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Fotografia: ICONE ITALIANE

mercoledì 18 Giugno 2025, ore 16:00 • Milano

2

Olivo Barbieri

(1954)

Shangai, 1997

Diritto di seguito

Stima

€ 6.000 - 8.000

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Informazioni

C-print vintage
cm 120 x 180
Edizione 2 di 6
Etichetta titolata, datata, numerata e firmata a pennarello nero al verso
Opera in cornice
Opera accompagnata da Certificato d'autenticità rilasciata dal fotografo

Esposizione

Altro esemplare (Edizione 6/6) in Unicredit art collection
Olivo Barbieri (Carpi, Modena 1954) si avvicina alla fotografia nei primi anni ’70 a Bologna dove frequenta quella straordinaria fucina di talenti che era il DAMS. Affascinato dalle luci artificiali che illuminano la notte dei centri urbani, le usa per i primi lavori con cui si segnala a Luigi Ghirri che nel 1984 lo inserisce, il più giovane fra i partecipanti, al grande progetto “Viaggio in Italia”. Negli anni Novanta viaggia in Oriente e segnatamente in Cina sviluppando un diverso stile: i paesaggi e le architetture sono realizzati con riprese aeree e una messa a fuoco selettiva che ne evidenzia solo alcuni piani. Si afferma a livello internazionale con mostre – dalla Biennale di Venezia alla Triennale di New York – cataloghi e video.

Le immagini qui proposte sono esempi particolarmente significativi dei due modi, succedutosi cronologicamente, con cui il fotografo emiliano ha affrontato il tema del paesaggio urbano. Nella prima indaga il fascino di Roma ma lo fa evitando le più prevedibili visioni: si apposta nella notte alla ricerca di una seducente teatralità perché il primo piano che occupa la parte inferiore e destra dell’immagine fa da quinta per dare profondità alla visione e far meglio esaltare lo svettare della Piramide sullo sfondo di un cielo scuro su cui occhieggia la luna. Nella seconda tutto è cambiato proprio come è successo alla Cina dove alle biciclette degli anni ’60 si sono sostituite le automobili, mentre le strade ormai sfidano la modernità creando percorsi che si innalzano e precipitano come nelle montagne russe. La ripresa dall’elicottero e l’idea di sfumare la definizione verso il lontano orizzonte creano un effetto di miniaturizzazione del paesaggio messa però in discussione dalle generose dimensioni della stampa.  

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