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Da Fontana e Leoncillo a Cerone: il mercato della ceramica del dopoguerra è in crescita

La vivacità del settore della ceramica e le importanti performance sul mercato di artisti come Leoncillo e Fontana sono sicuramente sintomo di una rinnovata passione verso le arti applicate e dell’idea di artigianalità.

Negli ultimi anni, il mercato dell’arte moderna e contemporanea in Italia ha visto crescere l’interesse verso le ceramiche degli artisti del dopoguerra, come i più conosciuti Lucio Fontana e Leoncillo Leonardi ma anche Giacinto Cerone, Emanuele Luzzati, Marino Marini, Nanni Valentini, Mimmo Paladino e tra i designer Enzo Mari e Gio Ponti. 

“La ceramica, rispetto ad altri materiali utilizzati nell’arte, ha sempre svolto un ruolo ‘pacifico’, per le caratteristiche proprie della sua natura e dei materiali impiegati, in primo luogo, la terra.”*

La vivacità del settore e le interessanti performance degli artisti che si sono dedicati alla lavorazione della ceramica è sicuramente sintomo di una rinnovata passione verso le arti applicate e dell’idea di artigianalità: i ceramisti-artisti contemporanei hanno legato la lavorazione della materia alla sperimentazione, portando questa disciplina a “competere” con la scultura più tradizionale in pietra, marmo o bronzo. La prima generazione di scultori ceramisti si è formata in Italia assimilando gli insegnamenti di Arturo Martini: Lucio Fontana, Leoncillo Leonardi, Fausto Melotti, Enrico Mazzolani e altri che hanno, a loro volta, ispirato moltissimi autori di oggi a formarsi nel campo dell’arte ceramica.

Arturo Martini, Marinella, 1921, terracotta, cm 56×41,5×36. Esemplare unico. Venduta nell’ottobre 2020 per 42.420 €

Il percorso ceramico italiano moderno e contemporaneo parte dalla figura di Arturo Martini, che dedicò quasi la sua totale esistenza alla ceramica come materia espressiva e linguaggio artistico: la sua capacità di plasmarla, trasferendo in essa pulsioni ed emozioni, aprì la strada a diversi altri artisti che si cimentarono con la ceramica nel corso del ‘900.

La figurazione di Martini viene superata dall’informale di Lucio Fontana, che si spinse oltre ai limiti dello spazio: grazie a lui e in un secondo tempo a Leoncillo Leonardi, l’arte ceramica della metà del Novecento abbandona il concetto di forma e si sposta verso la potenza della materia, del gesto e dell’emozione.

In quegli anni la scultura ceramica si afferma al pari di altre tecniche artistiche, diventando un medium di riferimento per la produzione di una generazione di artisti che operavano nel periodo post-bellico, mossi dall’urgenza e dalla necessità di esprimere questioni esistenziali profonde e talvolta drammatiche.

I critici le chiamavano ceramiche. Io le chiamavo sculture. Il mio repertorio di forme si è ampliato fino ad includere motivi botanici e marini ma le forme richiamavano ed evocavano i ritmi che si generavano dentro di me, il vento ad esempio; sensazioni e movimenti tumultuosi che non avevano nulla a che fare con la bellezza”

Lucio Fontana iniziò a dedicarsi alla ceramica dagli anni Trenta, quando trascorse un periodo nello studio di Tullio d’Albisola, poi di Mazzotti (sempre in Liguria) per poi arrivare alle fornaci Sévres di Parigi nel 1937, esperienza che gli consentì di far conoscere le sue ceramiche sul mercato francese.

Trascorse quindi il periodo della guerra in Argentina e, al suo rientro in Italia – dopo essersi fatto promotore dello Spazialismo – avviò la sua seconda fase dedicata alla ceramica, portandola all’estrema manipolazione e al dialogo immersivo con l’ambiente seguendo le coordinate teoriche della poetica spazialista.

In quegli anni si dedica agli Arlecchini, alle Ballerine e ai Pagliacci, fino alle rappresentazioni religiose, rese celebri dai Crocifissi. Da circa un decennio, i prezzi e la richiesta per questi capolavori di Fontana in terracotta sono aumentati esponenzialmente, facendo schizzare alle stelle il fatturato annuale per la scultura ceramica in Italia.

Lucio Fontana, Crocifisso, 1951, terracotta smaltata, lustrata e dipinta: bianco, grigio, rosso e oro, cm 38x25x12. Venduto nell’ottobre 2020 per 207.460 €

Fontana fu quindi promotore della ceramica informale e di quel legame intimo con la materia che divenne poi il centro della produzione di Leoncillo Leonardi, che con la ceramica instaurò un rapporto carnale e viscerale come rappresentazione del proprio essere. “Sono nient’altro che un ceramista” diceva Leoncillo, fiero della materia che amava lavorare, considerata da tanti “povera” come mezzo espressivo.

Leoncillo Leonardi, Coppia di candelieri, 1948/’49. Venduti nel dicembre 2020 per 7.115 €

Impegnato artisticamente e militante antifascista, la sua produzione del dopoguerra risentì della fase neocubista che investì l’Italia: periodo che in seguito definì “anni buttati” aprendo la strada dell’informale italiano nel campo della scultura unendosi all’esperienza artistica di Lucio Fontana. Leoncillo è stato riscoperto sul mercato a distanza di molti anni dalla sua scomparsa e nell’ultimo quinquennio le sue quotazioni appaiono in forte crescita, arrivando oggi a decuplicare i prezzi rispetto al 2016.

“Una scultura non la penso già finita, farla non diventa un’esecuzione. C’è all’inizio soltanto il senso di ciò che dovrà essere, quello che dovrà esprimere. È nell’agitazione della creta che si aggiunge, che cresce nell’aria, nella sua interna dinamica che essa cerca di definirsi, di ritrovarsi”

Leoncillo Leonardi, Cariatide, 1945, ceramica policroma, cm h 84 x 20 x 17. Venduta nel dicembre 2020 per 22.560 €

L’eredità artistica di Fontana e Leoncillo  è stata ripresa da numerosi altri artisti che hanno individuato nella ceramica il loro materiale d’elezione: plasmarla e modellarla consente loro di esprimere stati d’animo e sensazioni, portando l’inconscio al formato visibile.

Giacinto Cerone, Ofelide, 2004. ceramica. cm 280x100x40. Venduta nell’ottobre 2020 per 17.620 €

Pensiamo quindi ad alcuni degli artisti che hanno ottenuto ottimi risultati nelle ultime aste di Finarte del 2020, come Giacinto Cerone, scomparso nel 2004, le cui opere sono definite da gesti rapidi e incisivi che vanno quasi ad aggredire la materia, oppure a Emanuele Luzzati che oltre ad essere ceramista fu pittore, decoratore, illustratore e scenografo, portando nel mondo della scultura un universo magico fatto di personaggi fiabeschi dai colori e forme che esprimono la sua gioia di esistere e di creare.

Emanuele Luzzati, Cavaliere, ceramica smaltata in policromia, cm 48,5 x 38 x 40. Venduto nel dicembre 2020 per 2.820 €

La ceramica del dopoguerra si dimostra quindi un ottimo settore sia per chi pensa di investire in prospettiva, sia per chi vorrebbe invece vendere un’opera o una collezione.

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Asta di Arte Moderna e Contemporanea: 15 aprile 2021
Termine per la consegna delle opere: 19 marzo 2021

*M. Margozzi, N. Caruso, La scultura ceramica contemporanea in Italia, 2015

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