Storie

Texas: l’opera che segna l’inizio di Alberto Burri

La genesi artistica di Burri tra i fili spinati di Hereford, lontano dai miti e dalle narrazioni romanzate

La nascita di un artista ha sempre un che di leggendario: da Giotto che disegna cerchi perfetti mentre sorveglia le pecore al pascolo al precoce e prolifico Pablo Picasso che a 7 anni già firmava il suo primo dipinto. Ci sono poi quelli che artisti lo son sempre stati, al livello più intimo e profondo, ma che hanno preso il pennello in mano tardivamente, da adulti. È il caso di Alberto Burri, uno dei maestri dell’arte italiana ed internazionale del dopoguerra, le cui prime opere vedono la luce alla soglia dei trent’anni.

La leggenda attorno al suo “risveglio” come artista è stata raccontata così tante volte, dai suoi amici scrittori e dagli storici dell’arte, che lo stesso Burri si è trovato a doverne smentire alcuni dei punti più poetici ma in qualche modo lontani dalla realtà. Prima di tutto i fatti: nel 1943 Burri, all’epoca medico dell’esercito italiano, viene catturato in Tunisia dagli Alleati e portato negli Stati Uniti, nel campo per prigionieri di guerra di Hereford, Texas. Nelle restrizioni della prigionia Burri si allontana dalla professione medica e rinasce come pittore. Un ritorno a una vecchia passione, l’arte, che aveva coltivato da adolescente sebbene senza troppo esercizio, ma soprattutto un modo per astrarsi dal presente e dall’andamento della guerra.

“I quadri fatti allora sono per me oggi validi come le mie ultime opere, né più né meno in termini di intensità pittorica. Ricordo che continuavo a cambiare soggetti, a dipingere nuovi quadri e a cambiarli ancora, un’infinità di volte. Questo è stato il mio vero inizio di pittore, e non c’entrano le garze medicali, il sangue e le bruciature della guerra. Tutte storie” (S. Zorzi, Parola di Burri, Torino 1995, p. 15).

Quelle “storie”, che costituiscono la genesi mitologica di un artista che avrebbe rivoluzionato l’arte moderna e contemporanea, sono quindi frutto delle letture critiche delle opere successive, dai Sacchi alle Combustioni, ma a sentire Burri sono in effetti lontane dal suo vissuto.

Lotto 115. Alberto Burri – Combustione, 1968. Stima € 20.000 – 30.000

Un vissuto fatto di giorni sempre uguali in cui la pittura rappresentava l’unica fuga e consolazione, un atto vitale di riappropriazione della propria umanità e personalità. Di quei dipinti ne sono sopravvissuti pochissimi: Burri se li fece spedire in Italia tramite la Croce Rossa, ma li distrusse “quasi tutti salvandone solo quattro o cinque, di cui il primo […] tanto per ricordare quegli inizi e dimostrare che sin dall’inizio la mia era una pittura di qualità”. (S. Zorzi, id., pp. 19-20).

Lotto 92 – Alberto Burri – Texas, 1945. Stima € 600.000 – 800.000

Texas, con quell’orizzonte schiacciato e i colori terragni e infuocati, è dunque una testimonianza biografica tanto dell’uomo quanto dell’artista, che con la maturità consapevole dell’età e dell’esperienza si approccia alla pittura con sicurezza e chiarezza d’intenti. La composizione decisa, fatta di vuoti e di segni verticali che ne scansionano la partitura, sancisce la nascita di Burri artista e al tempo stesso sembra contenere i semi delle future composizioni. Un’opera seminale seppur così diversa da quelle con le quali conquistò i musei di tutto il mondo.

Testo di Marzia Flamini

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