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Dipinti e Disegni Antichi

martedì 25 maggio 2021, ore 15:00 • Roma

186

Giovan Francesco De Rosa, detto Pacecco

(Napoli 1607 - 1656)

Loth e le figlie

Stima

€ 30.000 - 50.000

Lotto venduto

€ 117.360

I prezzi di vendita comprendono i diritti d'asta

Informazioni

olio su tela
cm 128 x 184
entro cornice dorata del secolo XIX, con difetti e mancanze
Ringraziamo il professor Riccardo Lattuada per aver confermato la presente attribuzione, dopo aver visionato l'opera dal vivo.

Il dipinto, inedito, è infatti, opera autografa di Pacecco de Rosa. Un confronto stringente, che porta a confermare questa attribuzione, si trova nel dipinto raffigurante il Bagno di Diana di Pacecco de Rosa, conservato a Napoli, Museo di Capodimonte: la ninfa nuda di profilo a sinistra, drappeggiata con un panno blu oltremare, richiama fortemente, nella posa e nella fisionomia, la figlia di Loth sulla destra; anche la ninfa poco più in alto, volta verso sinistra, presenta lo stesso profilo della figlia a destra.
Inoltre, secondo una convincente ipotesi, suggeritaci dalla dottoressa Roberta Bellucci, che qui ringraziamo, il dipinto, di notevole impatto visivo, potrebbe essere opera di Pacecco in collaborazione con Filippo Vitale, suo patrigno (Napoli 1585 – 1650); infatti la tenda rossa che inquadra le figure, separandole dallo sfondo, è la stessa che appare nella Giuditta, già collezione Maurizio Nobile, Bologna. I due pittori napoletani, legati anche da un vincolo di parentela (Filippo Vitale sposò in seconde nozze la madre di Pacecco) collaborarono spesso, fondendo le loro peculiarità stilistiche e influenzandosi a vicenda: più caravaggesco, naturalistico e drammatico  Vitale; più luminoso, attento ai dettagli preziosi e già aperto al classicismo di matrice emiliana Pacecco. Nel dipinto offerto nel lotto si riconoscono tutte queste caratteristiche, fuse insieme con grande equilibrio compositivo e una gamma cromatica brillante e intensa. L'attenzione per il valore delle superfici e la resa materica dei tessuti e dei materiali preziosi, propria di Pacecco, è qui coniugata con la solida volumetria e la monumentalità dell'impianto riscontrabile in molte opere di Vitale.

Il tema veterotestamentario di Loth e le figlie conobbe una notevole fortuna nelle quadrerie nobiliari del Seicento, soprattutto a Napoli, anche per l'evidente allusione erotica, qui elegantemente suggerita dall'intreccio degli sguardi e dei gesti. Sia Vitale che Pacecco trattarono più volte questo soggetto, declinandolo secondo le loro rispettive sensibilità artistiche: si veda ad esempio il Loth e le figlie di Vitale conservato a Napoli, collezione privata (Filippo Vitale, Novità ed ipotesi per un protagonista della pittura del '600 a Napoli, catalogo della mostra, Galleria Silvano Lodi e Due, Milano 4 aprile - 14 maggio 2008, cat. 8 p. 72.) o quello di Pacecco repertoriato nella fototeca Zeri al n. 51666 (già Milano, mercato antiquario).


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