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In asta Wednesday 25 June 2025 alle ore 15:30
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Note Specialistiche
Chi sia stato Giorgio De Chirico è ovviamente ben noto e risaputo, chi fosse invece Giorgio Zamberlan è meno scontato. Anzi, probabilmente oscuro ai più, anche tra gli addetti ai lavori. Eppure, senza il signor Zamberlan da Treviso anche lo stesso De Chirico non sarebbe stato e diventato quel grande artista a tutti noto. Perché Zamberlan e la sua famiglia hanno accompagnato il grande pittore nel suo percorso artistico e professionale, promuovendo e diffondendo la sua opera per un lungo periodo, con affetto, reciproca stima e direi sentita amicizia. Il ruolo del gallerista, e Zamberlan lo era da sempre, è delicato, prezioso e irrinunciabile, soprattutto in un periodo, pre-internet e pre-social. Zamberlan dal suo atelier veneziano ha accompagnato De Chirico negli anni, ha seguito la sua crescita artistica, la sua affermazione nazionale e internazionale, ed insieme hanno ideato progetti, quale quello delle Anti-Biennali, di una modernità devastante. Altro che semplici provocazioni, ma delle contro-mostre organizzate in ogni minimo particolare, finanche con la pubblicazione di preziosi e rari fogli volanti ricchi di testi programmatici.Esiste un’autobiografia in forma di racconti di Giorgio Zamberlan, la cui lettura davvero entusiasma e avvince (G.Zamberlan, Il mercante in camera, Edizioni My Monkey, 2021). Bisogna guardare con rimpianto agli uomini di quella generazione, passati attraverso eventi bellici devastanti eppure capaci di una voglia di vivere, di sorridere, di impegnarsi nel mondo e per il mondo assolutamente straordinaria. Zamberlan era un uomo sociale, un uomo di relazioni, forse non facile caratterialmente ma di indiscussa leadership. Viveva attorniato da artisti più o meno celebri e da tutti traeva linfa per crescere, umanamente e professionalmente. Gioca a pallone nella sua Treviso con Arturo Martini, frequenta fraternamente gente come Comisso, De Pisis, Morandi, ma poi sceglie i suoi compagni di elezione: e Giorgio de Chirico era uno di questi, forse il primo.Di questa profonda amicizia, ben più di una collaborazione professionale, ne sono testimonianza le 24 tra lettere, articoli, note e biglietti presenti nel lotto, inviati dal pittore al suo amico veneziano nell'arco di quasi 25 anni.
La corrispondenza e i saggi/articoli si concentrano negli anni dell'Anti-Biennale, ed assumono il valore di missive programmatiche, ideologiche, chiarificatrici di un pensiero di rottura a tutti evidente. Si parte dal primo articolo, ad apertura d'album, dal titolo emblematico: Io e la Pittura, tre fitte cartelle dove De Chirico esprime, in quegli anni, la sua visione del mondo pittorico. "Ho sempre considerato la Pittura un'arte difficilissima per conquistare la quale sovente non basta una vita intera, anche lunga, e completamente dedicata allo studio, al lavoro e alla meditazione degli infiniti problemi che la pittura crea ed ha sempre creato finché tra gli uomini vi erano veri artisti e veri amatori e cultori dell'Arte. Tutto questo è finito nella seconda metà del secolo scorso, quando è cominciata la decadenza della pittura con la valorizzazione dei pittori impressionisti francesi da parte dei mercanti di Parigi.(...)" A seguire uno strepitoso biglietto in inchiostro rosso, datato Venezia 2 settembre 1971: "L'arte è il sogno che l'uomo fa da sveglio e che nel sogno del sonno diventa realtà". E come poi non citare una divertente poesia a rime alterne dal titolo Il dolore del collezionista, datata Venezia 3 settembre 1975.
Nel lotto si alternano "comunicazioni di servizio" per il suo fidato gallerista e amico Zamberlan a interventi di grande spessore culturale e ideologico, un piccolo nucleo di documenti che andrebbe studiato, valorizzato e contestualizzato. da parte di chi riconosce il De Chirico uno dei pilastri dell'arte moderna italiana.
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