"Doveva molto ad Alberto Savinio. Ma, se dico la verità, in Savinio qualche volta il pensiero è tirato furoi a fatica: io di fronte a molti quadri di Savinio mi diverto, ma non penso! Di fronte a quelli di Fabrizio, io penso."  Questo il giudizio di Federico Zeri, che dei due era intimo amico, Fabrizio è stato allievo ma anche intimo sodale di Savinio, "amico stendhaliano" come lo definisce Sciascia nella dedica qui presente. Questo breve ma intenso carteggio attesta la profonda stima e reciproca ammirazione tra i due artisti, ma soprattutto tra i due uomini. Nela prima si fa riferimento ad una prefazione alle litografie, che Savinio si offre di fare per l'amico senza compenso ovviamente: "ti prego di non tirarmi più stilettate al cuore, parlandomi di pagamenti." Genitluomini di altri tempi, che anche quando parlano di lavoro lo fanno col garbo e l'eleganza di gentleman. Come quando nel febbraio del 1940 Savinio accetta di collaborare con Domus, su pressione e richiesta di Giò Ponti, come si può leggere nella bella lettera del 29 febbraio. "Preferirei una collaborazione di carattere continuativo, perché voglio diminuire il numero di giornali ai quali collaboro, scegliendo i migliori e limitandomi a questi." E Domus era certamente tra i migliori. Lascia a Ponti il compito di definire i termini dell'offerta commerciale, sicuro che sarà adeguata. Una corrispondenza tutta da studiare, per ricavarne utili informazioni su quel ricco milieu culturale che in quegli anni, tra Roma e Milano, ha reso grande il nostro Paese.