Siamo grati a John T. Spike per aver confermato l'attribuzione a Mattia Preti, dopo aver visionato l'opera dal vivo, e per la sua gentile collaborazione nella compilazione di questa scheda.
Questo imponente dipinto di Mattia Preti, finora inedito, costituisce un’importante riscoperta per l’opera dell’artista. Si distingue per l’originale e profonda interpretazione del tema noto con le parole latine, "Noli me tangere" [Non toccarmi]. Il soggetto è tratto dal Vangelo di San Giovanni (20,13-18), che descrive gli eventi del mattino di Pasqua, quando Maria di Magdala si recò da sola al sepolcro di Gesù. Non trovando il corpo di Cristo, la Maddalena cominciò a piangere, dicendo: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l'hanno posto». In quel momento, si voltò e vide Gesù in piedi, ma non lo riconobbe. Pensò invece che fosse il custode del giardino di quel luogo. Allora Gesù si rivelò a lei pronunciando il suo nome. Immediatamente Maria si voltò per abbracciarlo, ma Gesù le disse: «Non toccarmi, perché non sono ancora salito al Padre; va' dai miei fratelli e diglielo».La vigorosa raffigurazione del miracoloso incontro della Maddalena con il Cristo risorto nel giardino del sepolcro è un eccellente esempio dello stile energico di Preti della metà degli anni Settanta del Seicento. L'artista ha dedicato uno sforzo eccezionale alla creazione di un'immagine visionaria e appassionata di quella storia sacra, evidentemente eseguita per un importante mecenate. La raffigurazione del Cristo risorto da giovane è unica tra le altre opere di Preti su questo soggetto, ma ha un precedente notevole che ne conferma la data. Sempre nei primi anni dello stesso decennio, Preti aveva similmente ritratto San Giovanni Battista come un giovane attraente dallo sguardo penetrante in un celebre dipinto della Museo nazionale delle belle arti di Malta. Dieci anni più tardi, negli anni ’80 del Seicento, Preti e i suoi assistenti dipinsero una versione più grande, semplificata e meno animata di questo Noli me tangere in una serie di quattro scene del Nuovo Testamento, oggi conservate nella Quadreria del Pio Monte della Misericordia a Napoli.
Mattia Preti (Taverna 1613 - 1699 Malta), fu uno dei maggiori protagonisti della pittura italiana del XVII secolo. Nacque nel 1613 a Taverna, un piccolo ma antico paese sulle montagne della Calabria, da una famiglia rispettata. Il giovane Preti ricevette un'eccellente educazione nei classici greci e latini. Prima di compiere vent'anni, l’artista lasciò la sua città natale per recarsi a nord, a Roma, dove raggiunse il fratello maggiore, Gregorio, nel 1632. Sebbene Preti sia spesso associato alla pittura barocca napoletana, dove fu attivo negli anni Cinquanta del Seicento, si formò e ottenne i suoi primi riconoscimenti a Roma come ultimo importante seguace del ribelle Michelangelo Merisi detto il Caravaggio (1571-1610). Preti fu immediatamente attratto dalle composizioni cupe e drammatiche di Caravaggio e anche dai suoi seguaci francesi, come Valentin de Boulogne.Alla fine del decennio, l'irresistibile talento di Preti lo aveva già introdotto nei circoli più alti della società romana. Nel novembre del 1641, papa Urbano VIII Barberini gli offrì il cavalierato dell'Ordine di San Giovanni, che ricevette l'anno successivo. Da allora in poi, fu conosciuto con il suo celebre soprannome, Il Cavalier Calabrese. Preti trasformò il suo stile pittorico a metà degli anni Quaranta del Seicento, in seguito ai viaggi a Venezia per ammirare dal vivo le grandiose composizioni di Tiziano e Paolo Veronese, e a Bologna, dove studiò i Carracci e le opere tarde di Guercino. Questi grandi maestri ispirarono Preti a combinare la luce espressiva di Caravaggio con effetti naturali di atmosfera e spazio, oltre a una suggestiva teatralità.
Al suo ritorno a Roma nel 1646, lo stile maturo di Preti attirò immediatamente il mecenatismo della famiglia di papa Innocenzo X Pamphili e di altri importanti collezionisti. L'anno giubilare del 1650 portò l’artista all'apice della sua carriera romana, quando gli fu assegnata la prestigiosa commissione di eseguire i tre affreschi di Sant'Andrea nell'enorme abside della Basilica di Sant'Andrea della Valle. In risposta a questo incarico, Preti aggiunse un'ultima componente a questo stile maturo, ovvero la monumentalità della pittura barocca romana, così come della scultura, in particolare di Bernini. Non appena questi affreschi furono inaugurati nell'aprile del 1651, il duca di Modena lo incaricò di recarsi a Modena per dipingere la cupola, i quattro pennacchi e l'abside della chiesa di San Biagio. Dipinse gli affreschi tra l'ottobre del 1651 e il marzo del 1652.
Un anno dopo lasciò Roma per lavorare a Napoli. Gli affreschi eseguiti a Roma e Modena tra il 1650 e il 1652 occupano un posto centrale nella carriera di Preti come esempi eccezionali di pittura barocca romana. Le figure possiedono qualità statuarie che si ispirano al principale scultore di Roma, Gianlorenzo Bernini. I bellissimi santi e angeli sembrano dotati di un'energia irrefrenabile che Preti ha usato come metafora della forza della loro spiritualità. Il presente Noli me tangere è un raro e importante esempio di dipinto su tela eseguito a Malta che mostra la stessa forza energica appresa per la prima volta a Roma.