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In asta mercoledì 18 giugno 2025 alle ore 16:00
Informazioni
cm 24,5 x 27,4
Opera unica
Firmata, datata e titolata a penna blu al cartoncino verso
Pino Settanni (Grottaglie, Taranto 1949 - Roma 2010) lascia il lavoro all’Italsider di Taranto per seguire la sua passione per la fotografia a Roma. Lì collabora con diverse testate e frequenta il mondo dell’avanguardia che gravita attorno ad alcune gallerie come quella di Monique Gregory, sua futura moglie. Amplia così la sua visione creando progetti seriali come i ritratti di personalità della cultura e dell’arte e le interpretazioni dei Tarocchi, dei segni zodiacali, dei sette vizi capitali. Riprende i suoi reportage nei Balcani e in Afghanistan commissionatigli dall’ Esercito italiano alla fine degli anni ’90 per creare immagini elaborate digitalmente. Il suo archivio è custodito dall’Istituto Luce.
Ben capace come nei suoi reportage di rappresentare il mondo per come appare, Pino Settanni era stato troppo influenzato dalla conoscenza delle opere d’avanguardia per non crearsi un personale spazio creativo all’interno del quale sublimare la realtà. Talvolta lavora in un modo che potremmo definire più tradizionale come nel riflesso dei particolari architettonici in una pozzanghera elaborati con interventi grafici anche se sono le trasformazioni consentitegli dal digitale ad aprirgli nuovi orizzonti. La “Vedova mendicante” che aveva fotografato a Kabul durante uno dei suoi reportage viene isolata dal suo contesto storico e trasformata in una vertigine di forme e colori dove la lunga veste di un originale burka diventa un serpente che snoda nello spazio i suoi cromatismi.
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