L’illustre medico veronese Giovanni Dalla Bona (1712-1786) impegnato nelle importanti tematiche della medicina illuministica, si prodigò nella lotta all’uso incontrollato dei generi voluttuari (caffè, cioccolata, acquavite) intervenendo con una trattazione esaustiva e nel contempo ironica nel dibattito tra favorevoli e contrari. Nella convinzione della necessità di distinguere caso, per caso esamina sia i danni alla salute sia le azioni benefiche esercitate dalla diffusissima bevanda del caffè su vari individui, dopo aver ricordato che anche secondo Galeno la stessa sostanza può causare reazioni diverse. Con una dissertazione più sintetica, passa a esaminare le altre due bevande allora molto in uso e alla moda: la cioccolata e l’acquavite ma, mentre per la prima mette a confronto aspetti positivi e negativi, per la seconda esprime piena condanna ricordando che, se abitualmente si ricorre allo «spirito di vino» per «fermare il sangue traboccante dalle ferite» si spiega il dilagare di processi infiammatori, apoplessie, paralisi in individui che abusano di rosolio.