini classiche nello stile della straight photography e dall’altro, avendo frequentato l’ambiente veneziano di Peggy Guggenheim, ha sviluppato una incessante ricerca sui mezzi e i materiali come anche sul rapporto con il concettualismo, l’informale e le avanguardie storiche come dimostra la creazione nel 1982 del gruppo di ispirazione futurista Abrecal. Impossibile qui ricordare tutte le mostre esposte in tutto il mondo, i volumi monografici, l’attività didattica svolta nelle università come scuole d’infanzia e quella di incessante organizzatore culturale. Dal 2016 ha istituito una Fondazione che porta il suo nome.

Le due fotografie che qui presentiamo raccontano con immediata efficacia le due linee espressive che Nino Migliori ha sempre perseguito facendolo, è bene sottolinearlo, in contemporanea. Inserito nella serie “Gente dell’Emilia”, parte con “Gente del Nord” e “Gente del Sud” della trilogia di gusto neorealista realizzata negli anni ’50, Il tuffatore a un certo punto assume un po’ inaspettatamente una sua forte autonomia fino a diventare una delle fotografie più note (e richieste) del fotografo bolognese anche per la sua capacità di coniugare la classicità di un garbato bianco e nero con l’originalità di una ripresa dotata di una audace contemporaneità. Questa splendida Ossidazione – decidiamo di chiamarla con il termine che indica la tecnica usata per realizzarla nonostante come ogni opera astratta orgogliosamente rifiuti un titolo – appartiene all’ampia e variegata serie di ricerche perseguite da Migliori. Si passa da quelle pescate dalla storia come i collage, i fotogrammi, i cliché-verre, le immagini realizzate con il foro stenopeico e i calotipi alle elaborazioni Polaroid. Questo senza dimenticare idrogrammi, pirogrammi, lucigrammi, fotografie realizzate a lume di candela o inserite in candele. Per dimostrare che la fantasia non conosce confini.

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