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Fotografia: ICONE ITALIANE

mercoledì 18 Giugno 2025, ore 16:00 • Milano

23

Carla Cerati

(1926)

Morire di classe, Manicomio di Parma, 1969

Diritto di seguito

Stima

€ 1.000 - 1.500

Lotto venduto

€ 1.226

I prezzi di vendita comprendono i diritti d'asta

Informazioni

Stampa vintage alla gelatina ai sali d'argento
cm 24 x 30,5
Timbro del fotografo al verso

Bibliografia

F. Basaglia (a cura di), Morire di classe. La condizione manicomiale fotografata da Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin, Einaudi, Milano, 1969
Carla Cerati (Bergamo 1926 - Milano 2016) trasforma il giovanile estro artistico in passione per la fotografia che la porta a realizzare le prime professionali immagini di teatro e poi, negli anni ’60, a indagare nel mondo giovanile collaborando con testate come L’Illustrazione Italiana e L’Espresso. Documenta poi le avanguardie teatrali (Kantor, Carmelo Bene, il Living Theater) e i protagonisti del mondo culturale per sposare l’impegno sociale che la porta a realizzare importanti reportage e a firmare con Gianni Berengo Gardin il fondamentale volume “Morire di classe”. Si dedica infine a un’attenta riflessione fotografica sul corpo femminile. Altrettanto importante è stata la sua attività di scrittrice.  

Fra queste due immagini si colloca idealmente la complessa vicenda professionale di Carla Cerati. Quando, alla fine degli anni ’60 Franco Basaglia inizia la sua battaglia per la chiusura dei manicomi, vere istituzioni carcerarie che negavano dignità a quanti non venivano curati ma reclusi, un contributo importante alla vittoria della legge che porta il suo nome fu costituito da quel piccolo ma intenso libro pubblicato da Einaudi nel 1969 caratterizzato dal bellissimo titolo Morire di classe che Carla Cerati firma con Gianni Berengo Gardin. Lo scatto ravvicinato sui visi di persone cui nessuno dedicava attenzione indica il desiderio di stabilire un contatto per restituire loro quella dignità ogni giorno calpestata. L’inquadratura che incrocia i soggetti conferisce all’immagine un dinamismo che sembra l’indice di una speranza. Quando, invece, Carla Cerati comincia a interrogarsi sul corpo femminile (il volume Corpo di donna sarà edito da Mazzotta nel 1978) ciò che le interessa è indagare sulle forme, inseguire le linee, cercare di sublimare il tradizionale concetto di femminilità in una ricerca che si fa quasi astratta. Proseguendo nella ricerca arriva, come in questo caso a usare con perizia i contrasti del bianco e nero per giungere a una seducente armonia.

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