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Arte Moderna e Contemporanea

giovedì 28 ottobre 2021, ore 16:00 • Roma

141

Giacomo Balla

(Torino 1871 - Roma 1958)

Villa Borghese dal balcone con il Cupolone, 1907 ca.

Diritto di seguito

Stima

€ 13.000 - 20.000

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Informazioni

pastelli colorati, biacca e china su carta
cm 23,8 x 15,3
Firmato in basso a destra e in basso a sinistra: Balla
Iscritto due volte al verso: Balla

Autentica di Elena Gigli su fotografia

Provenienza

Roma, collezione Prof. C. Vivante;
Roma, collezione privata

Esposizione

Roma, Balla a Villa Borghese, Museo Carlo Bilotti, Aranciera di Villa Borghese, 29 novembre – 17 febbraio 2019, ripr. 
"Mi alimento della purezza buonissima della natura" scrive Balla in un taccuino a inizio Novecento. Ed è proprio dentro la natura di Villa Borghese che Giacomo Balla trova e trasporta sul supporto pittorico (carta per i pastelli, olio per le tele) la sua verità, individuandola nella semplicità: "La semplicità (parola che si usa moltissimo ma quasi mai messa a posto) è la base della bellezza la quale è sempre prodotta dalla perfetta verità degli elementi e tutte le opere grandi sono manifestate con mezzi tecnici semplicissimi", Parigi 1900.
Ogni volta Balla ci propone una soluzione diversa al suo problema visivo, anche se il soggetto è sempre la visione di Villa Borghese come succede in questo lavoro dove il pittore raffigura un angolo a lui noto: a sinistra una vasca per l’abbeveraggio delle mucche, in primo piano i soliti alberelli spogli e dietro i pini romani; verso destra gli eucaliptus che fanno quasi da base al Cupolone. Lo stesso taglio prospettico è presente nella grande tela Villa Borghese dal Cupolone, recentemente esposta alla Fondazione Magnani Rocca in provincia di Parma (catalogo Silvana Editore, 2015, riprodotta pag.46). Infinite sono le opere che Balla dedica a Villa Borghese tra il 1904 e il 1910: camminiamo sui prati illuminati dal sole nella tela della Fondazione Cariverona, ci rinfreschiamo davanti la Fontana della Banca d’Italia e veniamo sopraffatti dalla grande Statua accovacciata nel pastello pubblicato su “Novissima”, ammiriamo il Cupolone sullo sfondo della veduta dei campi arati o ammiriamo la giovane moglie Elisa con un bicchiere di rose nel trittico Maggio conservato dalla Corte Costituzionale nel Palazzo della Consulta a Roma….tanto per citare alcuni capolavori.  
Partendo dal presupposto scritto nel Manifesto tecnico della pittura futurista del 1910 – noi proclamiamo che il moto e la luce distruggono la materialità dei corpi – si individua nella luce e nel movimento gli strumenti per dominare la materia pittorica dell’arte di Balla. Già dalle opere di inizio secolo, troviamo in Balla l’interesse per la luce: le vedute di Villa Borghese del 1905 con in fondo il Cupolone e l’eucaliptus, l’ombra che la sua casa-convento fa sul prato al di la della ringhiera, le Torri del Museo Borghese illuminate dalla luna, il volto della fidanzata prima moglie dopo Elisa ..tutto diventa arte – nuova – immutabile …. Scrive Fagiolo nel 1967: “La natura: vengono ora al pettine tutti i nodi della cultura di Balla, teorico in pittura dell’Einfuhlung cioè della volontà di trovare un equivalente figurativo per ogni passione umana.”. 
Questa delicata visione di Villa Borghese realizzata da Balla intorno al 1907 a Roma faceva parte della collezione del giurista italiano, Cesare Vivante al quale gli eredi mi raccontano che il pittore fece anche un ritratto, ancora presente presso di loro. 
Elena Gigli

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